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CEDERE ALLA TENTAZIONE

Stavo cercando di far capire a Tracy che mostro di persona era la donna che chiamava mamma, che non avrebbe dovuto farsi condizionare da quell'essere al punto da annullare la sua persona, ma sentimmo bussare alla porta

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Stavo cercando di far capire a Tracy che mostro di persona era la donna che chiamava mamma, che non avrebbe dovuto farsi condizionare da quell'essere al punto da annullare la sua persona, ma sentimmo bussare alla porta.

«Aspetta un attimo», le dissi scocciato, alzandomi in piedi, e sciogliendomi da quel contatto che mi stava abbastanza piacendo. «Vedo chi è e lo mando via subito!»

«Non fare il maleducato! E se fosse per lavoro?» mi rimproverò lei, facendomi sorridere mentre, dandole le spalle, mi diressi verso la porta.

«Vedremo», le risposi con un'alzata di spalle.

Aprii il portone ed ecco che la vidi: la cosa più bella al mondo, la più speciale per me... Malory Hood.

No, non è per lavoro!

Per un breve attimo, che parve eterno, mi scordai persino di Tracy, che si trovasse nel mio salotto, seduta sul mio divano. Tutto quello che avevamo condiviso era come svanito nel nulla. Vedevo solo Malory, ero accecato dalla sua avvenenza, rapito da quei lineamenti delicati e perfetti.

Non appena mi ripresi dal mio momento d'assenza però, causato da quella visione paradisiaca, mi piazzai davanti alla porta aperta con tutto il corpo, in modo da coprire a entrambe la vista dell'altra.

Non volevo che si vedessero, notai, dalla pelle che mi bruciava per il nervoso, che mi stava dando un certo fastidio il pensiero di godere della compagnia di entrambe in contemporanea.

Non sapevo perché, ma l'idea di saperle in confidenza, mi metteva assai a disagio, trovavo davvero innaturale un'amicizia tra quelle due ragazze: Malory, con il suo temperamento forte, e il suo atteggiamento da bambina viziata, non poteva andare d'accordo con la remissiva, innocente e fragile Tracy.

Malory la distruggerebbe. Mi dissi turbato. La distruggerebbe.

«Malory... Che sorpresa!» affermai per nulla estasiato, chiudendomi la porta alle spalle in modo che non potesse appurare che ero in compagnia. «Sono davvero davvero contento di vederti. Solo... Cosa vuoi? Hai mollato le lezioni?»

«Davvero davvero contento? Ripeti due volte la parola "davvero" solo quando sfoggi il tuo sarcasmo!» mi fece notare lei, guardandomi con la testa inclinata e coi suoi occhi scuri che mi scrutavano il volto con piacere crescente. Il modo sensuale in cui si mordicchiava il labbro inferiore, mi stava facendo ammattire. Mi morsi l'interno della guancia per concentrare l'attenzione su altro. «Drake, è ora di pranzo! Pensavo...» si avvicinò di più a me, con le dita che giocherellavano con la mia collana a catena.

«Cosa ci fai qui?» le domandai nervosamente, evitando di incrociare i suoi occhi nel vano tentativo di non cadere in una delle sue trappole.

Non che mi dispiacerebbe! Pensai tra me e me, sempre più elettrizzato. Malory è una vipera come tutti gli altri, qui in città, ma il suo veleno mi inebria; mi lascerei mordere pur di averla tutta per me.

Malory mi guardò, alzando un sopracciglio, sorpresa forse dal fatto che in faccia mi si leggeva quanto poco desiderassi restare in sua compagnia in quel momento.

«Non lo sai perché sono qui?» mi stuzzicò lei con un sorrisetto malizioso, le sue mani mi accarezzavano il petto da sopra la t-shirt che indossavo, le sue mani erano lente, ma decise; il mio respiro era agitato, le mie braccia tremavano spinte a voler agire... Fremevo dal desiderio di farla mia subito. 

Mi stai provocando, piccola! Pensai, leccandomi il labbro e incominciando a temere di non riuscire più controllarmi in sua presenza: Malory sapeva fin troppo bene cosa fare o dire per farmi impazzire. Aveva un tale controllo su di me, da rendermi quasi suo schiavo.

«Malory...» le presi le mani tra le mie, la sue pelle era piacevolmente morbida al tatto. Quella bocca attraente a pochi centimetri dalla mia. Il meraviglioso odore che emanavano i suoi capelli. La volevo. «Non ho voglia di giocare, adesso!» deglutii, i miei voraci occhi che scrutavano ogni centimetro di quel corpo perfetto, contro la mia stessa volontà.

«Io invece sì!» mi rispose lei sottovoce, liberando le mani dalla mia presa. «Ne ho proprio tanta voglia.»

Accadde tutto in un attimo: Malory mi passò decisa una mano dietro il collo e avvicinò il mio viso al suo con estrema calma, i suoi occhi divertiti che si spostavano dai miei alla mia bocca; le nostre labbra si scontrarono. Fu un bacio appassionato quello che ci scambiammo, affondai la lingua nella sua bocca, mentre la stringevo a me come a volermi fondere con lei.

Malory non mi oppose resistenza come quando l'avevo baciata a casa sua, mi si avviluppò addosso facendomi sbattere di schiena contro la porta a causa della perdita di equilibrio.

«Non voglio che tu ti veda più con quella Tracy Barlow!» mi sussurrò all'orecchio, staccandosi all'improvviso da me. Rimasi di stucco. Avevo intenzione di ribattere, le avrei detto chiaramente che non era nessuno per potermi dire chi frequentare o meno, che non erano fatti suoi, ma non mi lasciò il tempo di aprire bocca. «Divento gelosa, poi. E, per favore,» aggiunse guardandosi intorno quasi turbata, «entriamo in casa. Qui ci potrebbero vedere...»

Per quanto fosse forte il desiderio di avere Malory tutta per me, dovevo ricordarmi che non ero solo e che sarei stato un vero stronzo a mollare un'amica solo per spassarmela per un po'.

«Tesoro,» le dissi accarezzandole i capelli e dandole piccoli baci sulla fronte, sulle guance e sulle labbra, «non sai quanta voglia ho di te, ma adesso...»

«Il tuo furgoncino!» mi interruppe lei come colta da un'illuminazione, mi prese per mano e mi trascinò verso l'entrata del garage. «Il tuo furgoncino ci conosce molto bene...» parlò con quella sua vocetta suadente. «Ti ricordi quella notte, sulla via della vetta nord?»

«E come potrei dimenticarla?» esclamai, una volta entrati in garage, e chiudendo tutto per ripararci alla vista del mondo esterno.

Mi vergognai della puzza di chiuso che aleggiava lì dentro, come degli attrezzi gettati alla rinfusa e del disordine che regnava sovrano, ma Malory non parve farci molto caso: era come se i suoi occhi vedessero solo me e che quella vista le piacesse molto.

La serata a cui alludeva era stata una delle più belle della mia vita: la nostra prima volta; guardavamo Snowy Mountain dall'alto, il cielo era limpido e stellato (come poche volte capitava nella nostra cittadina), i pini ci circondavano in un abbraccio in quello spiazzo erboso e isolato.

Malory aprì lo sportello del mio furgoncino rosso e ci si accomodò, mantenendo lo sguardo voglioso su di me. «Che ne dici di rivivere quell'esperienza, adesso?» mi domandò, facendomi segno con l'indice di raggiungerla.

Non persi tempo a risponderle che mi fiondai su di lei, me ne fregai del fatto che potesse avere o meno un ragazzo, mi dimenticai persino di Tracy che mi stava aspettando in casa; mi chiusi alle spalle lo sportello del furgoncino con violenza e mi lasciai andare alla passione.

Avrei amato solo teWhere stories live. Discover now