26- tutto di te

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Vorrei sparire dalla faccia della terra.
Mi sento immersa in una bolla d'acqua da cui non c'è uscita; provo ad urlare, ma tutto ciò che riesco a riprodurre sono dei patetici lamenti soffocati.
È un incubo in cui non ho alcun potere.
Oramai la mia mente è annullata, non ho più le forze per affrontare nulla: sento che il mio corpo sta lentamente cedendo, minuto dopo minuto.

Avverto un bruciore sulla mia pelle, ma non riesco ad aprire le palpebre, non ne sono capace.
Qualcosa di freddo sfiora dolcemente la mia guancia bollente, come se fossi una fragile e indifesa rosa da custodire e tenere al sicuro dalle minacce esterne.

Peccato che una rosa abbia le spine per natura, perché è stata concepita proprio così: allo stesso modo io ho quelle minacce radicate troppo a fondo nella mia anima, impossibili da eliminare.
E per quanto una rosa possa pungere, i suoi petali rimarranno sempre fragili.

- El, sono qua...- la voce, così dolce e armoniosa, riesce a soffocare in qualche modo il mio dolore al petto, come se finalmente riuscissi a prendere aria dopo anni passati in apnea.

Sento le sue braccia così forti che mi sollevano dal materasso sotto di me, con una delicatezza che è tutto il contrario dell'aggressività di qualche ora fa con cui mi ha baciata.
- guardami...- mi accarezza il viso, avverto sulla mia pelle umida il gelo della sua mano, e lentamente riapro gli occhi incatenandoli nei suoi.

Sono così belli.
Mi intrappolano senza scrupolo, sono così rassicuranti e forti che mi tolgono e mi ridanno fiato allo stesso tempo.
Sono lucidi, e in essi rivedo le mie stesse lacrime come in uno specchio.
Sta piangendo. Con me.

- perdonami, El- sollevo una mano e con le dita raccolgo quella piccola goccia d'acqua salata che stava scendendo lungo la sua guancia perfettamente bianca.
Non voglio che la sua pelle si rovini così.

Lentamente inizia a ondeggiare tenendo il braccio sotto la mia nuca, e la mano fredda si posa di nuovo sulla mia guancia. Mi rendo conto che mi sta cullando, e io mi sto facendo cullare senza dire una parola, beandomi della sensazione di leggerezza che mi stanno donando il suo profumo e il suo sguardo dolce.

Poi, noto qualcosa di rosso scuro che cola dalle sue labbra violacee e sottili. Accorgendosi del mio sguardo su quel sangue, si pulisce velocemente la bocca passandoci il dorso della mano. Il rosso denso si distribuisce alla perfezione sia sulla pelle bianca, sia sulle labbra del vampiro.

- dov'eri?
- non importa...- cerco di risollevarmi, nonostante sia senza forze per l'ennesimo attacco di panico che ho avuto. Il dolore alla schiena non è certo di aiuto.
Rimango in braccio a lui, avvicinandomi lentamente col viso al suo. Osservo di nuovo quelle labbra che ora sono del tutto rosse, chiedendomi di chi sia quel sangue.
Con un braccio attorno al suo collo, torno a guardarlo negli occhi ponendogli silenziosamente la mia domanda.

Sospira portando il braccio, che prima mi reggeva la nuca, dietro la mia schiena ancora dolorante. Ho la sensazione che mi porterò questo dolore ancora per un po'.
Il mio povero cuore affaticato si calma poco a poco nel silenzio, la mia anima si zittisce alla visione del vampiro davanti a me che ha pianto come se si fosse preso una parte del mio dolore.

- non è di nessuno, El, solo di qualche cerbiatto e un paio di lepri.
- perché l'hai fatto?
- non ha importanza, piccola rosa. Ora devi riposare- fa per scostarsi e mettermi di nuovo seduta sul letto, ma il mio cuore mi ordina di fermarlo, il mio corpo è come ipnotizzato dalla sua presenza e non vuole altro che rimanergli accanto.

Si ferma a fissarmi con i miei stessi occhi lucidi.
- rimani con me, ti prego- non voglio rimanere di nuovo sola. Non voglio. Ho paura di essere di nuovo inghiottita dai miei tormenti, dal puro male che risiede dentro di me.

𝓣𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓓𝓲 𝓣𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora