CALI

29 1 0
                                    

<<Mi hai promesso che avrei potuto conoscerti.>>  Mi sistemo meglio sul grande telo, maledicendomi per non aver indossato qualcosa di piú comodo. La coperta sulle spalle è una carezza calda in questa serata ventosa, mi rannicchio come un bruco al suo interno sperando di non sembrare troppo goffa. <<Sono pronta.>>

Isac con le gambe lunghe distese accanto a me sorride malizioso.

<<Cos’è che vuoi sapere bambolina?>>

<<Da dove vieni? Ho vissuto qui per quasi tutta la vita e non ti ho mai visto.>>

Giocherella con una ciocca dei miei capelli, prima di infilarmela dietro l’orecchio.

<<Sono di Washington. Vivo qui da un paio d’anni e neanche io ti avevo mai visto.>>

Perché ero a Seattle a nascondere a tutti la verità sulla mia vita assurda.

<<I miei si sono trasferiti a Seattle ed io sono tornata a studiare vicino casa, per Whit.>>

<<La rossa che vorrebbe incenerirmi?>>

Sorrido, effettivamente Whit vorrebbe incenerire anche me.

<<Lei è molto.. protettiva diciamo cosi.>>  

Prendo aria, ispiro tutta la spuma dell’oceano prima di tornare sulla domanda che mi assilla da settimane.

<< Isac, perché sei venuto a casa mia ridotto cosi quella notte?>>

Fa qualcosa che non mi aspetto, mi cinge con il braccio e mi attira a se.

Appoggio la guancia sul torace sodo e noto un milione di fiamme fuoriuscirgli dal colletto della camicia. Il pomo d’Adamo sobbalza quando ne sfioro i contorni con le dita.

<<Tenti di distrarmi.>> Sibilo.

<<E funziona?>>

<<Un po'.>>

Isac infila la mano sotto la coperta e comincia a disegnarmi dei cerchi immaginari sulle cosce accaldate.

Un fuoco prende vita dentro di me sotto il suo tocco lascivo.

<<Qualcuno che conoscevo ha pestato i piedi alla persona sbagliata.>> Comincia. <<Ora sono in debito con lui e quella sera non ho svolto il mio lavoro come avrei dovuto.>>

Mi si stringe lo stomaco al solo ricordo delle sue condizioni quella notte.

I demoni di Isac escono dai suoi occhi ogni volta che fissa l’orizzonte agitato.
Una nebbia nera gli balena in testa, trascinandolo nell'oblio. Capisco di non aver bisogno di sapere altro, non mi importa.
Mi importa di sentire le sue mani sulla pelle, che riescono invece a risvegliare la luce che un tempo invadeva la mia anima.

Le ombre che lui sente attanagliargli lo stomaco sono le stesse che incombono su di me, sui miei segreti e i miei silenzi.

Quelle che tento di reprimere nel mio profondo, nell’angolo piú nascosto del mio cuore.

Mi volto a guardarlo, sono ad un soffio dalle sue labbra, le stesse che mi hanno torturata in caffetteria. L’assaggio di quel bacio mancato è stato il mio tarlo nelle scorse dodici ore.

<<Qual è la tua canzone

 preferita?>> Sussurro ad un passo dal precipizio.

<< Eh no bambolina, questo rivelerebbe troppo di me.>>

<<Sul serio?>>

<<Non si scherza con la musica.>>

<<Sono d’accordo.>>

Isac si raddrizza appena. Il palmo della sua mano aderisce perfettamente alla mia gamba, si ferma sulla carne accaldata e sorride. Un sorriso genuino, leggero, quasi surreale.

<<Qual è la tua?>>

<<Te l’ho chiesto per prima.>>

Isac comincia a salire tra le mie cosce, cosi lentamente che temo possa staccarmisi il cuore dal petto. Le sue dita colorate, marchiate di mille simboli avanzano piano sotto l’orlo del vestito.

Il mio respiro si fa pesante e veloce, mentre il preludio di quello che vorrei che accadesse mi esplode nella mente.

<<La canzone…>> Mi sussurra all’orecchio mentre continua a torturarmi.

Quando trova l’elastico laterale dei miei slip ho un sussulto. Sento le guance evaporare, mentre il profumo paradisiaco del suo collo mi invade finendomi dappertutto.
La pelle prende fuoco sotto il suo tocco, ma Isac si blocca con le mani terribilmente vicine al centro del mio desiderio.

<<Dimmi chi sei, la tua canzone preferita. Quella che ti fa battere il cuore o ti fa rabbrividire di piacere..>>

La voce di Isac è un sussurro roco, un tappeto di brividi mi investe alimentando la mia impazienza.

Cazzo.

Ho bisogno di lui, del contatto con le sue mani, del suo corpo sul mio. Ho bisogno di sentire qualcosa, qualsiasi cosa, per poi tornare a non sentire niente.

Ho bisogno del suo sguardo smeraldo dentro di me, del suo viso angelico e della sua anima in tempesta.

Dio, non riesco a ragionare lucidamente quando sono accanto a lui, come se improvvisamente volessi con tutta me stessa ciò da cui sono sempre scappata.

<<È…>> Proprio quando sto per parlare lui affonda un dito dentro di me.

Con le mani aggrappate alle sue spalle, lo imploro di non smettere. Mi sfugge un mugolio acuto quando con quello sguardo bastardo inizia a muoversi ancora.

<<I-Isac..>>

<<Si bambolina?>>

<<Io..>>

All’improvviso si ferma di nuovo, esce lentamente e aspetta.

Il cuore sembra martellarmi nelle orecchie, sento un fuoco impetuoso divampare senza riuscire ad esplodere.

Cristo, mi sta facendo morire.

Si avvicina alle mie labbra schiuse e senza baciarmi ne lecca appena i contorni.

Non riesco a muovermi, sono creta sciolta tra le sue mani avide ed esperte e quando torna ad affondare dentro di me, ormai non mi appartengo piú.

Sento la mia anima indolenzita e spacciata staccarsi dalle ossa, prendere il volo verso qualcosa di luminoso e caldo. Verso qualcosa di nuovo e mai provato prima.

<<Avanti tesoro la canzone.>>

Isac accelera il ritmo, entra ed esce da me facendomi contorcere sotto di lui.

<<Knoking on havens..>>

<<Oh, tesoro, risposta maledettamente giusta.>>

Le sue parole mi mandano in estasi e ancor prima di poterlo implorare, lui stravolge il mio corpo facendo esplodere il mio fuoco. Un milione di piccole pagliuzze dorate mi balenano davanti agli occhi, mentre tremo sotto le sue mani dannate.

Isac mi avvolge tra le sue braccia, attento a non muoversi, come se avesse paura di frantumarmi.

Poi dopo un tempo che non riesco a definire sussurra:
<<È sorprendentemente bello conoscerci meglio.>>  

La vita di un attimo. PRESTO IN LIBRERIA E ON LINE!Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ