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GRANDI LAVORI

Dal vedere mio padre nervoso, asciugarsi la fronte sudata con un fazzoletto di cotone, dopo aver discusso al telefono con quella che doveva essere una donna fuori di testa – su alla vecchia villa dei Farlow – mi aspettavo di trovare una pazza pron...

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Dal vedere mio padre nervoso, asciugarsi la fronte sudata con un fazzoletto di cotone, dopo aver discusso al telefono con quella che doveva essere una donna fuori di testa – su alla vecchia villa dei Farlow – mi aspettavo di trovare una pazza pronta a vendere i nostri organi al mercato dopo averceli estirpati senza anestesia.

Non avevo mai visto mio padre così agitato come in quella sera (e io gli davo già abbastanza da pensare), di solito sapeva anche come farsi rispettare. Il mio vecchio non amava lavorare in tarda serata, era una sua regola: aveva degli orari precisi, a meno che non si fosse trattata davvero di un'emergenza. Cosa più importante, Amery Gorman non tollerava che si parlasse male di me, del suo unico figlio. Ma con quella donna, e lo capii dalle cascate del Niagara sulla sua fronte, mio padre non sapeva come comportarsi.

Presi posto accanto al mio vecchio, occupando il sedile del passeggero della sua Dodge St. Regis del '79: l'ambiente profumava di menta per il Little Trees agganciato allo specchietto retrovisore interno. Inutile ricordargli che oramai eravamo negli anni novanta e che doveva ammodernarsi un po', ma lui era troppo affezionato alla sua auto. Non gli importava quanto costose potessero essere le riparazioni di cui necessitava quel catorcio: era la sua macchina, sua e di mia madre, la loro prima vera auto.

Un po' lo capivo, non desideravo che la buttasse, ma era un po' vecchiotta: persino a piedi ci superavano.

«Mettiti la cintura, Drake!» mi rimproverò il vecchio Amery, con in mano la chiave bloccata a mezz'aria.

«Devo mettermi la cintura, per due secondi di strada?» gli rinfacciai poggiando un piede sul cruscotto. «E perché hai portato la cassetta degli attrezzi?» gli chiesi dando un'occhiata ai sedili posteriori. «Darai l'illusione di poter fare qualcosa per quella pazza! Per quella villa c'è una soluzione più efficace: darle fuoco! È una pazzia provare a sistemare le tubature o controllare l'impianto elettrico, tutto insomma! Quel rudere è da buttare a terra!»

Mio padre mi schiaffeggiò la gamba affinché mi sedessi più composto. Non si decideva a mettere in moto.

«Vogliamo andare?» gli chiesi divertito. «A quella pazza non farà piacere se tardiamo.»

«Drake, controllati», infilò la chiave nel quadro e la girò, non partì subito, ma aspettò che l'auto si riscaldasse un po', «e non chiamarla in faccia "pazza". Chiaro?»

Me la ridevo tra me e me pensando che mio padre mi ritenesse così maleducato da poter dire sul serio ciò che mi pregava di tacere. Poggiai nuovamente il piede sul cruscotto davanti a me, e ancora fui intimato di rimetterlo giù.

«Quella donna», mio padre incominciò a parlarmi con la faccia seria di chi sapeva che un imminente guaio lo avrebbe costretto a reagire, «ha una figlia che ha un anno meno di te. Ti prego di non provarci anche con lei!»

Avrei amato solo teDonde viven las historias. Descúbrelo ahora