Cap.2 Nessun posto é casa

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Cuca poteva avere 70 anni come 100 o forse più, la pelle bruna era ormai raggrinzita e le lunghe trecce una volta nere come il carbone, erano ora diventate tutte grigie.

Indossava la sua veste da cerimonia di canapa grezza e a gambe incrociate se ne stava sotto il grosso palisangre, stava onorando gli spiriti per l'abbondante pescato delle ultime settimane.

Intorno a lei gli animali notturni si preparavano alla caccia.

Masticava lentamente una corteccia di axiukamakei quando da un cespuglio le balzò adosso Onca, una femmina di giaguaro che aveva salvato da un parto complicato.

Insieme rotolarono a terra e poi Cuca la scostò decisa, facendole capire che il gioco dell'agguato era terminato. Si rimise seduta, chiuse gli occhi e continuò le sue preghiere accarezzando la pelliccia di Onca, che le si era accucciata a fianco.

Si dondolava in una sorta di dolce trance ma d'un tratto una visione spaventosa la scaraventó in un altro luogo.

Lobisomens ... Dalia... Dalia....Dalia
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"João complimenti per la scelta, dovremmo venirci ogni settimana"  fece ironica  mandando giù mezzo bicchiere di vino.

"Vacci piano non vorrai mica ubriacarti" le appoggiò un mano sulla sua.
"Invece ho intenzione di embebedar-se. Si dice così giusto?"
"Più o meno, voglio però che rimani lucida per le due cose che ho da dirti. Poi dopo potrai bere fino a vomitare." Disse tutto serio.

"Senti! É la prima uscita che faccio dopo due anni e ho mangiato una carbonara semi seria, qualunque brutta notizia puoi darmela domani, così almeno il post sbornia me l'addolcisce". Ribatté decisa.

"Non sono brutte notizie anzi...la prima é che se vorrai....insomma abbiamo occasione di andare a Madeira. La mia famiglia ha ottenuto un permesso per un volo protetto. Ovviamente possiamo tornare alla missione quando vogliamo ma ...ecco... volevo presentarti i miei genitori e poi farti cambiare un po' aria".

Parlò a macchinetta perché palesamente nervoso.

Ormai lo conosceva e quello era il suo modo di mettere le mani avanti nel caso lei gli rispondesse negativamente.

"In effetti è una bella notizia"-Si prese qualche secondo prima di continuare, lasciandolo sulle spine-"dai rilassati ci vengo volentieri a Madeira e sono molto onorata di conoscere i tuoi genitori".

"Fantastico, fantastico" batte le mani sul tavolo attirando l'attenzione degli altri avventori.
"Calmati tigre" gli fece una carezza e lui appoggiò la guancia sul suo palmo. Era così dolce e affettuoso.

"Qual è la seconda cosa?" Chiese lei incuriosita. Lui s'irrigidì vistosamente e scattò in piedi iniziandosi a tastare prima le tasche dei pantaloni e poi l'interno della giacca. Solo in quel momento realizzò che João si era messo in tiro: indossava un completo in lino batista azzurro polvere e camicia a righe del medesimo colore.

D'altronde era stata distratta sia dalla sveltina che dalla sorpresa della cena a Manaus.
Perché era così elegante?

Mentre un'idea iniziava a prendere forma lo vide inginocchiarsi davanti a lei e aprire un inconfondibile cofanetto.
Uno splendino anello con il classico diamante centrale le si palesó sotto il naso.

"Dalia Mastrangelo vuoi sposarmi?" Chiese con voce tremolante.

Ora si che tutta l'attenzione degli altri clienti era su di loro, la fissavano trepidanti quasi quanto João.
Gli occhi blu ardesia dell'uomo brillavano di speranza.

Forse davvero glielo doveva. Per quella gioia che gli avrebbe dato rispondendo sì, in cambio le sarebbe tornata una vita piena di amore.

In fondo il segreto della felicità è di godere di ciò che si possiede.

Le era stato concesso un uomo buono che l'amava con costanza e pazienza, si poteva ritenere più che fortunata. Un giorno l'avrebbe corrisposto totalmente o almeno era quello che sperava.

"Sì, lo voglio".

Un fragoso applauso fece da sfondo al loro primo bacio da fidanzati, lui si staccò solo per infilarle l'anello che le calzava perfettamente.

Fece cenno poi al cameriere di procedere con lo champagne, Dalia istintivamente si portò la mano al lobo sinistro dove c'era la perla nera.

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Due squadre d'assalto Lupercali, di cui una trasmutata appena toccate le sponde di Tamurā Açu, silenziosa avanzava nella giungla.
L'ordine era di prelevare e proteggere la ragazza e fare fuori chiunque respirasse.

Cuca li vedeva chiaramente e doveva essere veloce nell'agire, per prendere tempo si sarebbe avvalsa degli animali sacri.
Invocò Bayuna e la vide strisciare verso gli uomini malvagi e i lobisomens.

L'anaconda avvolse nelle spire un soldato mentre con la coda annegò tenendo sott'acqua uno dei lobisomens.
Fu la volta poi del sacro giaguaro. Un possente esemplare dal manto nero attaccò il lobisomens più grosso, fu una lotta chiassosa che fece allertare la missione di San Antonio

Il sacro giaguaro fu costretto alla fuga dagli spari dei soldati, ma nulla era perso, i guardiani della missione ora sapevano del loro arrivo.

Con le ultime forze rimastole, Cuca chiamò Dalia.
La voce attraversò la foresta portata dal vento fino a raggiungere la Deusa loba.
La vedeva, era insieme a João.
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"Ora possiamo ubriacarci insieme futura signora Fidalgo Péres". Disse al culmine della gioia, erano ancora in piedi chiusi in un abbraccio mentre il cameriere gli servì lo champagne.

Dalia era felice di vederlo così, qualcosa però iniziò a disturbarla.
Una voce rimbombò nella sua testa, era quella di Cuca.

Prima solo un sussuro poi sempre più forte da farla stare male, lo stomaco le si contorse mentre tutto intorno prese a girare.

Le gambe cedettero e fu solo la prontezza di riflessi di João a impedirle di cadere a terra.
Il corpo fu scosso da violenti tremori simili a convulsioni.

Quando tutto finí era tra le sue braccia.

"Dalia  rispondi, è passata. Respira ..."
"Mi ha chiamato Cuca...."
"Era una visione"
"Sì, stanno venendo a prenderci dobbiamo andare via".

Si rimise in piedi e mentre i camerieri e alcuni clienti le si avvicinarono chiedendole come si sentisse, Joao si attaccò al telefono satellitare; Lo aveva occultato nel piccolo zainetto che aveva con sé.

"Vieni! muoviti! la squadra che ci ha scortato ci sta venendo a prendere".

Era pallido e teso come un tamburo, lo seguí docilmente senza fare domande.
Quella piccola illusione di essere al sicuro era svanita durante una serata gioiosa, era arrivato il momento di chiudere i conti con il passato.

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"Come diavolo avete fatto a farvela scappare?Stupidi idioti!" Tullio scaraventò qualcosa a terra di pesante, il tonfo si udì anche dall'altro capo del telefono.

"Signore siamo stati attaccati da alcuni animali ed è saltata la copertura, la ragazza comunque non era alla missione in quel momento".

"Qualcuno li ha avvisati?!" Disse più calmo.
"Non credo, solo una sfortunata causalità".
"Ora non ci resta che aspettare, sono scoperti e cercheranno protezione. La nostra talpa ce li servirà su un piatto d'argento."

L'alba di DaliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora