Episodio 3

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Nat accostò le porte del balconcino, si sfilò il cardigan dalle braccia e lentamente lo lasciò cadere sul pavimento, mentre avanzava verso la piccola zona notte, ricavata a stento, alla quale si accedeva superando i listelli verticali in legno che fungevano da divisorio dal resto dell'appartamento. 

Pronta a gettarsi sul letto, si fermò netta quando le porte-finestre si aprirono all'improvviso. Il vento gridava forte già da qualche minuto e Nat pensò di non aver girato a dovere la maniglia, come spesso le capitava. Tornò indietro ma una volta davanti le porte sobbalzò: la sua ospite era tornata a farle visita ed si era nuovamente accomodata sulla sua ringhiera, come durante il loro primo incontro.
«Imparerai mai ad usare la porta di casa, come fanno tutti?» chiese Nat a Blake accennando un sorriso.


«Ho sentito che gridavi il mio nome» le disse Blake con fare frettoloso, ma inaspettatamente la risposta che diede Nat la spiazzò: «Gridare io, ma che sciocchezza. L'ho a malapena sussurrato! Dico il vero, non guardarmi così. Prendevo una boccata d'aria qui fuori e poco prima di rientrare, ti stavo pensando e senza nemmeno volerlo il tuo nome è uscito dalla mia bocca così leggero che ho creduto di averlo solo pensato.»


«Come ho fatto a sentirti allora? Ho appena iniziato il mio nuovo secolo di vita e forse sto sviluppando delle nuove capacità. Sarà sicuramente così, ma come, mi chiedo?»

Blake era talmente concentrata a parlare con sé stessa che si dimenticò della presenza di Nat, la quale ferma davanti a lei e senza indosso il suo cardigan si stringeva forte tra le braccia nel tentativo di proteggersi dal vento, che sembrava non avere alcuna intenzione di placarsi. A stento tentò di intromettersi il monologo di Blake: «Quindi ho ragione. Sei un vampiro, non negarlo.»
Interrompendo per un attimo il flusso dei suoi pensieri, Blake ribadì perentoria: «Non sono un vampiro», ma poi riprese il suo pensare in solitaria immediatamente dopo aver girato le spalle a Nat ed essersi sistemata con i piedi a penzoloni dalla ringhiera.
A poco o niente valsero tutti i tentativi di intromissione in quel garbuglio di pensieri in cui si era immersa Blake da diversi minuti oramai. 

A detta sua, Nat, anche se era solo un'umana, aveva tutto il diritto di sapere cosa stava capitando nella sua vita. Ma Blake era fatta così, di condivisione e di compagnia non ne sapeva nulla. Non era intenzionalmente sgarbata, in verità non sapeva nemmeno di esserlo. La solitudine non insegna le buone maniere o come relazionarsi con gli altri e Blake purtroppo era da sola da molto, troppo tempo.
«Puoi smetterla di ignorarmi e ammettere che faccio parte anche io di questa storia, che tu lo voglia o no? Per favore Blake!»

Irritata Nat fece l'ennesimo tentativo nella speranza di ricevere considerazione da Blake, la quale imperterrita continuava con il suo personale flusso di pensieri: «Non riesco a concentrarmi. Sento in me solo frustrazione e ansia».

«A chi lo dici», nuovamente Nat ormai arresa all'indifferenza di Blake, «Anche io mi sento esattamente così. Mettici pure il disagio che provo nello stare qui fuori a prendere tutto questo freddo, inutilmente. Mi meraviglia la tua empatia».

«Empatica io, non esiste. Io non provo mai queste cose. E se non sono mie, allora, queste emozioni», Blake con repulsione: «Significa che provengono da te.»
Con fare ansioso poi continuò: «Se così fosse, questo potrebbe voler dire solo una cosa. Ma non può essere, tu sei solo un'umana. Ma no, non può essere, è solo una leggenda. E se così non fosse, quando sarà successo, ma soprattutto come? »

Nat non aveva aperto bocca per tutto il tempo. Tentava di stare dietro a quel fluire veloce di pensieri detti a voce alta ma di cui sfortunatamente non capiva nulla.
Blake improvvisamente si bloccò, finalmente aveva avuto un'illuminazione e si rivolse subito a Nat: «Ora dimmi. La sera che ti ho soccorsa ti sei ferita o anche solo graffiata?»

Nat senza bisogno di rispondere le mostrò un taglio orizzontale che aveva sull'avambraccio destro e così Blake poté affermare con certezza: «E' così che il nostro sangue deve essersi mischiato. Quando mi hai aiutata, nel sollevarmi da terra, avrai posato il braccio su una mia ferita aperta. Questo darebbe una spiegazione al perché riesco a sentire la tua voce anche quando sussurri e siamo distanti chilometri l'una dall'altra. E spiegherebbe anche perché provo quello che provi tu.»

Poi Blake riprese a parlare con sé stessa dimenticandosi nuovamente della presenza di Nat: «Questo spiegherebbe anche il desiderio che ho provato tutto il giorno di vederti.»
Nat non potendone più di essere ignorata alla fine sbottò: «Il nostro sangue si è mischiato? Ma di che diavolo stai parlando? Adesso basta, esigo delle spiegazioni da te. Te lo giuro Blake, se non cominci immediatamente a darmi delle spiegazioni convincenti su tutta questa storia mi farò venire un attacco di panico. E se è vero che sono in grado di trasmetterti quello che provo allora ti assicuro che ti pentirai di avermi salvato la vita!»

Lo sfogo inatteso ad un volume decisamente eccessivo catapultò Blake fuori dai suoi pensieri e la minaccia di attacco di panico la incentivò a concentrarsi finalmente su Nat.
Scese dalla ringhiera e spiazzandola, Blake si fermò con il viso a un palmo da quello di Nat. Occhi negli occhi e con aria maliziosa le disse: «Hai vinto ragazzina. Ti racconterò tutto. Ma ti prego, ora calmati, le tue emozioni mi stanno facendo scoppiare la testa.»

Tra la scoperta appena fatta e l'averle mostrato il suo vero volto, il legame tra le due era ormai sigillato e ciò convinse Blake che peggio di così le cose non potevano di certo mettersi e che per questo spiegare alla giovane umana in cosa si era cacciata non le sembrava più inammissibile.
«Faccio parte di una stirpe molto potente di demoni. Ci chiamano i Notturni poiché nell'oscurità della notte i nostri poteri raggiungono il massimo del loro vigore. Possiamo anche camminare di giorno ma la luce del sole ci rende più vulnerabili. E a noi demoni non piace la vulnerabilità».
«Quindi ce ne sono altri come te?», chiese Nat rientrando in caso e accomodandosi sul bracciolo del divano.
«Ce ne sono molti altri, ma nessuno è come me. Ognuno di noi, al momento della generazione, acquisisce delle capacità uniche impariamo a controllarle con il passare dei secoli. Inoltre, i poteri che riceviamo dipendono dall'ordine di nascita: coloro che sono primogeniti hanno poteri smisurati, quelli appena generati, i neonati, sono quelli più innocui, per quanto possano essere innocui dei demoni, ma sono troppo istintivi e accecati dalla sete di sangue».

«E tu quale saresti?» chiese Nat con pacatezza.

«Io sono solo una Notturna».

Nat si accorse che Blake si era incupita di colpo e nel tentativo di darle una mano provò a cambiare discorso, chiedendole se le andasse di farle vedere quali poteri avesse. Blake si entusiasmò di colpo: «Alcuni li hai già visti, sono molto forte e veloce. Posso saltare su e giù da grandi altezze, per esempio dai balconi, senza farmi un graffio», sorrise ironica, «e per quanto ne sappia niente è in grado di uccidermi. Sono sostanzialmente immortale.»

Blake era visibilmente meno tesa. Aver confessato tutto a Nat le era risultato alla fine meno difficile di quanto avesse immaginato. Si era sorpresa anche del fatto che Nat con rispettoso silenzio era rimasta ad ascoltare ogni parola mostrandosi sempre calma e comprensiva, come se ciò che aveva appena saputo fosse del tutto naturale e per nulla spaventoso.
Ma poi lei, sempre con la stessa pacatezza che aveva tenuto durante ogni sua curiosa domanda chiese ancora qualcosa: «Non mi hai ancora spiegato perché provi quello che provo io, Blake?»

«Non ne sono ancora sicura», le rispose Blake con la medesima calma.

«C'è una cosa che non riesco a comprendere di me stessa», continuò Nat, «Non capisco perché non ho paura di te. Intendiamoci. Non che non ci siano stati momenti in cui mentre parlavi di demoni non mi sia detta scappa, scappa più lontano che puoi. Solo che poi non l'ho fatto. Al contrario, più mi parlavi e mi raccontavi e più capivo che non voglio o forse non posso allontanarmi da te. Perché non ho paura di te?»

«Non ho una risposta, Nat e ti confesso che anche per me è tutto nuovo. Ma ti prometto che, quando troverò le risposte alle tue domande correrò da te. Per qualche ragione so che correrò sempre da te.»

The NocturnalOnde histórias criam vida. Descubra agora