capitolo diciassette

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verso le 15.30 il telefono del bello addormentato inizia a suonare svegliandolo.

"pronto" risponde con la voce assonnata alla telefonata che aveva appena ricevuto.
"si arriviamo subito" dice chiudendo la chiamata.

si ributta nel letto e appoggia la testa sul mio petto.

"dove dobbiamo andare?" chiedo.
"chala e altra gente della squadra ci aspettano di sotto" dice.
"beh allora andiamo" dico.
"ma io sto bene qui...comodo, sulle tue tette" dice.
"dai muoviti" dico alzandomi.

ci prepariamo in fretta e scendiamo giù.

fuori dall'hotel ci aspetta hakan, ci informa poi che gli altri sono nel bar che abbiamo scelto per fare il nostro aperitivo.

dopo che i due compagni di nazionale si sono salutati, kenan mi presenta.

"lei è la mia amica, rebecca" dice il turco.
"molto piacere rebecca, io sono hakan" dice.
"piacere mio" sorrido.
"hai degli occhi bellissimi" mi dice hakan.
"heii frena la lingua" scherza kenan.
"sadece bir arkadaş ha?" chiede hakan a kenan.
"özel dostum, kıskanıyorum...bunu biliyorsun" risponde lo juventino sorridendo.
"non ho capito mezza parola, ma sorriderò e annuirò facendo finta di aver capito tutto" dico facendo ridere i due ragazzi.

arriviamo nel famoso bar in piazza duomo, dove ci aspettano barella, bastoni, di marco e lautaro.

"ma ciao becki" mi saluta bare sorridendo.
"ciao bare" sorrido io.
"ho un illuminazione o questa è baby chiesa?" chiede basto.
"in carne ed ossa" sorrido sedendomi tra kenan e federico.
"baby chiesa eh?" mi sussurra il turco.
"piacere lautaro" mi salva l'attaccante dell'Inter.
"piacere rebecca" dico.
"mi sembra di averti vista da qualche parte..." pensa lautaro.
"grazie al cazzo lauti, è la sorella di fede chiesa...non si perde nemmeno un derby d'Italia" gli risponde nico.
"ahh ecco" conclude l'argentino.

parliamo un po' del più e del meno, poi si fa ora di cena che facciamo tutti insieme..anche con le mogli e i figli dei calciatori.

finita la cena, andiamo in hotel a cambiarci per la serata in discoteca.

"io sono pronta" dico.

indosso un vestito argento, molto corto e attilatto.
ho optato per una coda alta gellata e dei tacchi che riprendono il vestito.

"see, contaci" dice il turco indossando la sua maglietta bianca.
"che c'è?" chiedo.
"non esci così, ma manco se mi paghi" dice il turco.
"sembri mio fratello" dico.
"non ti piaccio?" chiedo provocandolo.

lui si morde il labbro non sapendo cosa rispondere.

"non mi provare, okianus" dice.
"se no? cosa fai?...yildiz" dico.

siamo vicini più che mai.

"fidati...non vuoi saperlo" dice.
"non mi cambierò" dico.

gli lascio un bacio sul collo e lascio il segno con il mio rossetto tendente al rosso.

prendo la borsa e il cappotto ed esco dalla camera, seguita dal turco...che continua a lamentarsi per il mio vestito.

chiama l'ascensore.

"io faccio le scale" dico.
"perché? hai paura di non riuscire a resistermi e saltarmi addosso in ascensore?" mi chiede.
"no, egocentrico...sono claustrofobica" dico.
"seriamente?" mi chiede cercando di trattenere le risate.

non risponde e faccio le scale.

lo aspetto nella hall dell'hotel.

arriva dopo pochi minuti.

gli occhi// kenan yildiz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora