Episodio 12-parte 2

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Nat iniziò a correre , desiderosa di raggiungere Blake al più presto per confessarle i suoi sentimenti. Ignorava la sua destinazione, ma le sue gambe, muovendosi d'istinto, sembravano guidarla in una direzione precisa. Senza comprendere il perché, Nat seguì quell'istinto, convinta che sarebbe riuscita a trovarla.

Nel frattempo, non molto distante da dove si trovava Nat, Blake e Venice erano a casa di Blake. Le due non si erano scagliate l'una contro l'altra in combattimento, al contrario, Blake era rimasta ferma, in piedi, a fissare la sua nemica. Venice allora cominciò ad avanzare lentamente verso di lei, e avvicinandosi le sfiorò le labbra sussurrandole: «E' questo ciò che vuoi stanotte da me?»

Blake non seppe dire di no; in verità avvertiva tra loro un'energia così potente che la spinse ad agire contro la sua stessa volontà e a cercare nuovamente le labbra di Venice. Si obbligò a fermarsi un attimo prima di baciarla e la spinse via. Poi le mostrò il suo reale volto, sorprendendola: «Sei una Notturna! Se lo avessi saputo prima non avrei provato a baciarti. La tua razza mi disgusta. Mi ricorda dell'essere che mi ha fatto questo.»

«Riconosco il tuo odore, demone specchio. Noi Notturni possiamo generare questo tipo di demoni, a condizione che, da umani, accettino spontaneamente di cedere la propria anima. Se sei un demone specchio, devi averlo voluto tu per prima.»

La voce di Venice si caricò all'improvviso di rabbia: «Ho ceduto la mia vita con l'inganno. Voi Notturni siete capaci solo di questo, mentre io l'ho fatto solo per amore.»

Mentre all'interno della casa la discussione tra le due donne diventava sempre più accesa, Nat, arrivata all'ingresso laterale udì la voce di Blake e si intrufolò silenziosamente.

Venice continuò: «Durante il carnevale della mia città natale, le strade si affollarono di maschere e mascherati, e fu allora che incontrai un uomo. La sua maschera abominevole mi colpì al primo sguardo. Iniziammo a vederci in segreto; dapprima mi faceva visita di tanto in tanto, di notte, intrufolandosi nella mia stanza, in casa dei miei genitori. Col passare del tempo, quelle visite occasionali si fecero più frequenti ed io ne divenni dipendente. Niente nella mia vita aveva più importanza dell'attesa delle notti in cui lui sarebbe venuto da me. Mi innamorai irrimediabilmente e, anche dopo che si rivelò essere un demone notturno, non ebbi paura. Fu per quell'amore folle che, quando mi propose di trasformarmi, accettai, sedotta dalla promessa di un'eternità insieme.»

Blake iniziò a percepire un'eco di familiarità nelle sue parole, troppo intensa per essere meramente un'impressione. Così, le fece una domanda, temendo di conoscerne già la risposta: «Cosa accadde nei giorni seguenti alla tua trasformazione?»

«È curioso che tu lo chieda», rispose Venice, la voce tremante di rabbia: «Dopo avermi trasformata in questo mostro, mi ha abbandonata. Mi sono risvegliata dopo la trasformazione e mi sono trovata completamente sola. Da neonata, non ero in grado di controllare i miei istinti, per questo avrei avuto bisogno di una guida. Senza di essa, fui accecata dalla necessità di nutrirmi, di uccidere, di torturare. 

Per prima cosa andai a casa dei miei genitori e li torturai a lungo. Finito con loro presi la vita di chiunque altro avesse la sfortuna di incontrarmi. Agivo in modo incauto, senza seguire regole, ubriacata dal senso di invincibilità e accecata dal dolore dell'abbandono. Un mese dopo, lui tornò. Chiese il mio perdono e io, ingenuamente, cedetti ancora, trascinata da quell'amore che non era mai svanito. Mi persuase a seguirlo in un vecchio capanno abbandonato fuori città e, dopo esserci lasciati travolgere dalla passione, mi guardò e scoppiò in una risata. 

All'inizio il senso di quella risata, sinistra come se provenisse dall'inferno, mi fu incomprensibile. Poi mi fu tutto chiaro: aveva rivelato ai fanatici religiosi, cacciatori di streghe, il luogo e il momento in cui avrebbero scovato il responsabile di tutti quei morti ammazzati nella loro comunità. Il suo riso non cessò nemmeno quando mi colpì alla nuca, ed una volta stordita mi rinchiuse nel capanno prima di andarsene. Quando i fanatici incendiarono tutto, credevo di essere perduta. Ma riuscì a sopravvivere, attraversando letteralmente quell'inferno di fiamme, mossa dalla furia e dalla volontà di avere un giorno la mia vendetta.»

The NocturnalWo Geschichten leben. Entdecke jetzt