Capitolo trentatreesimo

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Sophie, attirata dal rumore dell'aprirsi della porta, voltò il capo verso Peter, e fece un profondo respiro per cercare di ricomporsi dal proprio turbamento e dai pensieri; doveva mantenersi forte e lucida, e compiere la missione che il cuore le richiedeva. La ragazza si alzò in piedi e andò a stringere in un forte abbraccio appassionato il compagno, mentre la vecchia governante rimase a fissarli in silenzio, accigliata.

«Mi dispiace, Petie» mormorò Sophie, appoggiandogli il viso nel petto, «Non posso più restare. Devo tornare da lui.»

«Cosa stai dicendo?» domandò a sua volta Peter, voltando poi lo sguardo sull'anziana signora che li scrutava, riconoscendone infine la governante di casa Jenkins.

«Ti chiedo scusa per averti fatto aspettare così a lungo la mia risposta», fece Sophie tirando fuori dalla tasca l'anello che le aveva dato anni prima, e che aveva sempre tenuto con sé senza mai indossarlo, «Non posso diventare tua moglie, Petie.» aggiunse mettendogli il gioiello nella mano, e chiudendogliela su di esso a pugno.

«Sophie...» mormorò Peter, aggrottando la fronte; senza però un'espressione di rabbia, perché il dolore nel viso della sua amata gli impediva di esserlo.

«Amo Vincent», ribadì con decisione, «E non potrò mai essere felice senza rivederlo, almeno un'ultima volta. Il solo pensiero che lui soffra fa soffrire in egual misura me; se lo lasciassi morire solo, forse morirebbe anche il mio cuore giorno dopo giorno insieme a lui.»

«Dopo tutto questo tempo ancora lo ami così tanto?» sospirò lui, fissandola.

Sophie annuì, «Ho solo fatto tacere il mio cuore per molto tempo; ma non sono mai riuscita a placare davvero un amore così grande. Mi dispiace. Se lo avessi saputo felice, forse sarei riuscita ad accettare di stargli lontana. Ma lui ora ha bisogno di me, ed io sono pronta a tutto - chiederò la forza a Dio- per aiutarlo; come lui aveva salvato la vita a me dodici anni fa, io voglio essere di supporto a lui. E non è questione di equità, bensì di un inevitabile bisogno che mi conduce a lui. Spero tu possa capirmi e perdonarmi.»

Peter le prese una mano che le sentiva tremare leggermente, mentre gli occhi di lei erano lucidi e carichi di passione. Comprese che non era un sentimento che poteva fermare né ammutolire in alcun modo.

«Sei sicura di ciò che vuoi fare?» le domandò ancora. Sophie annuì. Peter allora sospirò con rassegnazione, e aggiunse dopo un attimo di silenzio: «Prendi ciò che ti serve. Ti accompagno a cercare un mezzo per poterlo raggiungere.»

Sophie sorrise, dopodiché si avvicinò a Constance e le disse: «Non mi sono sposata, non ci sono mai riuscita. È vero che il cognome Smith non è il mio, appartiene al mio buon amico, ma l'ho utilizzato per firmare i miei scritti per non farmi riconoscere; non volevo che il mio nome arrivasse al signor Vincent e tormentarlo col mio ricordo», poi le diede due baci sulle guance, e aggiunse: «Vi ringrazio tanto per avermi trovata oggi, e per avermi raccontato del signor Vincent. Gli porterò anche i vostri saluti, carissima Constance. Addio!»

Nonostante fosse già buio, Sophie e Peter uscirono subito alla ricerca di una diligenza che l'avesse potuta portare a Chalfont St. Giles. L'amico la rassicurò come meglio riuscì prima che partisse, e le sottolineò che per qualsiasi bisogno lui sarebbe sempre rimasto a sua disposizione e suo luogo di ritorno; ma questa volta non la seguì nel viaggio e partì sola.

Il tragitto durò un paio d'ore e, dopo aver pagato la commissione al cocchiere, si fece lasciare all'ingresso di quelle ampie campagne, dove vi era collocato il cartello che portava il nome del villaggio. Era l'alba, ed il sole aveva da poco iniziato a sorgere su quelle terre che odoravano di erba fresca, verdissima e bagnata di rugiada; mentre l'aria era ancora lievemente fredda. Vi era un tranquillo silenzio, rotto solo da un leggero cinguettio degli uccellini già svegli, che cantavano la primavera. Un brivido di emozione le solcò il corpo quando mise un primo piede ad appoggiarsi su quel terreno umido: si sentì pervadere dalla nostalgia e dalla consapevolezza che lì, ormai, ad ogni passo sarebbe stata più vicina a rivedere il volto di colui che amava, ma il cui ricordo aveva dovuto cercare di cancellare dalla propria testa per sette lunghi anni.

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