Cap.8 Il diavolo prende appunti

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Tullio era ossessionato dai dettagli, pretendeva la perfezione fin nel minimo particolare.
La stanza di Dalia doveva assomigliare a quella di una principessa. Aveva assunto la miglior personal shopper in circolazione, che studiando attraverso i vari profili lo stile della ragazza, era stata in grado di riempire la cabina armadio solo con capi e accessori corrispondenti al gusto della
suddetta.

Non si era limitato a questo, il suo intento era quello di viziarla in maniera esagerata per farle dimenticare l'inferno a cui l'avrebbe sottoposta i primi tempi; i testi clinici ed i prelievi sanguigni nella clinica di Keller sarebbero stati una vacanza in confronto alla 'domesticazione'.

La via più breve era quella di piegare il suo volere grazie agli psicofarmaci, era quello che Keller gli aveva caldamente suggerito.
Non era affatto d'accordo, aborrava l'idea di rimbambirla imbottendola di schifezze. Il percorso più ostico e crudele a cui l'avrebbe sottoposta non avrebbe intaccato la sua splendida ed acuta mente. Grazie al terrore si sarebbe ammansita.

Si sedette sul letto che presto avrebbero e prese ad accarezzare il soffice piumone candido, chiudendo gli occhi gli sembrava di sfiorare la sua pelle, il desiderio potente di quel ricordo lo eccitò oltremondo, si distese e prese a masturbarsi per scaricare la tensione sessuale.

Una volta finito, fece una promessa a se stesso: solo quando sarebbe stata pronta, solo quando sarebbe stata lei a supplicarlo, avrebbero fatto l'amore.

Non era nei suoi piani stuprarla, lui voleva di più...lui voleva la sua anima.

Ancora supino e seminudo volse lo sguardo fuori dalla finestra, Il freddo sole dicembrino stava calando e solo un altro giorno lo divideva dal suo sogno più grande.

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Nitra atterrò a Malpensa intorno alle 18:00 del 23 dicembre, per non destare sospetti sarebbe ripartito dopo circa due ore.

Odiava i tempi stretti per la trattativa più importante della sua vita, tutto perché quei maledetti del Lheimar si erano decisi solo all'ultimo momento, come se non ne andasse anche della loro rovina.

Ad attenderlo: Giuseppe Di Maio, il presidente in carica dei Licaoni Italiani.
La carica durava vent'anni ed il presidente veniva scelto fra i tre di zona: Nord Italia Svizzera-Austria, centro Italia-isole-Corsica, Sud Italia-Croazia-Grecia.
Il ministro degli interni, ed il capo dello stato maggiore.

Nell'anonima sala conferenze illuminata a giorno dai led,il buio invernale batteva contro i vetri delle finestre.
Al centro del tavolo tragicamente fuori luogo,un'alberello in plastica addobbato a festa.

"Signori il tempo stringe, le mie richieste sono molto semplici: Cinque raminghi all'anno ed immunità per i membri del C.D.A. Eccetto mio nipote Lucio, di lui fatene ciò che meglio credete". Annunciò con freddezza e distacco Osvaldo.

"Vi stiamo facendo a pezzi, un laboratorio alla volta, state perdendo in termini di soldi ed uomini. Non mi sembra che siate in condizioni di avanzare pretese". Rispose cinico il presidente Licaone, compiaciuti annuirono anche il ministro e il capo dello stato maggiore.

"Touché" -Esclamò Nitra con fare da attore consumato-"vorrei puntualizzare giusto due cosette".

"Puntualizzi". Disse sardonico il capo di stato maggiore, un uomo massiccio con capelli argentati e rigore militare intrinseco nel dna.

Mentre gli altri sogghignavano.

"Per prima cosa, i membri della Guardian, sono tra i più ricchi al mondo. Economicamente ce la possiamo permettere all'infinito questa guerra.
Punto secondo...."

Fermò il suo discorso per gustarsi l'espressione curiosa dipinta sul viso di quei tre boriosi.
In particolare del lupo.
Un uomo a dir poco inquietante: magro e dalla pelle olivastra, con profondi occhi castani.

"Dicevo...punto secondo: la vostra preziosa Dalia sta per finire nella mani di mio nipote e di quel scellerato di Tullio Conte di Orsini".

"Baggianate!" Tuonò Giuseppe Di Maio
"Signori calmatevi, ve ne prego". S'intromise mite il ministro degli interni, un uomo in là con gli anni e con una pancia bella prominente.

"È inutile scaldarsi, uno dei vostri si è venduto la ragazza, una volta che finirà nelle mani di Lucio, sarà la fine per tutta la specie Licaone. Noi del consiglio non vogliamo questo! Quindi considerate la mia proposta e solo quando avrete deciso contattatemi". Si era messo già in piedi pronto a congedarsi.

"Nitra! quando ci sarà il prelievo coatto?" Chiese allarmato Giuseppe.

"Firmate le condizioni entro 24 ore, altrimenti avvertirò la talpa e farò in modo di far cambiare i piani".

"Ci ricatti! Brutto pezzo di merda!" Di Maio fu trattenuto letteralmente dal capo di stato maggiore.

"So che avete bisogno dell' approvazione del Sisde e di qualche eminenza santa, domani è Natale, nessuno farà nulla. Quindi ci riaggiorniamo il 26 Dicembre, vi contatterò con una videocall. Abbiamo un accordo dunque?"

Nitra da gran provocatore che era porse la mano da stringere prima a Di Maio.

"Signori ricordatevi che stiamo facendo un accordo con il diavolo". Annunciò amaro proprio il Di Maio.

19 dicembre sera

Dalia era totalmente e volutamente ubriaca  fradicia, dopo l'incontro doloroso con Riccardo aveva bisogno di un aiuto per non mostrarsi triste. Tutti si erano prodigati per renderla felice, in primis João.

Doveva amarlo con tutta se stessa, glielo doveva! Non avrebbe mai smesso di ripeterlo e a forza di ripeterlo ci avrebbe creduto.
Quella notte l'avrebbe passata con lui, come quando erano a Tamarū Acū. In fondo era serena tra le sue braccia, i suoi baci erano come carezze per l'anima, le sue parole un infuso di vita.

"Resto con te alla canonica". Disse sopprimendo una risata dovuta allo stato di ebbrezza, intanto s'avvinghiò al collo dell'uomo per sorreggersi.

"Meu amor, non approfitterei mai di una donna ubriaca, lanche se con te è difficile resistere".

"Tienimi stretta a te come a Manaus" sussurrò accoccolando il viso tra l'orecchio e la spalla di João. Il suo profumo era così buono: speziato e dolce ma non stucchevole.

La prese in braccio, come si fa con i bambini e proprio come una bambina scivolò nel sonno.
La portò nella camera della foresteria e l'adagiò sul letto, prima le sfilò le scarpe e poi la infilò sotto le coperte.

Si prese un attimo per ammirarla, era talmente bella da far dimenticare il resto del mondo.
Dalia mugugnò qualcosa mettendosi sul fianco destro e fu in quel momento che João lo notò, Dalia indossava entrambi gli orecchini e questo significava una sola cosa...quando era uscita fuori per una boccata d'aria si era vista con Riccardo e lui le aveva dato l'altro orecchino.

Una morsa velenosa gli agguantò le viscere, il mostro della gelosia si fece strada nella sua testa.
Quel fottuto bastardo le girava ancora intorno.
Doveva portarla via da quel maledetto paesello.

L'alba di DaliaWhere stories live. Discover now