Cap.3 Il passato non passa mai veramente?

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Adriana era mattiniera da sempre, sin da piccola apprezzava la casa immersa nel silenzio mentre i primi raggi di sole facevano capolino dalla finestra.

Crescendo aveva sviluppato una vera e propria passione per lo jogging mattutino e tranne rare eccezioni lo praticava sempre, non importava se fosse in vacanza o che piovesse, la corsa alle 6 puntuali doveva esserci.

Anche quella mattina era uscita lasciando suo marito dormendo, lui di solito si alzava intorno le 06:30/7 al massimo, rispetto a lei però andava a letto sempre a notte fonda.

Ormai era alla fine della corsa e già aveva iniziato il defaticamento quando una notifica sul suo Applewatch richiamò il suo interesse.
Lesse veloce e più volte il messaggio mentre il cuore iniziò a martellare forte.

Deglutí nervosa aveva la bocca secca.
Attivò la modalità vocale per rispondere e contemporaneamente si lanciò di corsa verso la tenuta.
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Dopo circa 22 ore e rotti il volo Manaus-Roma stava per atterrare a Fiumicino. I guardiani in comune accordo con i Licaoni avevano scelto di far viaggiare Dalia su un aereo civile, proteggerla tra la gente comune era la cosa più sensata.

La Pharma&Co non avrebbe mai azzardato un attacco ad un volo di linea, non erano stupidi.
Visto che godevano della protezione di alcuni politici Italiani dovevano mantenere un profilo basso per non perdere i favori.

Al terminal però una squadra di Licaoni e una di Guardiani avrebbero scortato la ragazza fino al consiglio della Maiella.

Per tutta la durata del volo lei non aveva né mangiato né dormito, al contrario di João.
Era persa nei suoi pensieri, lontana anni luce, sola con la sua musica.

João ormai la conosceva e non le aveva fatto nessuno tipo di pressione, era meglio lasciarla decompressurizzare. A malincuore però doveva ammettere che temeva un eventuale incontro tra Dalia e il suo ex.

Un pensiero egoistico fatto di pura gelosia gli mordeva l'ego, ci stava combattendo da quand'erano partiti e sconfitto lo aveva sconfinato nel profondo.

"Manco da due anni e mezzo da Roma" disse sospirando mentre l'aereo iniziò le manovre d'atterraggio. Furonole prime parole che pronunciò da quando si erano imbarcati.

"Presto finirà e tu mi farai da Cicerone, sogno di visitare Roma da sempre". Disse speranzoso.
Dalia non gli rispose ma gli fece un sorriso stanco.
Aveva profonde occhiaia che le cerchiavano i tristi occhi azzurri.

"Faresti una cosa per me" continuò João.
"Cosa?"
"Mangia per favore ."
"Allora chiedi ai miei carcerieri di portarmi dei maritozzi seri".
"O que ?!"
Lo bació delicatamente sorprendendolo.

"Devo spiegarti proprio tutto".
Appoggiò la testa sulla sua spalla mentre João le allacciava la cintura di sicurezza.

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"Buongiorno Assunta , il signore è già in piedi?"
Esordí Adriana entrando come una furia in cucina; la cuoca si spaventò e fece cadere un mestolo a terra.

"Perdonatemi signora mi avete spaventato".
" Hai ragione, scusami."
Cercò di normalizzarsi, sembrava esagitata.
"Il signor Riccardo è nella sala da pranzo, Ira sta servendo la colazione".
"Perfetto! Lo raggiungo subito e poi dopo salgo a fare la doccia".
La donna annui un po' stranita e poi tornò alle sue incombenze ignorandola.

Adriana fece alcuni respiri e cercò di tornare in sé, non doveva insospettirlo.
Una volta calmata si stampò un bel sorriso dissimulatore ed entrò nella sala.

"Bonjour Rich" trillò macchiavellica , lui sedeva come al solito a capotavola, alla sua destra Laerte e la bambina. Ira invece in piedi stava finendo di apparecchiare.

Non condivideva il fatto che i sottoposti mangiassero con i padroni ma su questo Riccardo era irremovibile.

"Buongiorno cara" rispose lui e si alzò per scostarle la sedia e farla accomodare.

"Ira, Laerte " riservò un cenno di capo come saluto agli altri commensali che risposero nel medesimo modo.

"Sbaglio o hai fatto più tardi con la corsa stamane?" Domandò curioso il marito.

"Effettivamente si, ero un po' fiacca".

"Sarà il freddo" intervenne Laerte , cosa che la disturbó. Di tanto in tanto avrebbe gradito un po' di privacy ai pasti ma a meno che non lo chiedesse esplicitamente a Riccardo, non avveniva mai.

"Ha ragione Laerte, il terreno del bosco a dicembre è più duro e scivoloso. Non stancarti troppo " le fece una lieve carezza sul viso.

Era così dannatamente perfetto, il marito perfetto.
Questa cosa la metteva in una condizione di perenne ansia, l'ansia di perderlo.

Conosceva a fondo la sua anima, era stata la sua psicologa prima di diventarne amante e infine moglie.

Non aveva ragione di preoccuparsi. Eppure quella lieve ombra, quel fantasma che lui stesso ricacciava era sempre lì in un angolo .

Doveva razionalizzare e non ci riusciva, era pateticamente gelosa di qualcosa di dissolto che stava per ripalesarsi.

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Varcare le soglie del consiglio della Maiella la scaraventò di due anni indietro,tutti i ricordi della convalescenza riaffiorarono facendole male .

L'emozione però di rivedere Gugliemo fu fortissima. Era lì nel suo ufficio ad accoglierla e lei senza pensarci nemmeno gli corse tra le braccia.

"Bentornata figlia" le sussurrò all' orecchio e tutto d'un tratto quella base militare le sembró casa.

João rimase in fondo alla stanza, discreto e silenzioso li osservava.

"È bello rivederti Gugliemo".
"Anche per me vale lo stesso, ho seguito il tuo percorso e so che hai fatto grandi cose". Rispose con tono fiero.
"Tutto merito anche di João, mi ha fatto mettere la testa a posto".

Chiamato in causa emerse dall'angolo in cui si era autorelegato , Dalia gli porse la mano invitandolo a raggiungerla.

"Dottore, lasci che la ringrazi per tutto quello che ha fatto per la nostra Dalia".

"Non c'è bisogno signor Del Percio, per la mia futura moglie nulla è mai abbastanza". Fu secco come la frecciata scoccata.

Guglielmo lanciò uno sguardo interrogativo alla ragazza che abbassò gli occhi al pavimento, anche se non ce n'era ragione si vergognò.

"Evidentemente non sono aggiornato su tutto". Fece sornione nel mentre si avvicinò all'angolo bar per riempire tre bicchieri, con il loro rinomato amaro.

"Mi ha chiesto di sposarlo proprio la sera dell'agguato. Per questo ci trovavamo a Manaus." Si affrettò a giustificarsi.

"Mai coincidenza fu piu' fortunata allora". Rispose l' uomo porgendole il bicchiere, subito dopo serví João e infine se stesso.

"Infatti, se quella sera non l'avessi portata a Manaus non so cosa sarebbe potuto accadere".
Questa volta l'intervento fu un po' astioso ma sembrò non scomporre Guglielmo.

"Hai pienamente ragione, purtroppo c'è una talpa e fino a che non l'avremo scovata Dalia dovrà stare al borgo".

"Perché al borgo?" Domandò contrariato.

"Perché al borgo sono meglio protetta e lì c' è anche il mio branco". S'intromise Dalia.

"Io andrò con lei". Andò giù più duro, marcando il suo territorio.
Guglielmo stava iniziando ad irritarsi e mentalmente prese a contate fino a 10.

Il Fidelgo era figlio di una nobile e antica famiglia di guardiani Portoghese, solo per questo doveva essere rispettoso nei suoi riguardi. Non riusciva però ad accettare che quel dottorucolo si fosse preso il cuore di Dalia.

Era incazzato nero per come fossero andate le cose; Voleva bene a sua nuora Adriana ma c'entrava poco con Riccardo, proprio come il portoghese con Dalia.

"Ovvio che andrai con lei. Il borgo è casa tua e poi immagino che voglia presentarti i nonni".

A quell' idea un sorriso si stampò sul viso della ragazza, avrebbe rivisto Ada e Giovanni.

L'alba di DaliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora