Capitolo quattordicesimo

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La strada che divideva il laghetto dalla dimora dei Jenkins non fu affatto facile da affrontare, ma Peter ci impiegò tutte le sue energie. Sophie non era difficile da trasportare, nonostante ora mangiasse in modo adeguato il suo corpo era rimasto esile e magro; ciò che rendeva davvero difficile il tragitto era la neve abbastanza alta e ancora fresca sul suolo e soprattutto le condizioni del ragazzino: il freddo gli era entrato nelle ossa ed i vestiti bagnati erano come incollati al suo corpo mantenendolo in una cappa di gelo; Peter sentiva il respiro irregolare ed il cuore accelerare i battiti, mentre le sue gambe tremavano senza sosta e le sentiva spesso cedere, tanto che rischiò più volte di cadere, ma si dovette far forza perché sapeva che se fosse caduto, e si fosse fermato, non sarebbe più riuscito a rialzarsi.

Senza mai fermare il passo provò a regolarizzare il respiro, inspirando e espirando lentamente ed in modo profondo; osservò il viso dell'amica i cui capelli corvini si erano attaccati al volto pallido, colorato solo dalle labbra e dal contorno occhi entrambi di una sfumatura violacea; Sophie sembrava morta, non muoveva nemmeno un muscolo e pareva aver smesso di respirare.

«Resisti, Sophie...» mormorò Peter balbettando e poi mordendosi le labbra, preoccupato per lei. Non ricevette alcuna risposta da parte dell'amica che rimase immobile tra le sue braccia, con la testa inclinata e appoggiata al suo piccolo petto coperto da una sola camicia scura e fradicia.

Il ragazzino continuò il cammino fino a giungere alla porta di casa Jenkins; lì gli cedettero infine le gambe e cadde sulle ginocchia, posò Sophie sul suolo e allungando la mano bussò con le ultime forze che aveva in corpo. Dopo alcuni istanti la porta venne aperta da una cameriera che si guardò attorno nel silenzio totale, dopodiché abbassando lo sguardo notò i due bambini di cui riconobbe subito la piccola Sophie. Da quel momento in poi accaddero una serie di azioni rapide che Peter affrontò in modo confuso lasciandosi trasportare in tutto dal personale dei signori Jenkins. Gli abiti dei bambini vennero subito tolti e sostituiti da altri asciutti; Sophie non aprì mai gli occhi, il suo corpo inanime fu mosso come quello di una bambola ed infine messo a riposo nel letto, in una stanza che venne subito scaldata da molta legna nel camino; ad occuparsi di lei fu direttamente il signor Ernest che dimostrò subito una gran preoccupazione per le condizioni incerte di quel piccolo corpo congelato. Peter insistette per rimanere con l'amica, rimase seduto su una poltrona vicino al camino, con una spessa coperta marrone che lo copriva interamente ed una tazza di tè tiepido tra le mani; le sue condizioni erano migliori rispetto a quelle di Sophie, restando sveglio aveva potuto combattere con più energia lo stress termico. Rimase in silenzio a sorseggiare lentamente la bevanda, coi suoi grandi occhi chiari fissi sul letto in cui giaceva Sophie; rimuginò sull'accaduto, non sapeva come decifrare le azioni di lei, era confuso, e quando gli chiesero cosa fosse accaduto non riuscì a dare una risposta chiara.

Vincent in quel momento si trovava nella biblioteca di casa immerso nella lettura. C'era silenzio attorno a lui, rotto solamente da un leggero e quasi impercettibile ticchettio dato dalle lancette dell'orologio. Voltò una pagina dopo l'altra finché non udì rumore di passi che andavano avanti e indietro nel corridoio seguito dal vociferare di Clelia e Lucy; si chiese cosa stesse accadendo per far sì che le serve fossero così in fremito. Curioso chiuse il libro e si avviò nello stesso posto dove si stavano dirigendo le due donne.

«Signor Vincent! Vostro nonno è occupato con una visita.» sbottò rapida Clelia non appena lo vide dietro sé, intento ad entrare nella stanza in cui si trovava Ernest. Vincent osservò la donna che aveva un'espressione preoccupata sul viso rotondo e dai tratti grossolani.

«Mio nonno non visita privatamente da parecchi anni», rispose, «Dunque, vi è qualcosa che mi nascondete, che non mi volete mostrare al di là della porta?»

La serva scosse il capo e Vincent le diede un'ultima occhiata, dall'alto in basso senza una particolare espressione. «Aspettate!» esclamò ancora la donna mentre lui mise una mano sulla maniglia ed entrò nella stanza senza ascoltarla. Vincent si fece avanti e vide chinato di schiena suo nonno che si prendeva cura di qualcuno a letto. Ad osservare quell'immagine gli venne in mente quando da bambino vedeva sua madre stare a letto, anche per alcuni giorni, seguita proprio nelle cure dal nonno che cercava di tenerlo distante da lei; tale ricordo nel riaffiorare gli fece sentire una fitta dolorosa al petto che riuscì comunque a soffocare rapidamente.

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