Capitolo 1 - Arrivo a Disneyland Paris

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Ciao a tutti! Eccomi qua col primo capitolo della mia storia! La narrazione sarà in prima persona dal punto di vista di Ines, così che possiate immergervi il più possibile nella vicenda per come me la sono immaginata <3 Spero vi piaccia e mi raccomando LASCIATE UNA STELLINA E UN COMMENTO, vipregoviprego <3 a voi non costa niente ma è di grande importanza per me! Un bacione e buona lettura!

Dedico il capitolo a Unsaidfrisbee che è la mia prima follower! Grazie mille <3

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Ho perso il conto di tutte le volte che ho immaginato questo momento. 
E, adesso che è arrivato, posso dire che non è nemmeno lontanamente simile a come lo era stato nelle mie fantasie. In positivo, s'intende. Nelle immagini che si trovano su internet, nei post di Instagram di fortunati influencer o semplici compagni di classe, si vede sempre l'ingresso principale: quel grande hotel rosa sotto le cui arcate si trova la biglietteria; oppure, direttamente, il castello della Bella Addormentata che troneggia nel centro del parco.

Nessuno parla mai della magia che si respira tanto, molto prima di arrivare lì. Disneyland non è solo il parco giochi: è tutto ciò che lo circonda. Cambiano le strade, quando si arriva nei pressi degli alberghi che lo circondano; sono lisce, pulite, con le aiuole curate. Una città ideale, che, in effetti, si trova solo nel mondo dei sogni. Le macchine viaggiano piano, c'è pazienza e rispetto. Siamo tutti lì per sognare, l'atmosfera è felice e nessuno ha voglia di litigare. 
Immagino che sia proprio per questo che mio padre ha deciso di farmi sapere solo all'ultimo momento che, in questa vacanza che ha deciso di regalarmi per i miei 20 anni, ci sarebbero stati anche Florence e suo figlio Thomas. In effetti il suo piano ha funzionato: il malumore che mi ha accompagnato durante il viaggio, per la sgradita sorpresa, scompare all'istante, quando l'auto attraversa i cancelli del lussuoso hotel Sequoia Lodge. Nemmeno gli schiamazzi di Thomas riescono a farmi tornare di cattivo umore, neanche li sento, mentre i miei occhi si perdono sugli enormi alberi che circondano il parcheggio e tutto il fabbricato. 
Tanto sono felice che penso perfino che forse dovrei cominciare ad accettare Florence: in fondo lei e papà stanno insieme da tanto, ormai, e anche la mamma ha un nuovo compagno. Ecco, lo sapevo: maledetto papà, mi ha comprato. 

Ad accoglierci alla reception, mentre papà e Florence fanno il check-in, arriva Pippo, che si mette in un angolo a fare le foto con gli ospiti.
"Ines!" mi chiama Thomas, con cui sono rimasta sui divanetti insieme alle valigie ad aspettare che i nostri genitori abbiano finito. "Ines, voglio fare la foto con Pippo!"
"Vai" rispondo; un po' male, lo ammetto.
Lui tituba, guarda il pupazzo poi guarda di nuovo me. "Dai, vieni con me!"
"Thomas, hai 7 anni ormai! Sei grande abbastanza, vai da solo, ti guardo da qui. Non posso lasciare le valigie".
"E chi mi fa la fotografia?" argomenta, come colto da una folgorazione.
Mica ha tutti i torti. Devo usare l'esperienza di tutti i nostri 13 anni di differenza per trovare una ribattuta convincente in tempo record. "C'è il fotografo dell'albergo, vedi? Poi la prendiamo da lui", gli rispondo. Che poi non è del tutto una bugia; certo se qualcun altro la facesse con il cellulare l'avremmo gratis, ma se sua madre non ha voglia di sborsare 20 euro per una foto con Pippo non sono affari miei. 
Ma lui non demorde, e mi stupisce col suo problem solving: "Io voglio la foto sul telefono!" 
Da quando i bambini si sono fatti così furbi? Si vede che non ho a che fare con i mocciosi da tanto tempo.
"Quando torna tua madre ci andiamo", tento di liquidarlo, mentre già faccio qualche foto da lontano al simpatico pupazzo.
"No, no, andiamo! Preso, o se ne andrà!"
Sbuffo innervosita. "No, non se ne va subito"
"Ma è già circondato da tanti bambini! Ce lo perderemo!" insiste lui. Comincia pure a tirarmi la manica della felpa, al che mi alzo di scatto stizzita. Cerco mio padre con lo sguardo, che fortunatamente si gira proprio in quel momento, e gli faccio cenno di raggiungerci; lui lascia Florence alle prese con la receptionist e viene da noi.
"Che succede?"
"Thomas vuole fare la foto con Pippo e non riesce ad aspettare" sintetizzo, "ma non potevo lasciare le valigie incustodite. Ce lo porti tu?"
"Ah, guardo io i bagagli" interviene però mio padre, "Va' tu con lui"
"Io?! Perché devo andarci io??"
"Andiamo, andiamo!" comincia a smaniare il piccolo goblin, prendendomi per la maglia e trascinandomi via.
"Papà!!!" lo chiamo invano, mentre lui sorride e mi saluta con la mano in modo canzonatorio. 

Mi ritrovo in mezzo alla bolgia di bambini che gridano e saltellano in attesa della loro fotografia. Tengo Thomas in fila, mentre lui mi ha preso la mano e la stringe sempre più. Cos'è tutta questa confidenza? Dev'essere talmente emozionato da essersi dimenticato che non sono sua madre. Eppure, quando è il suo turno, mi smentisce; si gira con un grande sorriso e mi fa: "Tocca a noi, Ines!"
"Sì, tocca a te. Vai"
Pippo già lo aspetta a braccia aperte e lo incoraggia a raggiungerlo, mentre la signorina dello staff che lo affianca sottolinea il concetto con un "Vieni tesoro, vieni a salutare Pippo!" accompagnato da un felice sorriso a 32 denti. So che quel sorriso è scritto nel suo contratto e, probabilmente, non pagato abbastanza, ma le sono grata per il sogno di gioia che mi sta regalando.
"Vai, Thomas, coraggio!"
"Vieni con me?" se ne esce improvvisamente lui.
"Cos-?" mi coglie alla sprovvista. "Perché?"
"Mi vergogno da solo"
"Come ti vergogni? Tutti gli altri bambini fanno la foto da soli!"
"Dai, vieni con me!"
Tiro fuori il telefono dalla tasca e glielo mostro. "Thomas, non posso. Se vengo con te poi chi ti fa la foto?"
"Prendiamo quella del fotografo"
Maledizione. Fregata da un piccolo nano fifone, con le mie stesse parole per giunta. Comincio a sentirmi in imbarazzo: la gente dietro di noi scalpita, il fotografo comincia a essere spazientito, anche Pippo è perplesso. 
"Facciamoci la foto insieme, Ines, dai!" insiste Thomas. 
Io non so più come fare e, nel guardarmi intorno, incrocio lo sguardo con quello della mamma dietro di noi. "Vi faccio io la foto, se vuoi" mi dice con gentilezza, allungando la mano per prendere il mio telefono. Non so se è più irritata dall'attesa o compassionevole per una situazione che, a vedere i tre bambini che la circondano, ha già vissuto diverse volte; ma, presa dalla disperazione, accetto la sua offerta e le porgo il cellulare. "Grazie mille" riesco solo a dirle, per poi incamminarmi verso Pippo portando Thomas con me. 
Lui mi sta attaccato al braccio per tutto il tempo, ma alla fine, intermediando, riesco a farlo sciogliere e salutare il pupazzone. Mi metto inginocchiata nel tentativo di essere meno visibile nello scatto ma lui, per tenere le distanze da quel personaggio che ancora un po' lo intimorisce, mi abbraccia. Ci scattano un po' di foto e riusciamo finalmente a lasciare il posto anche agli altri.
Ringrazio infinitamente la signora che ci ha aiutato, riprendo il telefono e controllo: gli scatti ci sono e sono anche piuttosto carini. Voglio dire, non solo fatti bene. Cavoli, sto sorridendo; con Thomas abbarbicato al mio collo, sto sorridendo. 
"Mi fai vedere le foto?" inizia a piagnucolare lui; senza pensarci troppo, gli allungo il telefono e lo lascio nelle sue mani, mentre raggiungiamo papà. Florence è già lì con lui.

"Avete fatto? Possiamo portare le valigie in stanza così andiamo al parco?" chiedo senza troppi preamboli. Che cosa siamo partiti all'alba a fare, se poi perdiamo tempo e non sfruttiamo tutta la giornata?
"Mamà! Adrien! Guardate!" squittisce Thomas, saltandomi davanti e porgendo il telefono ai due adulti. "Ho la foto con Pippo!"
"Oh, che bella che è!" esclama felice Florence. "Puoi passarmela, Ines?"
"Sì, dopo te la passo" la liquido in fretta. Non gliela darò mai prima di averci messo qualche filtro che mi tolga le occhiaie, tanto poi lo so che lei la fa girare tra tutti i parenti e la mette pure su Instagram e Facebook. "Adesso possiamo andare?"
Afferro il mio trolley, riprendo il telefono dalle mani di Thomas e faccio per incamminarmi; anche gli altri mi imitano e, mentre ci avviamo per il corridoio, Florence mi affianca. 
"Grazie per aver accompagnato Thomas"
"Figurati"
Non mi esce altro dalla bocca. Dall'istinto mi aspettavo un 'Del resto non ho avuto scelta', se non detto almeno pensato; invece, per qualche motivo, nessun cinismo ha accompagnato quell'unica parola di risposta. Anzi, sento solo le labbra che si incurvano in un sorriso.

Maledetta Disneyland e la tua magia, cos'è tutta questa positività che non provavo da tempo? Beh, se questo è l'inizio, chissà cos'altro può aspettarmi nei prossimi giorni.

Quel magico viaggio a Disneyland  || Kylian Mbappé ||Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ