7. La scommessa

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Dopo un'ora mi rendo conto che Jace non aveva poi tutti i torti: la maggior parte della gente è ubriaca e vaga da una parte all'altra della spiaggia barcollando. Due ragazze sono collassate sulla riva e un gruppo di ragazzi è scomparso nel bosco.
Io resto seduta sulla panchina con in mano un bicchiere di vodka alla ciliegia ancora pieno. Non mi è mai piaciuto particolarmente bere, non mi piace perdere coscienza di me.
«Liz, pensi di berlo?» mi chiede Jace indicando il mio bicchiere. Lui ne ha già bevuti due eppure è perfettamente tranquillo. Regge gran bene l'alcol. Scuoto la testa e gli porgo il mio bicchiere, che lui scola. «Balliamo.»
«Non penso che...» non faccio in tempo a cercare di trovare una scusa che Jace mi sta facendo volteggiare sulla sabbia.
«Aspetta» rido cercando di svicolare dalle sue braccia. Con queste scarpe rischio di spezzarmi l'osso del collo, devo toglierle. Vedendo che non ha intenzione di mollarmi, lancio le scarpe poco lontano e continuo a farmi trascinare da Jace. Non volevo ballare, ma ora mi sto divertendo un sacco, e la risata divertita del mio amico è contagiosa.
«Sembri una foca obesa» continua a ridere con quelle adorabili fossette che gli si dipingono sulle guance.
«Ehi!» rispondo irritata. «Tu non sei da meno!» Lui non sembra neppure sentirmi e continua a ridere.
Dopo qualche piroetta degna della migliore ballerina iniziano a farmi male i piedi, il cuore mi batte all'impazzata ed ho sicuramente le guance rosse per lo sforzo e le risate. Jace mi afferra per la vita e mi fa volteggiare in aria. Mi sento giovane, viva.
Non appena Jace mi rimette a terra sento qualcosa entrare in contatto con la mia schiena, qualcosa di freddo. Mi volto inorridita e ci metto tre secondi a capire che quello che mi è atterrato sulla schiena è il cocktail di qualcuno. E non è certo un qualcuno qualunque.
«Mi dispiace» dice Drew fissando il bicchiere vuoto, poi incontra il mio sguardo e sembra raggelarsi. «Liz» mormora e mi squadra da cima a fondo. «Sei... scusa» balbetta. Ma che sta succedendo? È strano vedere Drew senza parole. E perché non sono incavolata nera? Cavolo, è meraviglioso coi capelli castano chiaro pettinati indietro a scoprire la fronte e la semplice maglietta senza maniche aderente, che lascia poco a desiderare sui suoi addominali.
Apro la bocca, poi la richiudo. Di' qualcosa Liz, dannazione!
«Come va?» vorrei tirarmi uno schiaffo. Sento il tessuto umido del vestito appiccicarsi alla mia schiena.
«Tutto bene, tu?» sul suo viso compare un sorriso divertito ed io mi sento arrossire fino alla punta dei capelli.
«Poteva andare meglio» dico alludendo al vestito macchiato. Lui sembra davvero mortificato.
«Lizzie che succede?» che tempismo, Jace! Ma che fine aveva fatto? Alterna lo sguardo dal mio viso a quello di Drew, poi torna a guardare me, infine scatta fin sotto il naso di Drew. «Che le hai fatto, Anderson?» sibila. Non riesco a muovermi, sono inchiodata dalla sorpresa.
«Calma, Dallas, le ho solo rovesciato per sbaglio la vodka alla ciliegia sul vestito, le ho chiesto scusa» replica calmo Drew.
«Non ronzarle attorno» minaccia Jace. Stanno succedendo troppe cose in troppo poco tempo. Drew alza le spalle e se ne va, scomparendo fra la folla.
«Che ti ha detto?» mi chiede preoccupato Jace afferrando un paio di tovagliolini dal tavolino di plastica lì accanto.
«Si è scusato per il vestito» finalmente realizzo ciò che è appena successo. «Oddio non posso andare in giro così! E poi che era quella scenata?»
«Non preoccuparti del vestito» si toglie la giacca e me la mette sulle spalle, così la macchia è coperta, poi mi prende per un braccio. «Vieni che ti spiego.»
Ci sediamo a debita distanza dal centro della festa e Jace sembra a metà fra un ricordo e la realtà.
«Drew è uno stronzo, un playboy patentato. Avevo paura che ti avesse detto qualcosa per portarti a letto.» Mi viene il voltastomaco al pensiero. «Ti prego Liz, sta' lontano da lui. Non voglio che succeda di nuovo» quando si rende conto di ciò che ha detto sbarra gli occhi e distoglie lo sguardo. Non vorrei forzarlo ma ha risvegliato la mia curiosità. «Che cosa?»
Sospira e quando torna a guardarmi noto che ha gli occhi lucidi. Istintivamente gli prendo una mano. «Mia sorella, quattro anni fa, a sedici anni, era innamorata persa di Drew. Andavamo nello stesso liceo, lei era al terzo anno e noi avevamo appena finito la scuola. Drew non l'ha mai guardata di striscio, ma improvvisamente ha iniziato ad interessarsi a lei. Mia sorella ha completamente perso la testa e gli ha concesso di tutto. Dopo averla portata a letto è partito per Louisville lasciandola come una stupida.»
Mi porto una mano alla bocca, inorridita. So cosa si prova ad essere usati, a sentirsi uno zerbino.
«Ora dov'è?» chiedo sperando che sia felice.
«Studia alla Berkley, in California» i suoi occhi si illuminano di orgoglio ed io sorrido.
«Sono contenta per lei.»
«Anche io» annuisce Jace con un mezzo sorriso.
Rimugino su quello che mi ha appena detto ed inevitabilmente ricollego la passione di Drew di ferire le persone al fatto che abbia detto ad Annabelle chi sono. Devo stargli alla larga il più possibile, non ho fatto un viaggio di quindicimila chilometri solo per farmi usare. Di nuovo.
«Dai Liz, via la tristezza» Jace mi passa un braccio attorno alle spalle. «Solo... Stai attenta, ok?»
Annuisco. Tanto non mi avvicinerò più a Drew.
Una strana inquietudine mi pervade per tutta l'ora successiva, Jace non sembra accorgersene, credo che i sette shot che ha bevuto inizino a fare effetto, finalmente.
Forse dovresti berne uno, solo uno, così ti sentirai meglio. Controllata da una qualche entità superiore o da un istinto irrazionale, la mia mano raggiunge il tavolino e vi si poggia sopra. Mi sporgo verso il barman. È un bel ragazzo con gli occhi scurissimi e i capelli chiarissimi, mi sorride senza alcuna traccia di malizia. «Cosa desidera questa bella ragazza?»
«Uno shot» poi ci ripenso. «Facciamo tre.»

***

Un'altra ora e nove shot dopo non riesco più a smettere di ridere. Mi ero dimenticata quanto fosse meraviglioso non sentire nessun pensiero, nessuna inquietudine, ma solo tanta voglia di ridere.
«Forse hai esagerato» biascica Jace reggendosi ad un tavolino con sopra vari bicchieri vuoti.
«Ma senti da quale pulpito viene la predica» ribatto con una voce che non sembra affatto la mia. «Vado a farmi un altro cocktail, vuoi?» chiedo girandomi e, prima che possa muovere un passo, vado a sbattere contro qualcuno. Porca puttana! Perché sono così sfortunata?
«Oh, Elizabeth, un'altra volta?!» ringhia Annabelle con uno sguardo di fuoco.
«Che palle» biascico. «Levati dal cazzo» cerco di aggirarla, ma lei non intende spostarsi.
«Quante volte ti devo ripetere che non puoi parlarmi in questo modo?!» ringhia di nuovo, e mi rendo conto che non è proprio sobria.
«Non ho la minima paura di te!» urlo sentendo il sangue pompare nelle vene.
«Vuoi scommettere?» mi chiede Annabelle sprezzante dandomi una spinta.
Barcollo un po' all'indietro, ma continuo a fissarla negli occhi. «Puoi contarci, principessa» sputo acida buttando giù lo shot di tequila che non mi ricordavo di avere in mano e lanciandole il bicchierino addosso. Tutta la gente alla festa si raduna attorno a noi, ma ho più alcol che sangue nelle vene per preoccuparmene, quindi sento solo una voglia straziante di strappare i capelli ad Annabelle.
«Okay, okay, bambole...» si mette in mezzo Cole, un amico di Jace, dividendoci. «Io scommetto...» dice grattandosi pensieroso la barba rasata. «Cinquecento dollari che non riuscite a convivere per due mesi!» esclama soddisfatto. La folla scoppia in urla, risate e applausi di apprezzamento.
Ho bisogno di quei soldi. Penso. Mi servono; mi servono per realizzare il sogno di mia madre: comprare quella piccola baita sul lago di Louisville. È stato il suo ultimo desiderio prima di morire, e voglio realizzarlo. Purtroppo tutti i miei risparmi sono accuratamente precisi e le spese calcolate. Calcolavo di comprarla dopo l'Università, ma anticipare non mi dispiacerebbe.
Smetto di pensare, fremo. La folla si zittisce. Incredibile che tutte queste persone facciano silenzio, che non voli una mosca. Stringo i pugni. Sposto un po' lo sguardo e vedo gli smeraldi di Drew fissarmi intensamente, come se pendesse dalle mie labbra. Stronzo.
Torno a guardare Annabelle. Lei sicuramente non ha bisogno di soldi, e lo confermano la sua Porsche parcheggiata poco lontano dal bosco e la sua borsa di Prada, ed è ancora più convincente il suo vestito firmato Chanel, ma per qualche motivo sembra rifletterci.
«Accetto» dice infine con un ghigno malefico stampato in volto. Non le piace rinunciare, a quanto pare. Nemmeno a me.
«Lizzie?» chiede Cole.
«Accetto» dico infine, e cerco di incenerire la stronza con lo sguardo.
La folla esplode in un boato di approvazione. Mi giro pronta ad incontrare gli occhi di Drew, ma non c'è. Per qualche strano motivo mi sento triste.
Cole si sposta ed Annabelle mi dà una spallata allontanandosi. «Domani alle dieci in punto davanti all'edificio di chimica.»
Oh, non sa con chi ha deciso di giocare.

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