Capitolo venticinquesimo

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L'estate giunse al termine con una giornata di particolare maltempo. Nonostante fossero solo le prime ore del pomeriggio, il cielo era già buio e nulla si poteva scorgere dalla finestra: vi erano una fitta e grigia nebbia e un'incessante e forte pioggia che scoraggiavano ogni movimento fuori da quelle mura domestiche. Malgrado ciò, Vincent era uscito da più di due ore per delle commissioni.

Sophie invece rimase a casa ad attenderlo. Restò per una buona mezz'ora a leggere un libro di favole seduta accanto al camino acceso e che, di tanto in tanto, si doveva curare di alimentare. Il freddo aveva travolto quella campagna in breve tempo, e la temperatura era finita per dimezzarsi ad ogni settimana, facendo rimanere il sole ardente dei mesi precedenti solo come un bel ricordo.

Mentre le orecchie della ragazza ormai si erano abituate al frastuono del battere della pioggia contro ai vetri, venne spaventata da un rumore ancora più forte dato da un tremendo tuono. Sophie si mise una mano sul petto e fece un sospiro; si voltò verso la finestra che mostrava il temporale e, sentendosi abbastanza inquieta, decise di concludere lì la sua lettura pomeridiana. Chiuse il libro e lo ritirò in uno dei tanti scaffali della biblioteca, dopodiché scese al piano terreno per recarsi in cucina e prepararsi un tè. Non volle disturbare nemmeno Constance che sapeva si stesse occupando di dei lavori all'ultimo piano.

Mise l'acqua a scaldare e iniziò a guardare sulle mensole alla ricerca di qualcosa di dolce da potervi mangiare insieme. Mentre muoveva la mano di fronte a sé per prendere alcuni biscotti, il proprio sguardo cadde su un anello, impreziosito da pietre preziose, che teneva sull'anulare sinistro. Sophie si fermò e sorrise fissando più a lungo quel dono prezioso: le era stato dato la settimana precedente da Vincent per simboleggiare il loro fidanzamento, e più lo guardava e più la cosa le sembrava reale; mancavano ancora l'autunno e tutto l'inverno, dopodiché avrebbero coronato il loro sogno d'amore. Lo tolse un momento per ammirarlo meglio e lo fece girare tra le proprie dita ma, presa da un nuovo spavento dovuto ad un altro e inaspettato tuono più forte del precedente, sussultando lo fece cadere a terra fino a vicino alla finestra. Pregò che non si fosse rovinato. Si avvicinò ad essa per raccoglierlo e in quel momento vide casualmente una donna che, con movenze quasi disperate, stava picchiando contro alla porta d'ingresso dove, a causa della tempesta, non era stata sentita da nessuno.

Sophie raccolse frettolosamente l'anello e lo mise in tasca, dopodiché preoccupata corse subito ad aprire a quella povera sconosciuta travolta dalla pioggia e dal maltempo. Non fece quasi in tempo a spalancare la porta d'ingresso che quella fanciulla dalla longilinea figura già si era infilata in casa tremante, bagnata da testa a piedi.

«Volevate forse farmi morire di freddo!? Che modi orribili sono questi! È inaccettabile!» fece la donna chiaramente irata, mentre mostrandole le spalle si tolse il cappello grondante d'acqua, dopodiché aggiunse ancora tra sé e sé con indignazione: «Non ho certo la corporatura robusta di un contadino abituato alle intemperie, potevo davvero morirne! Qualcuno dovrà prendere la responsabilità di quest'accaduto.»

Sophie la seguì con lo sguardo, «Non era certo nostra intenzione lasciarvi là fuori, solo non aspettavamo alcuna visita. Mi dispiace molto.»

La donna si voltò verso di lei con un'espressione corrucciata e severa, come se il suo orgoglio fosse stato ferito a morte; in quel momento Sophie la osservò con maggiore curiosità: da sotto al cappello aveva liberato quella che, prima di essere rovinata dalla pioggia, doveva essere un'accurata acconciatura di morbidi boccoli biondissimi; il suo viso era minuto, le sue labbra carnose e rosse come rose, la pelle candida e liscia, il naso piccolo e dritto, e i suoi occhi chiari e arrotondati, graziosissimi nonostante l'espressione adirata. Mai aveva visto donna più bella ed elegante di quella, appariva come un angelo nel suo abito bianco con pizzi; e poteva somigliare a Vincent come una sorella.

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