Faccia a faccia

10 0 0
                                    

Riccardo aveva percorso quel tratto del Tevere innumerevoli volte durante la seconda guerra mondiale, aveva dentro di sé ancora gli echi di quei giorni. Mai avrebbe scordato il terrore in quegli occhi.
Quanti ebrei avevano salvato lui e Tullio?... centinaia, forse un migliaio.
Quando il suo amico era diventato un mostro senza cuore?
Era un guascone, un furfante, ma niente di più. Possibile che l'odore potesse estremizzare la parte peggiore di un lupo?
Vigo l'osservava in attesa di risposte.
"Io e Tullio eravamo fratelli, è stato il mio mentore" -mando giù un boccone amaro sotto lo sguardo attento del rosso- "abbiamo vissuto di tutto e ci siamo salvati la vita a vicenda". Sembrava quasi che lo volesse riabilitare.
"L'odore è la parte più selvatica che abbiamo. Riusciamo a gestire tutti gli impulsi tranne questo". Commentò neutrale Vigo.
Intanto remavano lentamente, lasciandosi trasportare dalla corrente. Si erano mossi al tramonto: intorno a loro c'erano solo canneti, prati e il gracidare delle rane.
"I soldi gli sono sempre piaciuti, ha iniziato a venderci alla Pharma".
"C'è lui dietro i combattimenti?"
"Tra le altre cose". Rispose sospirando Riccardo.
Calò il silenzio tra loro.
Il silenzio dei guerrieri che si preparano alla loro danza con la morte.
Dopo circa due ore raggiunsero una grata semi nascosta dalle canne. La notte era calata.
———–—————————————————————

"Sono esausta, posso tornare nella mia cella?"
Apportare quelle firme l'avevano svuotata. Credeva che dopo tanto digiuno si sarebbe fiondata sul cibo e invece lo stomaco le si era ristretto. La vista di quel ben di Dio disposto sulla tavola la stomacava.
Tullio smise di masticare, si pulì elegantemente gli angoli della bocca e facendo il giro rapido del tavolo la raggiunse.
Non si mosse di un millimetro, aveva rinunciato a cercare d'interpretare le sue mosse.
Tullio s'inginocchio carezzandole con una mano la guancia.
"Amore mio, non dovrai mai più tornare in cella. Staremo nella nostra camera."
Quei pozzi neri che erano i suoi occhi brillavano di bramosia, si sentiva una bambola di pezza nelle sue mani.
Qualsiasi cosa le avrebbe fatto, non avrebbe più potuto ferirla, si era ormai rintanata da qualche parte in fondo alla sua anima. Aveva tradito Riccardo, I suo nonni e il borgo. Meritava quella sorta di pseudo vita.
"Non ti toccherò in quel modo, finché non sarai pronta, te lo giuro!"
Sembrava sincero.
Quanto devastante poteva essere la storia dell'odore, si chiese. Tullio ne era la dimostrazione vivente: sapeva essere spietato e crudele, un vero mostro psicopatico eppure in quel momento, mentre le mostrava la loro stanza, era solo un uomo disperatamente ossessionato nel volerla compiacere.
Aveva studiato nel minimo particolare la casa di Roma, c'erano tutti i suoi effetti personali con l'aggiunta di molti altri simili ma più costosi.
"Voglio che tu ti senta a casa, per il momento non hai libertà di movimento ma poi potrai tornare a Roma  e" le prese la mano- l'aveva guidata dal salone alla camera da letto, attraversando un breve corridoio- senza toccarla, "sarai di nuovo te stessa".
"Quella Dalia che hai morso non esiste più! Mi hai messo dentro questa cosa" constatò neutra continuando a tenergli la mano.
"Esiste un antidoto in grado di restituirti l'umanità. Keller è geniale nel suo campo".
Quella notizia fu una piccolissima gratificazione, una goccia in un oceano di dolore.
"Che cosa intendi?!"
"Che il mio regalo di nozze sarà restituirti la tua natura. Keller ha sintetizzato una proteina capace di inibire il dna dei licaoni. È stato un effetto collaterale prodotto mediante l'uso del tuo sangue per la creazione di un nuovo farmaco" .
"Volete ibridare gli essere umani?"
"Sì". Era leggermente irritato, a lei importava e sconvolgeva di più la notizia del farmaco che il fatto che gli stesse ridonando la sua vecchia vita.
Erano ai piedi del letto e pensieri oscuri gli salirono violentemente. Chiuse gli occhi, inspirò e cercò di mantenersi calmo, non poteva farle del male adesso, l'avrebbe persa davvero. Non voleva un burattino tra le mani.

"Tullio è una cosa orribile quella che state per fare" lo attirò a sé. I loro visi ad un centimetro.
"Non devi preoccuparti di questo, il futuro non si ferma. L'uomo è destinato a evolversi per non soccombere. Come fanno gli animali d'altronde".
Fu una tentazione troppo forte averla così vicina, un bacio poi non era una violenza: le sfiorò le labbra delicatamente, gustandosi il calore e il sapore. Era debilitata e quindi molto screpolate, eppure lo inebriarono.
Fare l'amore con lei sarebbe stato come essere in paradiso. La sua perfetta metà.
__________________________________

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Apr 11 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

L'alba di DaliaWhere stories live. Discover now