Cap.9 disastri

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20 Dicembre

Guglielmo, Laerte e Riccardo dopo la colazione si chiusero nello studio per una riunione ricca di ordini da discutere.
Ovviamente l'argomento principale era Dalia.

Riccardo come forma di rispetto cedette poltrona e scrivania a suo padre nonostante non fosse più il presidente in carica. Si sedette di fronte, intanto Laerte come sempre in piedi, ravvivò il fuoco del camino con l'attizzatoio.

Qualcuno, quasi sicuramente Ira con il caffè, bussò alla porta.

"Avanti" fece Guglielmo.

Rimasero tutti e tre stupiti quando entrò João.

Appena l'uomo mise piede nella stanza, tutto il nervosismo di Riccardo fu chiarissimo come il giorno. Una situazione banale che stava per trasformarsi in una polveriera.

"Perdonate i modi ma urgo di conferire in maniera ufficiale con voi". Dichiarò formale e con una punta di arroganza il Portoghese.

"Accomadati e rilassati, siamo tra amici non capisco il motivo di ufficializzare". Ribatté scherzoso, anche per far rilassare il figlio, Guglielmo.
I due antagonisti si guardarono in cagnesco, Laerte infatti, vecchio e saggio, si mise di fianco all'amico e gli appoggiò una mano sulla spalla, pronto a trattenerlo.

"A cosa dobbiamo questa intrusione?" Riccardo fu volutamente maleducato, avrebbe fatto di tutto per mettere quel bamboccio in difficoltà.
Non sortì però l'effetto sperato, João dopo avergli riservato un'occhiata carica di sufficienza, si sedette con molta compostezza proprio accanto a lui.

"Non voglio farvi perder tempo per cui vado dritto al sodo. Ho presentato domanda di trasferimento a Madeira, per Dalia". Disse fermo, rivolgendosi esclusivamente a Guglielmo ed ignorando deliberatamente Riccardo.

"Cos'hai fatto?! Imbecille!" Tuonò furioso quest'ultimo, sbattendo talmente forte il palmo sulla scrivania da sollevare delle piccole schegge di legno.

João non si scompose minimamente, non una qualsivoglia reazione, ruotò leggermente la testa per squadrarlo sdegnoso.

"Il borgo non fa star bene la mia fidanzata, ha ripreso ad essere insonne e a saltare i pasti, a Madeira riceverà uguale protezione e i preparativi delle nozze la distrarrano".

"Fai tutto questo solo perché sei geloso?"
Ringhiò schiumante di rabbia Riccardo, quello stupido insicuro pensava ai suoi interessi, come poteva starci insieme Dalia proprio non lo comprendeva. Così ribelle ed indomita, capace di mandare a rotoli il loro amore in nome della sua libertà ed ora si stava sottomettendo alle volontà di quell'asfissiante bambolotto.

"Riccardo, calmati e porta rispetto a João,  rispetta la sua carica"- fece perentorio Guglielmo poi volse lo sguardo sull'altro-"non credi che prima di avanzare questa richiesta dovresti parlarne con Dalia? A me è sembrata felice di stare qui, circondata dai suoi cari. Facciamo così: indiremo una riunione subito dopo Natale a cui parteciperà anche lei ed in base alla sua decisione agiremo".

Formale, gentile e furbo come pochi, Guglielmo diede scacco matto a João, evitando soprattutto un bagno di sangue ad opera del figlio. Negli occhi del Portoghese per un instante balenò un lampo d'odio poi con il suo irrittante quanto ammirevole self-control rimise la sua maschera.

"È un'ottima idea! Al momento mi prodigherò affinché Dalia trascorra serenamente il Natale, come ha fatto negli ultimi due anni. Gradirei per questo motivo che tu Riccardo le stia più lontano possibile, l'agiti e la fai diventare triste".

Fu un attimo e nemmeno la rapidità di Laerte riuscì ad impedirlo, Riccardo scattò in piedi furibondo facendo cadere la pesante sedia di ebano a terra, il tonfo sul pavimento di cotto antico riverberò per la stanza, che aveva un acustica particolarmete potente dovuta all'alto soffitto e alle mura di pietra nuda.

L'alba di DaliaWhere stories live. Discover now