11- al sangue

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Durante il tragitto, non oso proferire parola al fianco dell'uomo.
I suoi passi sull'asfalto sono decisi, contro i miei ancora titubanti.
Alla nostra sinistra il mare sbatte contro il muretto sul quale ero seduta fino a dieci minuti fa. Le barchette ondeggiano a ritmo, cullate dall'acqua.
In giro ci sono alcune coppie, e qualche gruppetto di amici che puntualmente si volta a guardare Daniel al suo passaggio.

Ha le mani nelle tasche, e non degna nessuno di uno sguardo. Mi chiedo perché sia venuto a parlare proprio con me, addirittura invitandomi a cena.
Se crede che allargherò le gambe stanotte, si sbaglia di grosso.

Cambia traiettoria in direzione di un ristorante che dall'esterno sembra proprio di alto livello.
Ma chi è questo tizio?

Numerose lucine ornano l'entrata del locale, insieme a dei tavolini neri eleganti posti all'esterno, coperti da due gazebo che sono illuminati a dovere.
C'è poca gente a mangiare fuori, mentre dalle vetrine sembra che sia pieno l'interno.

Esito mentre lo osservo dirigersi verso l'entrata, passando tra i due gazebo.
Mi sento davvero fuori posto.
Perché sei venuto da me, Daniel?

Si volta e mi guarda in segno di incoraggiamento, così, per non farlo aspettare, mi affretto a raggiungerlo al suo fianco.
- non ti preoccupare, El- che bella voce. Odio i nomignoli, ma El detto da Daniel è come musica armoniosa.

- buonasera, preferite interno o esterno?- si avvicina il cameriere con fare gentile.
- interno, al centro della sala- risponde Daniel senza battere ciglio.

È andato a pescare proprio il centro della sala, mi tocca camminare davanti a tutti. Mannaggia a lui.
Ma chi me l'ha fatto fare? Perché non se n'è andato quando l'ho cacciato?

Si voltano tutti mentre ci dirigiamo verso il tavolo nero. Con l'illuminazione del posto, posso finalmente vedere bene l'uomo davanti a me, e aggiungermi alla fila di gente che lo osserva.

Si dirige verso una sedia e la sposta osservandomi.
Oh... che gentile.
Sul momento di sedermi, sento il suo respiro proprio dietro di me che mi provoca brividi all'istante, dalla testa ai piedi.

- ti guardano tutti, e fanno bene- mi sussurra con la sua voce roca, e non posso fare altro che mordermi il labbro inferiore con le guance che improvvisamente diventano calde.

Posso mettere la mano sul fuoco che invece stanno guardando te, Daniel.

Quando si siede anche lui di fronte a me, posso finalmente ammirarlo.
La pelle pallida e liscia, senza alcuna ruga d'espressione, occhi tenebrosi e tirati, naso dritto, labbra rosee con l'arco di cupido, mascella squadrata. I capelli neri come la notte sono pettinati con cura e tirati indietro, con un singolo ciuffo che gli cade sulla fronte.

Tutti i suoi gesti, tutte le sue occhiate, gli atteggiamenti, l'aspetto... tutto indica nobiltà, forza, potenza e dominanza.

Deglutisco non appena incontro i suoi occhi scuri, dopodiché mi affretto a distogliere lo sguardo afferrando il menù ricamato con cura.

- prendi tutto ciò che vuoi, El- gli rivolgo un'occhiata al di sopra del grande menù, senza rispondere.
Ritorno sulle pietanze riportate, sgranando gli occhi.

Come fa una frittata a costare 250 dollari?? Tra gli ingredienti ci sono 6 uova, 280g di caviale, aragosta ed erba cipollina... potevano metterci anche un lingotto d'oro, già che c'erano...

Il piatto che costa di meno, per dire, è una semplice bistecca di manzo accompagnata da insalata composta da pomodorini, rucola e scaglie di parmigiano.

- credo... che prenderò una bistecca di manzo- andrà bene?
- perfetto- chiama subito il cameriere, che scatta verso di noi.

- due bistecche di manzo, una cottura media e l'altra al sangue- mi osserva pronunciando l'ultima parola, deglutisco in risposta, senza alcun motivo.

Quando il cameriere se ne va, mi riempio il prezioso bicchiere d'acqua, avvertendo la gola secca.
Lo porto alle labbra e bevo lentamente guardandolo. Fissa le mie labbra come se le volesse mangiare...
Distolgo lo sguardo e mi guardo intorno, con un calore tra le gambe che ruba lo spazio all'imbarazzo.

- dovevi uscire con qualcuno, El?- l'acqua mi va quasi di traverso.
- no... cioè si... ma...
- si o no?- perché ho la sensazione che sappia già la risposta?
- no, sono uscita per farmi un giro- decido di mentire, il che non è gradito dall'uomo davanti a me, che risponde con un "mh" non proprio convinto.

- quanti anni hai?
- diciotto. Tu?- gli chiedo prima che mi possa fare un'altra domanda.
- venticinque- risponde distogliendo lo sguardo per un impercettibile secondo.
- non sembrava.
- no? E che sembrava?- risponde divertito.
- sembravi più grande.
- mi dai del vecchio?- un angolo della bocca, di quella splendida bocca, si solleva mentre sgrana gli occhi neri.

È bello pure così.

- sì- decido di stuzzicarlo, sorridendo a mia volta.
- tu invece sembravi più piccola.
- saresti uscito con una minorenne?- lo stuzzico ancora, sul punto di cominciare a ridere. Sembra sorpreso, ma d'un tratto torna all'attacco.
- mia cara, le ragazzine non mi interessano. Specialmente quelle insolenti come te- mi fa un occhiolino, al quale rispondo subito.

- insolenti?
- sì, insolenti.
- e perché sarei insolente?
- perché nessuna ragazzina risponderebbe così a uno come me.
- uno come te?- continuo divertita.

- ti ricordo che sei qui perché ti ci ho portato io. Potrei andarmene all'istante e lasciarti sola a pulire i piatti perché non hai soldi per il conto, e si vede- mi sto innervosendo ora! Ma chi si crede di essere? Solo perché ha due spiccioli in più di me!

- e io ti ricordo che non ti ho chiesto nulla, e poi non mi farei problemi a lavare dei piatti, a differenza tua!
- per fortuna sono un uomo educato e galante, a differenza tua. Perciò dopo questa serata potrai tornare a frequentare i ragazzini del tuo livello- mi liquida con tutta calma.

- tanto non ti avrei ricercato dopo stasera!- continuo innervosita. Ne ho abbastanza di maschi come lui!
E pensare che all'inizio mi sembrava anche gentile!

A spezzare la tensione, finalmente, è l'arrivo del cameriere con i due piatti in mano.

𝓣𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓓𝓲 𝓣𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora