Episodio 5- Parte 2

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Appena rincasata, dopo aver trascorso il resto della serata con Dave, Nat non scese dai suoi tacchi, come faceva di solito non appena si chiudeva la porta alle spalle, ma piuttosto si precipitò fuori il suo balcone: «Blake, per favore, torna qui. Devo parlarti. Ti prego, Blake.!»

Nat non era disposta a cedere, nonostante il suo richiamo continuasse ad essere ignorato: «Lo so che puoi sentirmi e so che merito di essere ignorata. Ma io continuerò a chiamarti finché non ti convincerò ad ascoltare ciò che ho da dirti. Blake. Posso andare avanti per il resto della notte e per tutta la mattina, se devo.»

Nat incrociò le braccia sulla ringhiera e vi si chinò, poggiandoci sopra la punta del mento : «Quanto sei cocciuta!» sussurrò desolata. Fece per tornare dentro ma si bloccò quando sentì lo scuotersi della ringhiera, provocato dall'atterraggio di Blake: «Cosa c'è adesso? Non sei più spaventata da ciò che potrei fare se e quando mi renderò conto di non avere nulla in comune con te?»

«Siamo andate oltre, vedo» , disse Nat con sarcasmo per poi continuare con serietà: «Sono stata una vera stronza».Nat, che fino a quel momento le dava le spalle, decise di girarsi per guardarla negli occhi. Fu allora che notò le numerose ferite su viso, mani e petto di Blake: «Dio mio, Blake, cosa ti è successo? Entra!» Nat la sostenne, come la prima volta che si erano incontrate, e la fece sdraiare sul divano: «Con chi ti sei scontrata, un tram?»

«Dovresti vedere l'altro», rispose Blake con ironia, ma ansimante: «Dopo il nostro incontro sono tornata alla mia ronda e ho trovato un neonato. Avevo bisogno di sfogarmi un po' e ho esagerato. Se devo essere sincera mi ha dato del filo da torcere. In quella fase la loro energia demoniaca è quasi senza limite, ma ovviamente ho avuto la meglio, alla fine. Molto alla fine. Ma questi sono solo noiosi dettagli. Piuttosto, perché non riprendi dal punto in cui ammetti di essere stata una stronza? Ti ascolto».

Nat fu così costretta ad andare dritta al nocciolo della questione: «Volevo ferirti. Avevo davvero bisogno di ferirti. Facendolo ero sicura che dopo mi sarei sentita meglio ed invece mi sono sentita un vero schifo. Nella mia testa esiste una serratura che, ogni tanto, scatta. E' il mio meccanismo di difesa e quando si innesca mi trasformo nella versione stronz-acida di me. Questo in genere avviene quando mi sento sopraffatta. Sono sopraffatta dalla tua presenza nella mia testa. La mattina è sempre stata la parte della giornata migliore per me. Adoravo le ore del giorno invece ora mi infastidiscono e la colpa è tua. È al tramonto che ti ritrovo, e ritrovandoti, all'improvviso ritrovo anche me stessa. Sicuramente tutto dipende dal nostro legame di sangue o almeno è quello che razionalmente continuo a ripetermi per ridimensionare ciò che sento. Questo pensiero di solito funziona per contenere quel meccanismo, ma questa mattina, quando mi sono svegliata, sono andata in cucina e ho trovato i resti dei pancake che avevamo fatto la sera prima. Ho sorriso, ma allo stesso tempo mi sono sentita triste perché tu non c'eri e la serratura si è chiusa. E ora, mi sento in imbarazzo per essermi aperta così ma non m'importa se questo puoi servire a farmi perdonare.»

Blake rimase in silenzio, temendo che qualsiasi suo gesto potesse interrompere l'importante rivelazione di Nat. Molti aspetti di lei divennero subito più chiari, quasi evidenti, grazie alla porta che Nat aveva deciso di aprire . Era un dono che Blake sapeva avrebbe custodito gelosamente.

«Dovresti tenere qualche scorta di sangue per me nel tuo frigo» le disse Blake mentre si lasciò sprofondare sul divano di Nat, «con quello recupererei subito le forze.»

«E dove dovrei procurarmelo? Fermo il primo che mi capita e gli chiedo gentilmente una donazione?», rispose divertita Nat.

Blake sorridente alzò gli occhi al cielo: «Non bevo sangue umano salvo rare eccezioni di vera necessità. Mi ricorderò di portarti qualche bottiglia la prossima volta. Sarei passata dal mio fornitore stasera, ma qualcuna ha cominciato a chiamarmi insistentemente e le mie orecchie non ne potevano più.»

«Cosa intendi per fornitori di sangue?», chiese sbigottita Nat, mentre con la mente immaginava le sembianze di questi individui che le fornivano sangue al bisogno.

Di nuovo alzando gli occhi al cielo rispose: «Il macellaio, Nat. Il fornitore di sangue è ovviamente il macellaio. All'incirca 70 anni fa conobbi un uomo in uno delle notti più difficili che la mia memoria conservi. Ovviamente ero conciata piuttosto male e avevo bisogno di sangue. Mi intrufolai nella sua macelleria e lui mi beccò a strafogarmi. Stranamente non si intimorì e né mi cacciò. Da quel momento tornai sempre più spesso da lui e la nostra amicizia si fece sempre più intensa. E' morto pochi anni fa e adesso è il figlio che continua a rifornirmi. La loro è una sorta di tradizione di famiglia.»

Entrambe, una notte dopo l'altra, si donavano nuovi frammenti di vita e, attraverso questo loro costante scambio fatto di litigi, confessioni e conversazioni, rafforzavano quel senso di fiducia e protezione che cresceva gradualmente.

Spinta da queste sensazioni Nat si propose a Blake: «Puoi bere il mio sangue. Ho fiducia che saprai fermarti.» Ma Blake nonostante ne avesse davvero bisogno, rifiutò in maniera decisa l'offerta. Non avrebbe mai permesso che lei sperimentasse il dolore di essere morsa da un demone. Era disposta a sopportare le vertigini, il torpore degli arti e il bruciore delle ferite aperte fino a quando, anche se lentamente, sarebbero guarite da sole, piuttosto che far perdere a Nat anche una sola goccia del suo sangue.

«C'è però una cosa che puoi fare per me. Lascia che dorma qui. In questo stato non credo che riuscirei ad arrivare a casa mia.»

The NocturnalWhere stories live. Discover now