Cali

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Una moto nera rallenta accanto a me.
Sento il cuore in gola, accelero il passo senza voltarmi a guardare.
Respira Cali, non sei lontana dalla farmacia puoi sempre tornare indietro.

<<Guarda che non ti mangio mica.>> 
La voce roca di Isac mi accarezza la pelle.

Mi blocco all'istante e lo guardo negli occhi verdissimi che spuntano dalla fessura del casco.
<<Posso esserti utile? Com'è che ti  chiami? Adam?>>  Lo incalzo.
Lui ride, una risata spontanea, di gola, che mi lascia una scia di brividi lungo la schiena.
<<Avanti sali, Arizona.>>

Strabuzzo gli occhi.
Sta scherzando?

<<Grazie dell'offerta, ma preferisco camminare.>>
Si sfila il casco con una lentezza disarmante, libera il volto bello da mozzare il fiato e me lo porge.
<<Non era una domanda.>> Tuona.
<<Isac grazie davvero ma non è necessario e poi..sono terrorizzata dalle moto.>> Farfuglio.

La sensazione di viaggiare a tutta velocita su una strada deserta senza la protezione di un abitacolo, mi innervosisce abbastanza.

Mio padre aveva una moto, una di quelle sportive, color verde mela. L'ha venduta dopo quello che è successo alla nostra famiglia, voleva a tutti i costi farmi salire prima di darla via cosí che mi passasse la paura, ma non ci è mai riuscito.

<<D'accordo.>>
Isac accosta, scende dalla Honda e  con il casco stretto in mano prende a camminarmi di fianco.

Restiamo in silenzio per metà dei due chilometri che ci dividono dal mio appartamento.

Ogni tanto sento le sue dita sfiorarmi la mano, il suo profumo è paradisiaco e devo stare attenta a non inciampare ogni volta che lo sento accarezzarmi con lo sguardo.

Quest'uomo mi fa un effetto che non credevo possibile.
Non ho avuto molte esperienze con gli uomini ad essere onesta, ma non mi sono mai sentita cosi attratta da qualcuno.
Cosí visceralmente intontita davanti alla sua sola presenza.
Non ci conosciamo nemmeno eppure sento Isac molto piú vicino di chiunque altro.

La paura e il dolore che si porta dentro è molto simile al mio.
La rassegnazione ad una vita da schifo, senza speranza, in un modo o in un altro ti segna profondamente.

<<Perche qui?>> All'improvviso la sua voce squarcia il silenzio circostante.
<<Perche posso stare sola, essere libera. >>
Sorride amareggiato.
<<Libertà non è un aggettivo che accosterei a questo posto, a questo quartiere. >>
<<Cosa ti è successo quella notte Isac?>> La mia voce è un timido sussurro.

Ho paura di fare la domanda sbagliata, ma sono cosí incuriosita da lui che mi prenderei a schiaffi.

<<Quello che ti ho detto quel giorno al campus. Non è mai successo e non sono affari tuoi, non preoccuparti perchè non accadrá piú.>>
Non insisto e continuo a camminare tornando a farmi inghiottire dal silenzio.

Dieci minuti piú tardi siamo sotto casa mia. Armeggio con le chiavi avendo cura di nascondere bene il sacchetto con le pillole in fondo alla borsa.

<<Quanti anni hai?>>
Riconosco la mia voce formulare la domanda che era nella mia testa due secondi fa.
Stupida. Stupida. Stupida.
Mi pento immediatamente del mio goffo tentativo di conversazione, quando chiaramente Isac ha altri interessi.
Tipo la bionda mozzafiato della farmacia.

<<Trentadue. Tu quanti anni
hai?>>
Si avvicina piano e mi sfiora la guancia con le dita colorate.
Quando i suoi mille tatuaggi toccano la mia pelle sento il corpo andarmi a fuoco.

<<Ventuno.>>

Deglutisco cosi forte che quasi mi fa male.

Trattengo il respiro mentre quest'uomo criptico e affascinante continua a tracciare linee immaginarie sulle mie guance infiammate.

<<Ventuno eh.. sei una ragazzina.>> 

Bisbiglia ad un centimetro dalla mia bocca.
I nostri corpi sono cosí vicini che non ci passerebbe un foglio di carta.

Per un momento dimentico chi sono, dimentico il posto sofferente in cui ci troviamo, il dolore, l'angoscia di una vita fragile come vetro.

Mi dimentico di essere quella California.
La ragazza timida e repressa, che non esce alla luce del sole per paura di scottarsi.

Per una volta sono una donna anch'io, con dei desideri e delle pulsioni che questo pressochè sconosciuto mi accende cosí violentemente.

Non è giusto per Josh, non è giusto per me per un milione di motivi, eppure non posso fare altro che godermi il momento.

Non posso fare altro che sentire il suo petto abbassarsi allo stesso ritmo del mio, sentire il suo respiro affannato attraversarmi la pelle.

Isac mi spinge contro il muro, puntella le mani ai lati della mia testa senza mai prendere distanza.
Sento il cuore martellarmi nelle orecchie, mentre si china di nuovo a sfiorarmi le labbra.

<<Buonanotte Arizona.>>

Mi scocca un bacio sulla fronte e se ne va, lasciandomi a sbollire nell'aria fresca della notte.

La vita di un attimo. PRESTO IN LIBRERIA E ON LINE!Where stories live. Discover now