Cali

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Tornare al campus è stato piú semplice di quanto pensassi.
Avevo il cuore pesante e l'ansia di dovermi raccontare o di dovere in qualche modo delle spiegazioni, invece sono rimasta sorpresa dalla serenitá e dalla discrezione con il quale i mei ex compagni di corso hanno accolto il mio ritorno.
Nessuna domanda imbarazzante e nessun "che fine hai fatto" incalzante, ma a questo, ci scommetto, deve averci pensato Whit.

Da quando ci siamo viste per la prima volta dopo un anno lontane, Whitney non mi ha mollata un secondo.
Ridere di nuovo con lei, andare a lezione, parlare con Josh mi ha fatto sentire normale.
È una sensazione che bramavo da tempo e che voglio custodire dentro di me per il tempo che mi resta.

Scaccio velocemente il solito pensiero prepotente, che mi ricorda inesorabile la realtá della mia vita.
Non sará mai normale niente, per te Cali.

<<Oh, ma mi stai ascoltando?>>
Whitney mi rifila una gomitata.
Mi volto a guardarla. I capelli rossi lisci come spaghetti, gli occhi azzurri e le lentiggini che le colorano le guance.
Se qualcuno dovesse disegnare la mia perfetta antitesi, questa sarebbe With.
<<Si ti ascolto, ma questo non cambia le cose.>>
Cammino svogliata sul vialetto dell' universitá verso l'uscita.
La mia migliore amica continua a blaterare parole a caso su quanto sia pericoloso starmene da sola in periferia per tentare di convincermi a tornare al campus.

Dopo l'episodio della coppia, fortunatamente nelle scorse settimane, non ci sono stati altri casi di richieste d'aiuto notturne.
Ho pensato per giorni a dove poter rintracciare quella ragazza, agli occhi verdi di lui e al post it con su scritto "Grazie -I" che mi ha lasciato appeso alla porta.
Ho pensato al sangue e all'adrenalina, ho anche sperato di ritrovare i loro sguardi in mezzo ai flussi di gente impazzita che transitano in quel magazzino.
Di loro però non c'è traccia
Spero che almeno siano ancora vivi.

La casa è piccola è vero, ma ho davvero bisogno del mio spazio vitale. Ho necessità di sentirmi debole, ma di sentirmi anche bene e questo purtroppo sotto l'occhio attento di Whitney non sarebbe possibile.

<<Cali, ma che per caso devi dirmi qualcosa?>>
<<Eh?>> Interrompo il defluire dei miei pensieri mentre Whitney fa un cenno verso destra.
In fondo al vialetto, a pochi metri da noi, c' è un ragazzo che ci sta fissando.

Il mio cuore manca un battito all'istante quando noto la massa di inchiostro che gli fuoriesce dalle maniche della giacca di pelle e dal collo della maglietta.
Porca miseria.

Il tipo dell'aggressione è proprio davanti ai miei occhi.
Con la faccia pulita, i lineamenti delicati e la bocca carnosa, che fanno a pugni col resto del corpo completamente disegnato.
Non ha un centimetro di pelle libera sulle mani, sul collo o sull'avambraccio.
Il volto candido spicca in mezzo a tutto quel colore disordinato.
Gli occhi verdissimi mi trafiggono la pelle, intensi, li sento risalirmi sulle gambe fasciate dai jeans.
Non è fastidioso, il suo sguardo invece, mi fa sentire bella solo per un secondo.
<<Ma chi è quel figo atomico che ti sta fissando?>>
<<Il mio vicino di casa.>> Mento immediatamente. Non ho raccontato a Whit dell'altra notte, avrebbe dato di matto e si sarebbe trasferita nel mio appartamento nell'immediato.
<<Ah ecco perche non vuoi trasferirti qui Cali!>> Strilla.
<<Ti prego Whitney ha una ragazza. >>
<<E allora perchè ti sta mangiando con gli occhi?>>
<<Aspettami qui.>> Le ordino.

Cammino verso di lui con i libri stretti tra le mani. Improvvisamente, quando la distanza tra noi diminuisce inizio ad avvampare.
Cazzo se è bello.

<<Ciao.>> Dice.
I denti perfetti fanno capolino dalle labbra carnose e morbide.
Il volto sembra completamente guarito a parte un graffio sul sopracciglio sinistro.
Mi pento immediatamente di averlo fatto, ma non appena siamo abbastanza vicini gli sfioro l'unica ferita rimasta.
Ritraggo le dita di scatto e a lui sfugge un sorriso divertito.
<<Sono felice di vedere che stai bene.>> Sussurro.
<<Sono venuto per ringraziarti. Isac.>> Allunga la mano tatuata verso di me.
La stringo intimidita mentre il contatto con la sua pelle mi fa ribollire il sangue.
Ma che diavolo mi prende .
<<Cali.>>
Isac mi coglie di sorpresa quando mi afferra delicatamente il polso e si avvicina pericolosamente alla mia bocca. 
<<Tu non hai visto niente, noi non ci rivedremo mai piú. Mia sorella ha sbagliato a bussare alla tua porta, non si ripeterá.>>
Deglutisco cosi forte che quasi mi strozzo.
Il suo respiro mi solletica il mento, e quando si stacca da me sento lo stomaco cadermi sotto i piedi.

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