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DIFFICOLTÀ

Le solite oche pettegole - questa volte riunite nell'elegante salotto della signora Hood - mi regalarono tutte delle smorfie di puro disgusto nel vedermi entrare in casa dopo il mio vecchio

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Le solite oche pettegole - questa volte riunite nell'elegante salotto della signora Hood - mi regalarono tutte delle smorfie di puro disgusto nel vedermi entrare in casa dopo il mio vecchio.

Cercai di non ridere loro in faccia per quell'assurdo modo che avevano di abbigliarsi, e che puntualmente trovavo assai ridicolo: c'era la vedova perenne coi suoi inutili abiti neri, l'espressione afflitta che non riusciva più a mandare via dalla faccia rugosa tanto si era allenata a renderla credibile; persino la pazza, con una collezione imbarazzante di tuniche a fiori e pantofole che usava al posto delle scarpe, riuscì a disturbarmi tanto quanto la signora Barlow che, col suo abito nero e lungo e i tacchi a spillo, pareva dover partecipare a una serata tra ricconi piuttosto che a un the con pasticcini tra semplici amiche.

«Oh, Amery!» la madre di Malory si lamentò con mio padre; si levò di scatto dal divano, colpendosi le ginocchia con le mani. «Ho ospiti!»

Quel giorno, Cornelia Hood, ero certo avesse frugato nell'armadio della figlia: riconobbi all'istante il pantalone bianco di Malory e la sua maglia di lana preferita, dello stesso colore.

«Ero disponibile solo ora», le rispose con garbo il mio vecchio.

«Bene!» sbuffò, la signora Hood, incrociando le braccia al petto. «Il guasto è al quadro elettrico in soffitta, conoscete la strada e... Amery? Tieni a bada quello screanzato di tuo figlio!» mi fulminò con gli occhi come potesse incenerirmi col solo sguardo. «Di sopra c'è la mia adorata Malory con una sua amica. Non voglio che questo essere infetto le contagi con... qualsiasi sia la malattia di cui soffre. Neanche i tanti soldi che guadagnate basterebbero per procurargli una cura efficace!»

Sapevo che mio padre era in procinto di difendermi - le rughe marcate sulla sua fronte sudata erano un chiaro segnale - ma lo anticipai svelto: «Stia tranquilla, signora. Non arrecheremo alcun disturbo e, una volta girato l'angolo, saremo invisibili e silenziosi per le persone che si trovano in questa casa».

Sorrisi soddisfatto nel vedere come le mie improvvisate buone maniere - col sarcasmo ben celato - lasciarono a bocca aperta, e senza parole, la signora Hood; le altre pettegole alzarono all'unisono le sopracciglia, come fossero sincronizzate, e mi lanciarono sguardi che variavano fra l'inorridito e lo sbalordito.

Mi avviai di sopra, con mio padre, dando a tutte loro le spalle.

«Bravo, figliolo!» mi disse lui, camminandomi davanti; portava la sua cassetta degli attrezzi con la mano sinistra, visto che lamentava dolori all'altro braccio. «Sei stato educato. Bisogna essere superiori.»

«Gliele stavi per cantare tu stesso, non è vero?» sorrisi, cercando di non scoppiare a ridere così da farmi udire dalle pettegole di sotto.

«Be'...» rispose il vecchio Amery, voltandosi a guardarmi per un paio di secondi. «Nessuno può toccare mio figlio!»

Avrei amato solo teWhere stories live. Discover now