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PROBLEMI

Sentivo la necessità di fumare una sigaretta, dopo essere scappato via da Tracy senza darle troppe spiegazioni

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Sentivo la necessità di fumare una sigaretta, dopo essere scappato via da Tracy senza darle troppe spiegazioni.

Nella mia testa si presentarono diversi pensieri, uno in particolare attirò la mia attenzione: Tracy era l'unica, oltre mio padre, in quella schifosa città con la mentalità da gregge di pecore, a trattarmi come un essere umano, come una persona vera.

Quella ragazza tranquilla non si era mai mostrata spaventata dal mio aspetto che, a detta altrui, faceva scappare la gente. Forse, e solo al principio, l'avevo vista intimidita da me, ma dal mio modo di approcciarmi, non dalla mia persona. Tracy non aveva mai dato ascolto alle chiacchiere che giravano su di me, voci che la stessa madre di lei le ripeteva a voce alta anche in mia presenza.

Mi chiesi se non avessi fatto male ad allontanarla da me.

«Eccolo là! Ehi, Gorman!» la metallica e boriosa voce di Dick Willows mi giunse alle spalle facendomi scattare in allerta, la rabbia cominciò a ribollirmi dentro, istintivamente serrai i pugni.

Con la sigaretta in bocca, mi voltai verso quello spilungone sul metro e novanta di Mick, mostrandomi divertito dalla sua presenza.

Come quasi ogni giorno, il ripetente giocatore di pallacanestro, che ci teneva a far capire che fosse lui il capitano, si era vestito con la tuta della sua squadra: un misto di colori bianco e rosso che non gli stavano per niente bene con quel colorito latteo che si ritrovava. Scoppiai a ridere.

«Che hai da sghignazzare così, Gorman?» continuò a provocarmi Mick, nonostante io avessi deciso di ignorarlo andando avanti per la mia strada. Questi mi si piazzò davanti con fare minaccioso. «Ti ho visto in giro con quella balenottera prima. Cos'è quella cosa tutta vestita di nero? È la tua nuova ragazza? Magari così starai alla larga dalla mia!»

I suoi due tirapiedi, oltre che incapaci compagni di squadra, risero alle battute velenose del loro leader.

«Sta zitto, idiota! Non devi neanche guardarla Tracy! Perché è così che si chiama: Tracy! Chiaro?» ordinai a Mick, per poi rivolgermi con strafottenza alle sue guardie del corpo, prima che questi potesse ribattere qualcosa. «Conan, Josh, l'aver compreso una delle tante fesserie che escono dalla bocca del vostro amico, deve essere stata per voi un'impresa titanica. Dimmi, Josh, stamattina hai consumato tutto il gel di Snowy Mountain per quei tuoi capellacci neri? Ti sei reso conto poi che non è notte? Non sapevo che i vampiri uscissero anche di giorno! E tu Conan, quel codino biondo, e quei muscoli gonfiati a dismisura, non distrarranno la gente dalla tua perenne espressione da ebete. Dimmi un po', ci sei o ci fai? Credo più la prima.»

«Diamine! Ma come ti permetti?» mi urlò contro Conan con la sua voce stentorea. «Sei finito!»

«Mick!» lo chiamò Josh "il vampiro". «Ma mi sta prendendo in giro? Io non sono un vampiro! Perché lo ha detto?»

«Questo deficiente deve capire chi comanda per davvero!» Mick si scrocchiò il collo e le dita delle mani. «L'ultima volta, è evidente, non gli è bastata!»

«Dagli una lezione!» udii urlare da qualcuno, ma non ebbi il tempo di riconoscere la voce che schivai lesto un destro di Mick.

 «Dagli una lezione!» udii urlare da qualcuno, ma non ebbi il tempo di riconoscere la voce che schivai lesto un destro di Mick

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«No, Mick!» la voce allarmata di Malory giunse alle mie orecchie facendomi distrarre dallo scontro. «Drake! Fatela finita!» la ragazza prese Mick per un braccio e lo guardò con fare implorante. «Ti prego, lascialo andare!» gli disse quasi con le lacrime agli occhi. «Fallo per me. Ti supplico!»

«Sta zitta, tu!» le rispose lui, scrollandosi infastidito la sua mano di dosso, ma fermandosi. «Non ti impicciare!»

«Non le parlare così!» rimproverai quel vile, mentre Malory si frappose tra di noi, nonostante Mick le avesse chiarito che doveva andarsene. «Stai bene?» le chiesi sottovoce accarezzandole i capelli e guardandola negli occhi, odiavo vederla così spaventata e sul punto di piangere. «Malory...»

«Stai tranquillo», mi rispose lei scuotendo la testa. «Vi prego...» e ripeté la stessa scena con me. «Smettetela, fatelo per me!»

«Perché lui dovrebbe fare qualcosa per te?» si ingelosì Mick, i suoi occhi si spalancarono e le narici si dilatarono come stessero espirando fiamme incandescenti. «Allora è vero: c'è qualcosa tra voi due! Mi tradisci con questo vigliacco! Sta alla larga dalla mia ragazza, Gorman: Malory è mia! Capito? Mia

«Per ora!» affermai senza la minima traccia di umorismo.

Mick era pronto a reagire, ma per qualche ragione si trattenne.

«Che succede qui? Andate tutti in classe, svelti!» disse una donna austera sulla quarantina che ci stava raggiungendo con passo svelto.

Ora capisco! Mi dissi. Che furbo che sei, Mick! Davvero furbo!

La preside Eva Jones era una signora elegantemente vestita, coi capelli biondi sempre raccolti in uno chignon basso, la carnagione chiara e due freddi occhi azzurri. Si avvicinò a noi, ma prese a guardare male solo me.

«Gorman!» pronunciò il mio cognome con astio, tenendo incrociate le sue mani al petto. Il completo grigio che indossava la faceva sembrare più la direttrice di un carcere, che la preside di una scuola. «Sempre il solito. In presidenza! E voi altri in classe!»

Stavo per avviarmi controvoglia, e per la milionesima volta, verso l'ufficio di quella strega. Mick e i suoi amici risero allegramente.

«Mi scusi!» riconobbi subito la voce dal timbro nasale di Tracy. «Perché in presidenza ci deve andare solo Drake? È stato quell'altro ragazzo a cominciare!»

Avrei amato solo teOù les histoires vivent. Découvrez maintenant