CALI

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Qualcosa si muove sotto di me, impercettibilmente e lentamente.

Un profumo che riconosco all’istante, intenso e profondo mi giunge al naso facendomi spalancare gli occhi.

Sono completamente sdraiata sopra ad Isac che mi sfiora il sedere con la mano tatuata.

Lui dorme placidamente sul pavimento del mio bagno, come se non avesse cinquanta chili stesi sopra di lui.

Maledizione.

All’improvviso ricordo tutto.
La crisi, Jace, Isac che si presenta a sorpresa davanti alla mia porta.

Deve avermi visto in condizioni pietose, ma spero davvero che non abbia curiosato tra i medicinali.

Il suo cuore batte sotto il mio orecchio. I muscoli tesi delle braccia e la mascella rilassata mi regalano uno spettacolo di cui non riesco a fare a meno.

Quest’uomo è di una bellezza disarmante, non credo di aver mai incontrato nella mia vita qualcuno di talmente tanto esteticamente perfetto.

Perché sei qui Isac? Perché sei venuto ad aspettarmi..

Sento i battiti accelerale, devo  alzarmi da questa statua che sonnecchia sotto di me prima che mi venga un attacco di panico.

Mi sfilo lentamente dal suo abbraccio, ma quando faccio per sollevarmi, Isac mi tiene stretta a se impedendomi di muovermi. Una mano sul mio fondoschiena e l’altra che mi scivola intorno alle spalle.

Il suo gesto sfrontato mi accende qualcosa dentro, che si tramuta in un incendio pulsante in pochi secondi.

Posa le labbra sulla mia fronte senza mai staccarmi le mani dal sedere. Mi inarco verso di lui, premendo il bacino contro il suo e quando lo sento pronto sotto di me mi sfugge un gemito incontrollato.

<<Mm, Arizona questo è davvero pericoloso.>>

<<Allora fammi alzare.>> La voce mi esce piú bassa e roca di quanto avrei voluto.

Gli occhi di Isac si fondono nei miei, mi scivolano dentro e si prendono l’ultimo briciolo di equilibrio rimasto.

Voglio toccarlo e baciarlo da morire, ma ogni volta che l’immagine prende forma nel mio cervello, lui mi riporta alla realtà.

Niente sesso, niente relazioni, niente complicazioni. La tua vita è.. un caos totale, non comprometterti ancora l’esistenza Cali.

Lo sento premere su di me sotto la stoffa tesa dei jeans, le mani bollenti scivolano lentamente sulla mia schiena, sui fianchi, sul sedere, ancora e ancora.

Sto per cedere, sto per abbandonarmi al tocco di un estraneo maledettamente sexy, che mi ha vista vomitare e collassare eppure è ancora qui.

Per una volta mi godo la sensazione di sentirmi di nuovo una donna e non una piuma di vetro.

<<Cali.>> Ruggisce Isac, la voce potente e frustrata.

<<Isac.>>

<<Avremo un problema enorme se non..>>

<<Shh.. >> La mia audacia mi sconvolge, ma non riesco a fermarmi.

Con la mano disegno piccole linee immaginarie sotto la sua camicia. La pelle rabbrividisce al mio tocco, mi sembra di sentire sotto le dita il sottile rilievo dei suoi mille tatuaggi. L’addome scolpito teso e infiammato di desiderio.

Lo sento crescere in entrambi, mentre un pensiero sporco, sbagliato e completamente irresponsabile ci scivola nella mente.

<<Posso toccarti?>> La mia voce è un sibilo incerto.

Isac non dice una parola. Resta immobile e mi lascia fare.

Sono circa tre anni che non sto con qualcuno.
Da quando la mia vita ha preso questa piega assurda ho seguito il flusso degli eventi, i quali di certo non erano quelli nei programmi di una normale diciannovenne, per cui la mia attività sessuale è passata in centesimo piano.
Fino a questo momento, comunque, non ne avevo nemmeno sentito piú di tanto la mancanza.

I miei pensieri riguardo il legarsi a qualcuno, data la situazione mi hanno sempre frenata e nessuno aveva mai attirato così tanto la mia attenzione.

Isac, tuttavia, mi scuote le viscere come mai prima mi era capitato.

Continuo a far scivolare le unghie al limite con il bottone dei suoi jeans. Lentamente poi, lo sfilo dall’asola, liberando Isac che inizia ad ansimare velocemente.

Risalgo per slacciare gli altri bottoni, quelli della camicia.
Ho bisogno di guardarlo e di percorrere le linee marcate dei suoi disegni con gli occhi.

La luce al neon sfarfalla ed il suo ronzio insieme ad i nostri respiri è l’unico suono che riempie la stanza.

Quando gli addominali gli saltano fuori dal cotone bianco, un mare di disegni intrecciati prendono forma su di lui.

Una fenice, decine parole, un albero nero dai rami ricurvi, un volto sfumato, quasi astratto. Nomi, frasi, numeri, simboli.

Una distesa di inchiostro lo ricopre, come un tappeto cucito sullo stomaco.

Divoro con le dita ogni centimetro di questo capolavoro, ammirandone il singolo dettaglio.

La parte piú audace di me prende il sopravvento quando con la punta della lingua rimarco i margini dei suoi disegni.

Isac sussulta mi infila una mano tra i capelli e li tira appena, mentre io proseguo senza sosta verso l’elastico dei boxer.

Il campanello squarcia la notte ed il silenzio intimo del nostro momento.

Isac trasale ed io balzo in piedi colta da un’improvvisa ventata di vergogna.

Corro alla porta lasciandomi dietro lui, mezzo nudo, mentre con la faccia in fiamme tento di nascondermi nel buio del salotto.

<<Chi è?>> Gracchio.

<<Sto cercando Isac.>>  È la voce di un uomo e sembra incazzato.

Isac compare alle mie spalle, la camicia ancora aperta lungo i fianchi. Mi fa spostare e senza togliermi gli occhi di dosso apre la porta.

Davanti a noi un uomo sulla quarantina, occhi piccoli e scuri, labbra sottili e viso tagliente, sogghigna divertito.

<<Che vuoi?>>

<<Sei in ritardo e se tu sei in ritardo io perdo un sacco di soldi.>>

Isac lo afferra per il collo e lo solleva quasi al pari del suo metro e novanta.

 Mi porto una mano alla bocca per impedirmi di urlare

<<Brutto stronzo, come hai fatto a trovarmi?>>

Il tipo quasi si strozza, mentre Isac non molla la presa.

<<C’è la tua moto parcheggiata qui sotto, i miei uomini ti hanno seguito. Tu sei di mia proprietà, non te lo scordare.>> Conclude la sua non velata minaccia con un colpo di tosse.

Isac lo scaraventa contro il muro, si sfila le chiavi dalla tasca e mi dice : <<Chiuditi dentro, non aprire a nessuno fino a che non torno.>>

Poi scompare.

 

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