24- il bacio della gelosia

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Nella mia vita ho sperimentato ogni sfumatura della paura, del panico: ginocchia che cedono, il cuore che minaccia di saltare fuori dal petto, la mente annebbiata che non permette di pensare ad altro se non sopravvivere a qualcosa di veramente brutto.

Ma in questi giorni mi sto rendendo conto che tutto ciò che ho vissuto era solo una piccola parte di quello che dovrò passare ancora.
A cominciare da questo ragazzo che non ha nulla di umano dentro di sé, e che proprio adesso mi sta guardando come se volesse dissanguarmi da un momento all'altro.

Se non ci fosse il lavandino dietro di me, a quest'ora sarei finita col sedere a terra. Le mie mani tremanti stringono il tessuto bagnato che fascia il mio corpo, mentre il mio sguardo impaurito è puntato sul suo, rabbioso e istintivo, accompagnato da un respiro pesante.

Nel guardarlo, mi viene in mente proprio un toro inferocito pronto a schiantarsi contro una mantella rossa. Contro di me.

Che gli ho fatto?

Mi sento terribilmente vulnerabile, completamente alla sua portata: sono immobile, e tutto ciò che riescono a fare i miei muscoli è tremare come una foglia.

Socchiudo le labbra con l'intenzione di dire qualcosa, ma prima ancora che emetta un suono mi pianta davanti al viso un cellulare.
Le sue dita pallide stringono il mio telefono.
La confusione si fa strada in mezzo allo stupore.

La luce dello schermo acceso mi illumina lievemente il viso, mentre cerco di capire cosa ci sia scritto data l'eccessiva vicinanza delle lettere.

- con chi parli?- la sua voce è totalmente mutata. Ora dal tono trapela rabbia, gelosia e molto, molto di più: emozioni primordiali, brutali e totalmente accecanti.
Sembra che la bestia dentro di sé sia uscita fuori e si stia riversando proprio su di me per qualcosa che non ho nemmeno fatto...

Fisso i suoi occhi rossi che ora non mi sorprendono più, se non per la potenza e la brutalità che trasmettono.
Porto di nuovo lo sguardo sullo schermo, cercando di capirci qualcosa, quando finalmente leggo a chiare lettere Gerard.
E Dio, il solo leggere di nuovo quel nome mi fa piombare in un fosso di angoscia.

- È...- cerco di parlare, ma mi interrompe all'istante, aggrottando le sopracciglia nere che spiccano sulla pelle bianca. Il viso è contratto dalla rabbia, mentre mi lancia fulmini rossi solo con gli occhi e io... beh, io posso soltanto prenderli.
- con. Chi. Parli?- alza il tono della voce, come se non fosse già stato abbastanza il tono della domanda precedente.

Mi sento rimproverata per qualcosa di cui non ho colpe!

So che se provassi a spiccicare parola, lui mi interromperebbe subito senza farmi parlare. Perciò, con il solo scopo di salvarmi le chiappe, ignoro il suo sguardo letale e rosso prendendo un bel respiro.

- è mio fratello!- butto fuori, abbassando il petto.
Il suo sguardo sorpreso prende a lanciare un'occhiata furtiva al cellulare, prima di puntare di nuovo su di me, questa volta mutando nel colore delle tenebre. La pelle del suo viso di porcellana si distende, improvvisamente rilassato.

È ridicolo come si è comportato!

Sfilo il telefonino dalle sue grinfie, rileggendo quel nome che appare innocuo, ma che in realtà mi dà continui pugni al petto col solo scopo di farmi male.

Ora, però, l'angoscia si fa da parte e prende il posto il nervosismo, una volta che comincio a pensare lucidamente.

Ha preso il mio telefono.
Ha acceso lo schermo.
Si è arrabbiato per qualcosa che non lo riguarda.
Io non lo riguardo, o si?

𝓣𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓓𝓲 𝓣𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora