Capitolo ventiquattresimo

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Quell'estate si presentò come una delle migliori degli ultimi anni; le giornate splendide predominavano su quelle brutte, che comunque non erano mai troppo fredde e cupe, e il tempo trascorreva armonioso e sereno. Vi era molta gioia nell'aria, e per questo tutto sembrava apparire ancora più bello di quello che già era. Vincent, di canto suo, non tardò di mantenere la promessa di ricongiungersi con suo nonno: partì per Londra un pomeriggio dei primi di luglio con l'iniziale intenzione di fermarsi solo pochi giorni ma successivamente, tramite lettera, avvisò Sophie che la sua permanenza si sarebbe protratta per un periodo più lungo, in quanto avesse il dovere di trascorrere gli ultimi giorni di vita del parente al suo capezzale. A quel punto la ragazza provò ad insistere per poterlo raggiungere e affiancare; inoltre, poter tornare a Londra, sarebbe potuta essere una buona occasione per lei per poter rivedere suo padre, dopo quasi cinque anni di lontananza.

Desiderava molto potersi ricongiungere con lui, e questa volta l'avrebbe potuto fare pure con la splendida notizia che si sarebbe sposata, cosa che lo avrebbe senz'altro riempito di gioia. In quegli ultimi anni, non avendo mai smesso di pensarlo, gli inviò sempre alcune lettere e cartoline, in particolare sotto le feste o nel giorno del suo compleanno; anche se il padre non sapeva leggere era speranzosa che qualcuno lo avrebbe potuto fare per lui al posto suo, e in caso ciò non fosse avvenuto avrebbe potuto riconoscere i suoi scritti dai disegni che vi allegava, e sapere così che era viva e in salute. Nonostante tutto ciò non ricevette indietro mai nessuna risposta e questo le causava un certo timore.

Vincent declinò comunque la sua proposta di poterlo raggiungere, indicandole di doversi occupare della gestione della casa in sua assenza. Così Sophie si ritrovò ancora bloccata in quella campagna, lontana dal padre e dagli affari del suo futuro sposo.

Con il sole che batteva ardente sulla sua chioma corvina, tirata un po' indietro con un semplice nastro che la lasciava cadere morbidamente sulle proprie spalle, la giovane Sophie si fece strada tra i campi profumati con a fianco Peter. Fortunatamente quel pomeriggio tirava un po' di vento e passeggiare risultava molto piacevole e salutare.

«Sei proprio sicura di volerlo sposare, Sophie? Non credi che te ne pentirai?» domandò il ragazzo dopo un certo silenzio, con tono amaro; ancora non aveva del tutto accettato l'idea del suo matrimonio con un uomo enigmatico come il signor Vincent. Sophie voltò il capo nella sua direzione per sorridergli e confortarlo, almeno per quanto fosse possibile.

«Sì, ne sono sicura.»

Peter mise una specie di broncio, «Riesci davvero a fidarti di lui, dunque?» insisté.

«Questo no, purtroppo. Non del tutto almeno.» rispose la ragazza continuando il suo cammino, ma già guardandosi attorno per cercare un posto ombreggiato per fare una prima sosta, «Ma sono sicura che i suoi sentimenti siano veri e onesti; l'ho capito da più cose, e quando le sue labbra si sono appoggiate sulle mie ne ho avuta conferma.»

«Non è stata la prima volta che ti ha baciata, quel farabutto!» sbottò lui.

«Questo è vero, ma le due cose non hanno nulla a che vedere l'una con l'altra» affermò la ragazza cambiando traiettoria e dirigendosi vicino a due grossi alberi, «Quella volta credo lo abbia fatto solamente per tenermi a bada e distrarmi, e forse anche per studiarmi.» aggiunse mettendosi seduta con le gambe allungate sull'erba, e lasciandosi andare ad un sospiro di stanchezza.

«Credo che ti avesse solo turbata, più che altro.» borbottò Peter sedendosi vicino a lei, con le sue movenze rozze.

«Sì, ma in parte era anche riuscito nei suoi piani. In ogni modo se quella volta era freddo e meccanico questa volta era amabile e genuino, come solo un uomo innamorato può essere; non vi era nulla di premeditato e organizzato, né tanto meno l'idea di farmi del male, era un gesto istintivo dato dalla sua sola romantica esaltazione. So per certo che mi ama e che io amo lui, e che quindi tutto ora dovrebbe essere semplice e bello, ma» fece buttandosi con anche la testa sul prato, rendendo il tono più amareggiato pur mantenendo il proprio sorriso sornione, «Mi è ancora sconosciuta la natura di quella misteriosa clausola e temo possa distruggere la nostra quiete da un momento all'altro. Chissà di cosa si tratta...»

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