CALI

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Ho bisogno d’aria, di uno spazio vitale che mi regali ossigeno.

Devo respirare e riprendere il controllo.

Esco fuori dal locale senza pensare a Jace, che deve avermi visto correre in preda ad un attacco di panico.

Non posso permettermi questo, Isac e la sensazione che mi provoca averlo accanto.

Non so niente di lui, assolutamente nulla. Non conosco la sua vita e soprattutto il motivo per cui quella notte, moribondo, ha bussato alla mia porta.

Che cosa diavolo fa per ridursi cosi? Dove è la sua famiglia? Perché sua sorella sembra un fantasma?

Una mano mi stringe la spalla facendomi sussultare.

Jace compare dietro di me con gli occhi velati di una leggera preoccupazione.

<<Va tutto bene?>> Mi chiede tentando goffamente di abbracciarmi.

Mi ritraggo appena abbozzando un sorriso.

I capelli color grano gli solleticano la fronte imbronciata.

Ho bisogno di stare sola e di tornarmene a casa. Mi prenderei a calci in questo preciso istante, ma Jace sembra quasi infastidirmi e Dio solo sa quanto non si meriti questa reazione da parte mia.

“Il tuo profumo mi fa impazzire.”

<<Non mi sento bene, puoi portarmi a casa?>>

Jace annuisce triste, scompare e torna dopo pochi secondi con la giacca e le chiavi della macchina.

Guida in silenzio sulla statale, una leggera pioggia inumidisce l’aria giá satura.

<<Ho fatto qualcosa o detto qualcosa..>>

I miei occhi scattano nella sua direzione, sento le gambe diventarmi pesanti, sto per vomitare.

<<No Jace non è colpa tua. Devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male.>>

Finalmente dopo dieci interminabili minuti Jace parcheggia davanti a casa mia.

Non posso fare a meno di notare una moto nera dall’altra parte della strada prima di correre senza nemmeno salutare il mio accompagnatore.

Sento la crisi arrivare, era da tanto che non ne avevo una.
Le gambe cedono lungo le scale, non riesco quasi a raggiungere la porta. Armeggio con la chiave,  quando un braccio tatuato mi si infila lungo i fianchi.

Non riesco a connettere ne a realizzare quello che accade. Sorretta dall’appoggio di un profumo inconfondibile, arranco fino al bagno dove ho appena la forza di chiudermi dietro la porta.

La bile mi risale nello stomaco impetuosa, sento spasmi gelati attraversarmi i muscoli.

Mi sento fatta di ghiaccio, bruciante freddissimo e spesso ghiaccio. Non riesco a muovere le mani o le gambe e dopo aver vomitato, svengo a terra con la faccia spiaccicata sulle mattonelle verde acqua.

La vita di un attimo. PRESTO IN LIBRERIA E ON LINE!Where stories live. Discover now