Cap.16 patto

19 1 1
                                    

Vigo attese, come da istruzioni, Riccardo a Napoli; sentiva sotto la pelle un fremito come quando era a caccia.
Per Dalia era pronto a buttarsi nel fuoco, era il suo Alfa, ma soprattutto era una donna coraggiosa come poche.
Aveva ubbidito al criptico messaggio di Riccardo senza porsi domande, in cuor suo sapeva che si trattava di una missione suicida.
L'appuntamento era alla reception dell'hotel Ramada nei pressi dell'imbocco autostradale A3.
Lo vide arrivare a bordo della sua harley.
"Vigo" fece con un cenno della testa, "non abbiamo molto tempo per depistare, anzi poche ore al massimo."
"Dimmi solo cosa dobbiamo fare"
"Prendiamo una stanza al Ramada, lasciamo la moto qui nel parcheggio e partiamo per Roma."
"Mhmm"
"Una volta a Roma, saremo io e te contro qualcosa più grande di noi. Quanto sei disposto a rischiare?" Gli appoggiò una mano sullo spalla.
"Tutto" rispose determinato. Intorno a loro la luce dorata delle prime ore mattutine rendeva splendida anche quella zona della città.
"È una missione suicida, se non te la senti non te ne farò una colpa. Per questa storia abbiamo già pianto degli amici".
Vigo si scostò offeso dalle parole.
"Mi hai preso per cucciolo spelacchiato? Oppure per un lupo senza onore?"
"Perdonami non volevo mancarti di rispetto"alzò le mani in alto in segno pacificatore.
"Andiamo a riprenderci Dalia!"

__________________________________

Dalia salì le scale a fatica, ansimando a ogni passo, allo stremo delle forze. Davanti a sé, una volta varcata la soglia, un ambiente lussuoso e opulento che faceva a cazzotti con la cella dov'era stata.
La soffice moquette ' blu Cina' faceva affondare i piedi feriti dandole la sensazione di camminare su di una nuvola.
Il corridoio era abbastanza lungo e arredato con pezzi d'antiquariato preziosi.
La filo diffusione riproduceva la voce saudente di Tullio; la stava guidando letteralmente passo dopo passo.
Si strinse le braccia intorno al ventre scavato, sfiorandosi le ossa del costato e abbassò lo sguardo a terra, avanzando come l'anima in pena che era.
Un pensiero vagamente consolatorio si fece strada nella mente annebbiata dalle sofferenze: Tullio avrebbe avuto uno scarto umano... per sempre!"
__________________________________
Tutti i Licaoni erano stati allertati, Giuseppe di Maio abbaiava ordini come se non ci fosse un domani, dovevano trovare Riccardo alla svelta.
Peggio di come stava lui c'era soltanto Guglielmo, la situazione stava precipitando a loro sfavore.
Furbo com'era, il figlio di Del percio aveva manomesso il gps sottocutaneo. Quando tutta sarebbe finito, avrebbe proposto al consiglio europeo dei Licaoni di ammodernizzare i dispositivi sottocutanei.
Quelli in uso erano obsoleti e facilmente manomettibili.
Il telefono squillò facendolo distrarre dal suo appunto mentale, pensò che fosse l'ennesimo emissario o al massimo qualche agente. Rimase letteralmente scioccato( e non sembrava ormai più possibile che qualcosa potesse sorprenderlo, con tutto quel pandemonio che stava avvenendo)
quando da dietro la segretaria, ferma sull'uscio, fece capolino Lucio Keller.
__________________________________
Le urla di Adriana erano rimbombate per tutta l'ala inferiore, stava sfasciando il suo ufficio in preda a una crisi d'ira.
Quando finalmente si fu sfogata, ancora ansimante avvertì una forte fitta al ventre. Una larga chiazza di sangue le macchiò i pantoloni beige in cachemire.
Le era appena arrivato il ciclo.
Aveva l'intero universo contro, era l'unica spiegazione plausibile.
Davanti a lei, visto che in preda alla rabbia non si era curata di chiudere la porta dell'ufficio, il Dottor Sgueglia la fissava apprensivo.
Quell'uccellaccio del malaugurio avrebbe a breve scoperto tutto, era la fine ormai, stranamente in parte ne fu sollevata.
__________________________________
"Prego, siediti"  Tullio scostò la pesante sedia in ebano finemente intarsiata, per aiutarla.
Sembrava di essere alla corte dei Borgia: tappezzeria broccata, dipinti Rinascimentali alle pareti, avrebbe scommesso che ci fosse  più di un Caravaggio a ornarle. Era in un bunker travestito da museo e Tullio era bello ed elegante come Lucifero.
I riccioli ribelli ricadevano sulla pelle abbronzata come tante piccole molle. Indossava una camicia talmente bianca da risplendere, sopra dei pantaloni a costine di color blu notte.
Sembrava contento e davvero tanto impaziente.
Anche sedersi le costò una fatica immane.
"Cosa devo aspettarmi? Qualche pugno oppure mi picchierai con un  suppellettile secolare" sussurrò tossenso più volte. Aveva entrambi le mani ancorate alla tovaglia di lino.
"Finalmente! Ecco la mia Dalia. Intravedo il tuo spirito di nuovo" si avvicinò repentino a lei facendola indietreggiare istintivamente; se avesse avuto i riflessi pronti si sarebbe protetta il viso invece affondò la schiena nell'imbottitura della sedia, stringendo fino a sbiancare le nocche, la tovaglia.
"Non voglio farti del male" la rassicurò con dolcezza, era in ginocchio ai piedi di lei. Azzardò una carezza al viso della ragazza temendo che si ritraesse. E invece, con grande gioia, non fu così. Lei rimase immobile, priva di reazione.
Dovette fare appello a tutto il suo controllo per non saltarle addosso e strapparle i vestiti per farla sua. Aveva agognato quel momento in maniera così dolorosa e così a lungo da non riuscire a goderselo.
"Tutto quello che ti ho fatto era solo per avere il tuo ascolto, non voglio un pupazzo al mio fianco. Io voglio te. E per questo ti propongo un patto."
Gli occhi neri di Tullio brillavano.
"Un patto?"
L'uomo si alzò in piedi, fece il giro della tavola per prendere due calici e il decanter del vino.
Con gesti lenti e misurati, versò il liquido rubicondo che attraverso il cristallo del calice, assunse delle belle sfumature violacee.
"A breve il presidente nazionale dei licaoni avrà un brutto incidente e io prenderò il suo posto, quindi disporrò di un enorme potere, grazie anche al nostro amico comune, Lucio Keller"
"Lucio Keller?" Chiese basita.
"Sì, proprio lui. Sarò intoccabile. Devi sapere che Nitra è passato a miglior vita."
Trovò divertente la reazione di smarrimento sul viso della ragazza.
"In pratica, tu e Keller tiranneggiarete i Licaoni e la Pharma."
"Chiamala fusione"
Dalia bevve un sorso di vino, ma lo stomaco le si contorse.
"E di che patto parliamo fra me e te."
"Per quanto possa torturarti, non avrò mai la tua totale dedizione. Una sola cosa può legarti a me?"
"Un ricatto?" Domandò retorica.
"La vita di Riccardo, Guglielmo e dei tuoi nonni. Un piatto bello ricco."
La bile le salì direttamente in bocca.
Passarono alcuni secondi senza che nessuno dei proferisse parola, poi Tullio fece comparire due fogli sul tavolo.
"In veste di Presidente, lo so non è ancora ufficiale, ma è questione di ore. Ti nomino responsabile del centro-sud Italia, basta che firmi qui" le passò foglio e penna. La fissava come uno squalo che ha annusato il sangue.
"Non sono preparata per tale ruolo"
"Lo sarai, ora firma" il tono secco la fece rabbrividire. Senza neanche leggere l'appose .
"Brava! Ora il tuo primo atto ufficiale è quello di confinare i Del percio e tutti i guardiani di Selva Nera in Campania."
"Non ti seguo"
"Non fare l'ingenua" le riavviò una ciocca dietro l'orecchio, "non potranno uscire dalla Campania: pena la morte. Non ringraziarmi, è solo uno dei regali di nozze che ti farò. Metti la firma anche qui e il tuo primo atto è ufficiale."
Nemmeno il calciò più violento o il pugno più devastante che le aveva inflitto le aveva fatto male come quei due contratti. L'aveva in pugno totalmente. Sarebbe stata la sua schiava in cambio della clemenza per chi amava. Aveva pensato proprio a tutto.
Aveva vinto.
__________________________________

L'alba di DaliaWhere stories live. Discover now