16- non ti resisto

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La settimana passa velocemente, e io non ho più rivisto Daniel. Avrò fatto qualcosa di male?
Non gli interesso più dopo ciò che è successo... come dargli torto: a nessuno importa avere a che fare con una persona complicata come me.

Ah, ma perché mi faccio queste domande??

Puntualmente, ogni volta che mi addormento vedo il suo volto, ma non capisco perché ha sempre gli occhi del colore del sangue... è davvero una cosa strana sapere che quegli occhi, nonostante la ferocia che portano, mi sappiano dare sicurezza in mezzo al caos dei miei incubi.

Sono in giro per i negozi, è venerdì sera e ho fame.
Samuel si era offerto di cucinare qualcosa per me, ma ne ho abbastanza di quella tavola calda...
Passo proprio davanti a quella gelateria, e mi viene in mente quell'uomo che mi allunga il gelato, con quel fare scocciato che mi aveva tanto divertito.

Decido di riprendere un cono con i soliti gusti.
Un po' noiosa come cosa... ma in fondo mi piace così: sapere sempre a cosa si va incontro, scegliendo ogni volta la stessa strada.

Esco fuori gustando il mio gelato e guardandomi intorno. Alla fine, mi siedo su quella panchina che una settimana fa aveva visto noi due.
Non so perché, ma pensare che ci sia un "noi" mi conforta... mi fa sentire meno sola.

- ti piace proprio il gelato, eh?- la sua voce mi fa sobbalzare, e non appena sollevo lo sguardo divento rossa, pensando a ciò che era accaduto una settimana fa.

Mi sono fatta un sacco di domande per quel fatto, ma alla fine credo sia stato uno scherzo della mia immaginazione a farmi credere che stesse per baciarmi su quel letto.

- ehm... già- inizio a guardare le sue scarpe lucide, e poi si siede accanto a me.
- alla fine ti incontro sempre, ragazzina.
- ammettilo che mi segui quando esco- rispondo scherzosamente, ma lui non sembra cogliere la battuta, perché rimane serio.
- in realtà, ragazzina, ogni momento della tua giornata è sotto il mio controllo- okay... è un po' inquietante.

- se lo dici tu...- si avvicina con il viso, e poi mi sorride.
- scherzavo, scema- e io che pensavo facesse sul serio!

Riprendo a mangiare il mio gelato, con il suo sguardo puntato su di me.
- che hai da guardare?
- ti dà fastidio se ti osservo?
- sì, mi metti in soggezione se non so perché mi fissi...
- vuoi davvero sapere cosa guardo?- mi sorride maliziosamente, e io divento subito rossa con le guance calde.

- tienitelo per te- rispondo alla fine, e lui inizia a ridere. Di profilo, mentre sorride, è ancora più perfetto.

- sai, ragazzina, ti ho pensato molto in questi giorni...- non mi guarda, ma fissa la strada davanti a noi- ...ed è un problema. Per te, intendo.

- per me? Tu mi pensi e questo dovrebbe essere un mio problema?- se solo sapessi come ti ho pensato anche io...
- sì, ragazzina. E sai perché?
- no...
- perché ciò a cui penso diventa sempre mio- un colpo al cuore. Non può averlo detto davvero...

Punta gli occhi su di me, il viso inespressivo pronto a cogliere qualsiasi mia reazione.
In realtà, rimango senza parole.

- i-in che senso?
- nel senso che hai capito, ragazzina- quest'uomo... è un enigma continuo.

- e... ora a cosa pensi?
- alla tua bocca- mi risponde senza battere ciglio, e quasi non mi va la saliva di traverso.
Sparisce per una settimana ed ecco come si ripresenta! Sembra un depravato!

- pensala pure, tanto non la avrai- in risposta, mi fissa le labbra probabilmente sporche di gelato, per poi tornare agli occhi.

- sicura?
- non puoi pensare di poter sparire e poi riapparire cosi!
- sono sparito per sistemare delle cose in sospeso.
-un divorzio, un matrimonio da portare a termine?
- che fantasia!- sorride divertito, ma poi torna ad essere serio.

- cose più importanti. E poi, sono solo da anni ormai.
- non è un mio problema.
- quanto sei acida! Su quel letto però non mi facevi resistenza!
- ma allora l'hai fatto davvero!- rispondo con gli occhi sgranati verso di lui.
- e no, per finta, ragazzina!
- e mi spieghi perché sei sparito? E poi come te ne sei andato in due secondi contati??
- eri mezza addormentata, dovevo approfittarmi di te?? E poi eri confusa dopo quella crisi, non ti sei accorta di niente- sbuffo infastidita, guardando la strada in silenzio.

- perché sei ancora qua?
- perché la panchina non è tua, e ci sto seduto quanto mi pare!
- vattene!
- oh, ma piantala, ragazzina! Ogni cosa di te mi urla di rimanere qua, anzi, di avvicinarmi!
- tutta immaginazione! Me ne vado io allora!- faccio per alzarmi, ma mi prende dolcemente la mano nella sua, forte e fresca. Perché mi fai venire i brividi?

- senti, ragazzina, rimani qua. Anzi, andiamo a farci un giro così ti spiego delle cose- i suoi occhi scuri mi scrutano aspettando una mia risposta.

- è quasi l'una...
- ti riporterò a casa tra mezz'ora, promesso- si alza anche lui, guardandomi dall'alto.
Un metro e novanta contro il mio 1,60.
Alla fine annuisco titubante, guardando le sue scarpe.

Per quanto tu mi faccia innervosire, non riesco a resisterti.

- andiamo allora.

𝓣𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓓𝓲 𝓣𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora