Cap.15 Sogni rivelatori

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Roma, seconda guerra mondiale.

"Devi aiutarmi, forza passami le casse."
"Hai più paura di perdere i tesori di famiglia che la vita, sei un pazzo!"
"Come potrei vivere senza il lusso che mi appartiene dalla nascita."
"Sei uno snob avido. Parlando di cose più utili, penso che potremmo far passare di qui gli Ebrei che vogliono lasciare Roma."
"Sei il solito eroe senza macchia."
"Sembra quasi che tu lo dica con disprezzo, Tullio."
"Riccardo, Riccardo, Riccardo. È l'unica lezione che da mentore non sono riuscito a impartirti... l'altruismo è un sentimento umano, noi siamo bestie predatorie. Mors tua vita mea."
"Non vorrei averti mai come nemico."
"Finché tu non possederai qualcosa che m'interessa sarai sempre mio fratello, comunque se vuoi farci passare i tuoi amichetti del ghetto, si può fare, ma a modo mio. La situazione sta andando di merda."

Scesero nel cuore delle catacombe di Priscilla, dove secoli addietro, i Cristiani perseguitati per la loro professione di fede, si riunivano per pregare in segreto.

"Qualche anno fa, con non pochi soldi e molta testardaggine, sono riuscito a comprare un corridoio dimenticato, diciamo così, che porta fino al tevere. Avevo letto in un libro mastro del '500 che apparteneva ai conti Orsini. Un regalo papale."

"E hai pensato che era un luogo ideale per giocarci a nascondino?"

"Per nasconderci le cose più preziose, quelle che non vanno in banca, in tempi come questi. Sono lungimirante lo sai, cosa ci riserva il futuro è un mistero, meglio pararsi sempre er culo. No?!"

"Sei proprio un figlio di..."
"Esattamente! Comunque l'ho rimesso in sicurezza e creato un piccolo bunker su due livelli. Allo sbocco c'è sempre una barca pronta. Purtroppo amico mio devo bendarti, non posso correre nessun rischio."
"Sai che ho il fiuto buono."
"Orientarsi lì sotto con tutti gli odori della terra è quasi impossibile, almeno fino a che arrivi al cemento. Ora carichiamo su questi carrelli le casse e poi tu vai alla cieca, seguirai i miei passi."

"Tunnel tuo, regole tue. Quindi pensi che possiamo far spostare qualche ebreo."
"A piccoli gruppi sì, è fattibile. Sboccano sotto villa Ada direttamente sul tevere, percorrono il fiume in direzione nord-est, scendono sulla tiberina e si vanno a infrattare su Monte Caminetto."

"Sembra un piano perfetto."
"Sono uno stratega, devo ricordartelo?!"
"Possiamo organizzare meglio noi l'attraversata del fiume, questo poi lo discuto con mio padre."

"Ma tuo zio Lucio? Cazzo quanto mi piace! C'ha due palle esagerate."

"Ha deciso di unirsi a dei raminghi in Ciociaria, parte a breve. Ci stiamo organizzando su più fronti."

"Se avete bisogno di armi o soldi, sai che puoi contare su di me."
"Lo vedi che in fondo sei una brava persona."
"Non sono né buono né cattivo; te l'ho detto, finchè non tocchi il mio. E poi, tu sei mio fratello e non dimentico che mi hai salvato la vita."


Riccardo aprì gli occhi. Matido di sudore prese ad ansimare; stava andando in iper ventilazione, svegliando di conseguenza Adriana che spaventata dalla reazione del marito si mise a sedere.

"Rich, calmati. È un attacco di ansia. Ti aiuto a gestirlo". Fece tranquilla, anche se dentro di lei era agitatissima.

"Lasciami"- si sottrasse violentemente dall'abbraccio-"so dove tiene Dalia"
"Non capisco."
"Ho appena fatto un sogno che non lo era in realtà, non so come spiegarlo... era una discussione che io e Tullio abbiamo avuto tempo fa."
Si stava rivestendo con gesti isterici.
"Può trattarsi di un falso ricordo."
"No!"
"Ti prego ci stai spaventando" si portò una mano al ventre, giocandosi la carta della maternità. Era fuori controllo e per farlo calare di giri bisognava portarlo alla razionalità.
"Tu non capisci! Durante la seconda guerra mondiale, quando per gli ebrei le cose si sono messe male, io e Tullio abbiamo aiutato a farli scappare attraverso un tunel di sua proprietà."

"Un tunnel?" si spostò a bordo letto, sperando che lui la imitasse. Fuori stava iniziando ad albeggiare.

"Nelle catacombe di Priscilla a Nord di Roma".
"Non ti seguo".
Riccardo sbuffò spazientito, come se stesse spiegando, per la centesima volta, una cosa ad un bambino.
"Tullio ha riscattato un tunnel secondario che si snoda da queste catacombe e che sbocca sul Tevere, passando sotto Villa Borghese. Per lui è il luogo più sicuro del mondo. Mi bendava quando scendevamo laggiù. Lì tiene Dalia".
"Ascolta, non devi prendere iniziative. Devi seguire il protocollo, non puoi prendere e andare."
"Il protocollo? Me ne sbatto del protocollo". Era fuori di sé. Non si aspettava di certo l'appoggio di Adriana, ma nemmeno che giocasse la carta maternità per impedirgli di muoversi. Un ricatto morale bello e buono. Lei sapeva chi era, sapeva che le era fedele, ma soprattutto sapeva che nulla al mondo poteva mettersi tra lui e l'odore.

Era comunque un lupo, oltre che un uomo.

"Adriana, non fare l'isterica. Non mettere nostro figlio in questa discussione. È crudele. È una bassezza."
"Ma!"
"Ma un corno, mi sembri Isabella in questo istante. Io amo il bambino che porti dentro e amo te. Nulla al mondo però m'impedirà di salvare Dalia."
"E se non dovessi riuscirci?"
"Allora morirò provandoci e nostro figlio sarà orfano di padre."

Senza aggiungere altro uscì dalla camera.
Stordita da quelle parole non ebbe pronta reazione e perse istanti preziosi."

Quando riuscì a realizzare, Riccardo aveva già lasciato la villa.
Corse urlando come un'invasata. Guglielmo era in Call con Giuseppe Di Maio, quando entrò come un furia nello studio.

"Adriana che succede?" Chiese mettendosi istintivamente in piedi. Anche il presidente Di Maio dall'altro lato dello schermo si allarmò.

"Tu..o fi-figlio è impazzito."Si portò una mano al ventre, ormai vittima della sua bugia.
"Figliola, siediti. Amedeo ti prego puoi aiutarla."Il vecchio dottore le versò un bicchiere d'acqua che lei tracannò, con mani tremolati fece fatica a posare il bicchiere sul bordo della scrivania.

"Ha detto che sa dove si trova Dalia, ha parlato di un sogno che in realtà è un ricordo."

Guglielmo fissò prima lei e poi Sgueglia un po' inebedito.
"Sta andando a Roma in un posto segreto... le Catacombe di qualcosa... non ricordo."

"Cooosa?!" L'intervento di Di Maio fu violento e richiamò l'attenzione di tutti i presenti nella stanza.

"Giuseppe ti posso richiamare?"
"No! Guglielmo non puoi. Voglio sapere come stanno le cose. Quel pazzo di tuo figlio cos'ha in mente."

Adriana ripetè la storia più volte, ma non le veniva il nome delle catacombe, per quanto si sforzasse. Non aveva registrato il nome del luogo perché troppo presa a farlo desistere. Si sentiva stupida.

L'alba di DaliaWhere stories live. Discover now