Capitolo ventottesimo

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«Papà!» esclamò la ragazza saltandogli al collo. L'uomo era invecchiato parecchio in quegli ultimi anni, come se fosse passato tre volte tanto quel tempo, ed era deperito e grinzoso, ma Sophie lo riconobbe subito. Lui la strinse a sua volta con gli occhi che si riempirono di commosse e allegre lacrime, incredulo di trovarsela davanti ormai donna.

«Sei davvero la mia Sophie? Così grande?» domandò osservandola meglio e stringendo gli occhi per metterla a fuoco; in quegli anni aveva perso di molto la vista divenendo praticamente cieco da un occhio.

«Sì! Sono io! Sono tornata come ti avevo promesso!» affermò la ragazza con gioia, anche se il suo entusiasmo venne subito smorzato da un colpo di tosse così forte di lui che gli bloccò il respiro per qualche istante. Il viso della ragazza si corrucciò, e si gettò subito a sorreggerlo vedendolo che si stava stortando sulle ginocchia pronunciate e scheletriche. Si accorse subito che il padre non era in buone condizioni di salute.

«Portalo dentro, Sophie» fece Peter mettendole una mano sulla spalla, «Io vado a comprare qualcosa da mangiare di caldo e torno da voi, credo di aver abbastanza memoria della strada fatta.»

Sophie annuì, «Grazie, Petie.»

Peter li lasciò cercando punti di riferimento qua e là per non perdersi, e Sophie entrò in casa per far accomodare a letto il padre. Quella stanza era rimasta umida e fredda come l'aveva lasciata; vi erano mura fatiscenti, nessuna tappezzeria e una scarna mobilia spaventosamente grezza e rovinata. Non era molto diverso dal vivere in una buia cantina eppure, per quanto fosse orribile, per Sophie quell'insieme rappresentava anche dei buoni ricordi.

«Mi dispiace, figliola, non volevo ti dovessi occupare di nuovo di me.» affermò l'uomo dandole una carezza sul viso, «Sei diventata bella, sembri una vera signora. L'uomo coi capelli rossi che era con te è il signor Vincent?»

«Non è un problema per me occuparmi di te. Ti cercherò un buon medico e vedrai che ti riprenderai» rispose sorridendo, pur vedendo le condizioni pietose e davvero poco incoraggianti dell'uomo. «No, lui è un amico. Ed è il più buono che potessi trovare.»

Il padre la fissò rincuorato dalla sua presenza, «E il signor Vincent, allora? Non l'ho mai ringraziato per quello che ha fatto per te.»

Nel sentir continuamente nominare Vincent le si riaprì la ferita nel cuore, ma la ammutolì per non dare altri pensieri al padre moribondo. Gli sorrise ancora ed iniziò ad accarezzargli la chioma sporca con delicatezza.

«Il signor Vincent si è sposato, spero starà bene. Gli auguro tutto il meglio.» rispose. Il padre la fissò con l'unico occhio buono che gli rimaneva.

«Lo amavi, Sophie?»

La ragazza si azzittì un momento a quella domanda; nonostante tutto quel tempo trascorso l'uno lontano dall'altra, il padre ancora riusciva a comprenderla come un libro aperto.

«Gli ho voluto molto bene, anche se non sempre è stato corretto con me, e continuerò a volergliene finché il mio cuore avrà dei battiti e i miei polmoni avranno fiato», fece malinconica, «E non mancherò mai di pregare per lui, affinché il buon Dio non lo abbandoni.»

Il padre le strinse la mano con fierezza e conforto, felice di ritrovare ancora in quella donna la sua buona bambina. «Figlia mia, raccontami tutto di come hai trascorso questi anni. Parlami in modo lento e descrivimi ogni dettaglio come quando eri bambina e mi narravi le storie che sentivi in giro; voglio riuscire ad immaginarmi ogni cosa come se fossi stato lì con te.»

Sophie sorrise dolcemente, «Certo, papà.» rispose, dopodiché iniziò a raccontargli del suo viaggio per raggiungere Chalfont St. Giles, partendo dai colori e dagli odori, fino alla descrizione di tutte le persone che abitavano quella casa che aveva amato da subito. Gli descrisse i lati migliori di Vincent ma non dimenticò di dirgli anche i suoi difetti, e gli disse di come aveva conosciuto Peter e come le era sempre stato accanto in tutti quegli anni. Non mentì su nulla e, cercando comunque di non soffermarsi troppo sulle parti più dolorose, lo rese partecipe di tutto ciò che riuscì a narrargli in quella prima volta, lasciando il resto per un racconto successivo, in quanto fosse il tutto più lungo di quanto si aspettasse.

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