Episodio 8-parte 1

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Per cinque ore consecutive, Nat rimase attaccata allo schermo del suo televisore, passando freneticamente da un canale locale all'altro per ricevere aggiornamenti in tempo reale sull'incendio. Il bilancio delle vittime e dei feriti aumentava drammaticamente con il passare delle ore, ma senza dubbio sarebbe stato molto più grave se non fosse stato per le eroiche azioni di salvataggio compiute da una persona che i giornalisti avevano soprannominato "Angelo Nero". Il soprannome emerse spontaneamente e fu concordato all'unanimità nei brevi istanti in cui un giornalista si fece strada con aggressività, microfono alla mano, tra il primo gruppo di superstiti, ancora sporchi e intossicati, bombardandoli di domande. Nonostante fossero chiaramente in stato di shock e visibilmente disorientati, concordarono incredibilmente sulla ricostruzione degli eventi durante il salvataggio: si erano sentiti sollevare da una figura non umana che li aveva portati in salvo fuori dall'edificio. Mentre raccontavano, gli intervistati si scambiavano dettagli di quei momenti di terrore, senza mai raggiungere un accordo su ciò che avevano realmente visto in quel caos di fiamme. Ma una cosa era certa per tutti, l'Angelo nero.

Nat, stretta al cuscino, continuava a udire quel soprannome che risuonava tra la folla e nei notiziari: l'Angelo Nero che salva una famiglia con due bambini, l'Angelo Nero che sottrae alla morte certa una coppia di anziani incapace di camminare, bloccata all'interno del proprio appartamento. E quanto più ascoltava di queste imprese eroiche, tanto più si intensificava la sensazione che la sua mente stesse riscoprendo qualcosa che era andato perduto.

Iniziò ad avere dei flash di un sogno che aveva fatto e ma man mano che i flash si intensificavano, si arricchivano di dettagli troppo vividi e accurati per essere semplicemente considerati il residuo di un sogno. Qualcosa stava accadendo in lei. La sua mente stava recuperando un ricordo, un ricordo così lontano che era come non appartenerle e questo la fece sentire come una ladra intenta a rubare le esperienze di un'altra persona.

Doveva sedersi subito. Nella sua mente, che cercava di riordinare i pensieri tra un ricordo e l'altro, c'era confusione. Afferrò la nuca con entrambe le mani e appoggiò la testa sulle ginocchia. Non si accorse di quanto tempo passò ferma in quella posizione, ma le servì per mettere a fuoco i suoi pensieri offuscati.

Poi, d'improvviso, tirò su la testa e spalancò gli occhi.

L'udire quel soprannome aveva risvegliato qualcosa dentro di lei. Corse verso la cassettiera nella sua stanza, ricordando di avervi riposto un oggetto importante per poi dimenticarsene. Rovistò in modo caotico, gettando in aria il contenuto, e nel culmine della sua ricerca affannosa, lo trovò finalmente: un pezzo di stoffa dal colore ormai sbiadito che un tempo era stato blu. Con quel lembo tra le manu, i ricordi perduti tornarono a galla, colmando ogni vuoto.

I notiziari oramai non trasmettevano più dal luogo dell'incidente , e per Nat, l'assenza di notizie su Blake era quasi insopportabile. Così, prese la decisione di uscire e dirigersi verso la fabbrica.

«Stai andando da qualche parte?», chiese Blake, fermando Nat proprio sulla soglia della porta.

Nat si girò e, vedendo l'altra sul balcone, corse per raggiungerla e si abbandonò in un abbraccio stretto tra i cuori e le mani. Per entrambe, il tempo si arrestò. La testa di Nat riposava sul petto di Blake, e quella di Blake sulla testa di Nat. In quel silenzio, senza bisogno di parole, condivisero lo stesso desiderio: quello di rimanere per sempre in quell'abbraccio.

Ma come spesso accade, la realtà non concede tregua nemmeno ai desideri più intensi e così, anche per Nat si presentò nuovamente l'esigenza di dover parlare con Blake di quello che aveva scoperto. Nat si staccò da Blake e le girò attorno per poi fermarsi schiena contro schiena; solo in quel momento iniziò a parlarle: «Oggi mi è tornato in mente qualcosa e ora non posso più fingere che tutto sia come prima.»

Mai come in quel momento Blake provò nei confronti di Nat un sentimento di paura. In lei si fece strada la sensazione che alla fine di quella conversazione l'avrebbe, per qualche ragione, persa ed è di questo che ebbe paura. Percepiva in Nat sensazioni di una nuova consapevolezza e una indesiderata delusione.

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