21. Riproviamoci

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La sveglia suona e mi desta dal sonno più bello della mia vita. Mi rigiro fra le coperte dopo averla spenta. C'è quel momento, appena ti svegli, in cui sei ancora piacevolmente intorpidito dalla dormita e tutto sembra perfetto, è questione di secondi ma è la sensazione più bella della giornata. Poi ti svegli seriamente, e allora la realtà ti piomba davanti assieme a tutti i problemi che in quei cinque secondi di paradiso non ti avevano nemmeno sfiorato.
Quando la sensazione di torpore finisce mi rendo conto che non mi ero addormentata dentro al letto e che c'era Drew. Dov'è andato? Come ci sono finita nel letto? Il cuore mi batte alla velocità della luce mentre la serata precedente mi torna in mente. Cosa ho fatto? Eppure... non riesco a vederla come una cosa negativa, mi sono sentita così bene, come può essere sbagliato sentirsi felici? Ora non so che cavolo fare. Dare una possibilità a Drew? Riprovare ad essere amici? Fare finta che ciò che ci siamo detti ieri in realtà non sia mai avvenuto? In più ci sono i chiarimenti su tutta la storia fra Drew, Jace ed Annabelle. Dovrei dirlo a Jace? Se non ha creduto a Drew che era il suo migliore amico sicuramente non crederà a me.
Troppe domande, troppo poco tempo per decidere.
Analizzando un punto per volta, partirei dal problema principale: dov'è Drew? Provo a non sentirmi delusa, perché dopotutto è normale che non sia rimasto, ma cavolo sono delusa. Sto per alzarmi, quando la porta si apre. Resto letteralmente congelata con una gamba penzoloni e l'altra sul letto. Drew entra nella stanza senza accorgersi che sono sveglia. Senza maglietta. La salivazione mi si azzera mentre osservo i suoi addominali contrarsi ad ogni passo.
Merdamerdamerda.
Deglutisco. Avevo capito che avesse un bel po' di muscoli, ma non così tanti muscoli. Caspita, ho il cervello in pappa.
«Oh, Liz, sei sveglia» si siede sul letto, e finalmente riesco a staccare gli occhi dai suoi addominali. Ha i capelli umidi e sembra essere tornato il Drew di sempre, affascinante e sicuro di sé. È... sexy. Mio Dio, non posso credere di averlo pensato seriamente. «Ci sei?» mi chiede con le sopracciglia aggrottate.
«Mh... sì... insomma» farfuglio. Vorrei darmi uno schiaffo in piena faccia, mi sento così idiota. Drew stranamente si astiene dal prendermi in giro, al contrario sorride dolcemente e pone fra di noi un vassoio che non avevo notato.
«Pensavo te ne fossi andato» dico sorpresa scorrendo con lo sguardo le delizie che ci sono. Tutti i miei frutti preferiti, accompagnati con un bel bicchiere di aranciata: kiwi, fragole, mandarini...
«Non me ne andrei mai.» Sembra molto di più di ciò che vuole lasciare intendere, infatti cala il silenzio.
«Come facevi a saperlo?» cambio discorso indicando i frutti disposti sul piatto.
«Chiamalo sesto senso» risponde con un sorriso vago, poi torna a guardarmi intensamente. Come la prima volta che ci siamo baciati, i suoi occhi si incatenano ai miei e non riesco a distogliere lo sguardo. Sono di un verde così profondo e brillante, di una bellezza sconvolgente. Come tutto il resto: gli zigomi alti, il sorriso furbo ed affascinante, la bocca carnosa, la carnagione ambrata, i capelli ribelli... Santo cielo, non c'è niente di brutto in Drew. Le sue dita mi solleticano la guancia e percepisco il suo respiro sul volto. Il suo naso sfiora il mio e d'istinto chiudo gli occhi.
Come può essere sbagliato sentirsi felici?
Tutto questo non migliora le cose, ma lo voglio così tanto... Dopo il bacio di ieri non sono riuscita a levarmi dalla testa la morbidezza delle labbra di Drew.
«Posso baciarti, Liz?» sussurra, questa volta non mi sta prendendo in giro, è totalmente serio.
Annuisco.
Le sue labbra sfiorano le mie, prima di poggiarvisi con delicatezza. Il cuore mi schizza direttamente in gola e mi tremano le mani, per la prima volta non per un attacco di panico ma per l'emozione. Le mani di Drew mi incorniciano il volto ed i suoi capelli mi solleticano la fronte. Faccio scivolare le mie lungo le sue braccia muscolose fino ai suoi capelli e mi soffermo lì. Quando però i denti di Drew mi sfiorano il labbro inferiore il sogno si trasforma in un incubo.
Il suo indice scivola lungo la mia gamba, attraversa il mio ombelico e si sofferma per qualche secondo sulle mie costole. Le tocca una per una, come se le stesse contando, e sto cercando di non tremare, perché questo lo fa arrabbiare, e quando si arrabbia non finisce mai bene. Continua a risalire lungo il mio corpo, è arrivato fino al mio collo e si ferma sulle mie labbra. Picchietta con il dito, e cerco di non singhiozzare, perché anche questo lo fa arrabbiare.
«Oh, piccola Elizabeth, cosa devo fare con te? Hai delle labbra perfette, i ragazzi inizieranno ad accorgersene...» si avvicina al mio viso con quel sorriso inquietante, lo vedo sfocato attraverso le lacrime. Piango un sacco da quando è morta la mamma, e non credo che smetterò di farlo. Sono così sola, così triste. Cosa resterà di me, il giorno in cui tutto questo finirà? Ma soprattutto, finirà mai?
«Ascoltami!» ringhia, e non faccio in tempo a pensare ad una risposta che i suoi denti si infilano nel mio labbro inferiore con violenza. Fa un male assurdo, ma non riesco nemmeno ad urlare. Stringo forte gli occhi e sento le lacrime rigarmi le guance e scorrermi lungo il collo, mischiandosi ad una sostanza più densa e scura. Mi lascia andare, tenendomi però per il braccio e mi guarda con quegli occhi gelidi ed inquietanti. «Devi ascoltarmi quando ti parlo, è chiaro?» La sua voce è bassa, minacciosa, promette brutte ripercussioni se non annuisco, e lo faccio. «Molto bene.» mi spinge indietro, contro il muro, e nonostante l'impatto sono sollevata che mi abbia lasciata andare come non lo ero da tempo. Lascia la stanza ed io scivolo lentamente lungo la parete. Il sollievo dura poco, perché il dolore è sempre più forte e reale, e mi ricorda che è soltanto un altro episodio di questa serie horror, e ce ne saranno altri. Stringo le labbra per non piangere ancora, ma il bruciore mi fa quasi urlare. Alzo una mano tremante e passo un dito sul labbro inferiore. Solo ora capisco cos'era quella sostanza scura. Sangue. Sto per vomitare. Mi alzo e barcollando mi dirigo nel mio bagno. Spalanco la porta ed arrivo al lavandino facendo cadere metà dei prodotti sul ripiano accanto alla porta. Tutto ciò che avevo nello stomaco – pressappoco nulla – lo riverso nel lavandino. Chiudo gli occhi e mi aggrappo con tutte le mie forze allo strato di porcellana. Non ce la faccio più. Scoppio a piangere e scivolo a terra, tenendomi lo stomaco.
Cosa resterà di me, se tutto questo finirà mai?
Ora lo so cos'è rimasto di me: una ragazza distrutta che sta andando lentamente alla deriva, che non riesce a fidarsi degli altri, e che non riuscirà mai ad amare. È così difficile sorridere e farlo sembrare un gesto naturale, è così difficile dire che va tutto bene quando va tutto male, è così difficile trovarsi in mezzo ad un bivio ed avere davanti un'occasione di ricominciare da capo e alle spalle la dura realtà del passato.
Spingo indietro Drew e chiudo forte gli occhi proprio come quella volta, riesco addirittura a sentire il sapore del sangue sulla lingua, la sua consistenza lungo la gola... Inizio a tremare e stringo forte le braccia di Drew, che non fa domande ma si limita a stringermi a sé. Poggio la testa sul suo petto e scoppio a piangere come non facevo da tempo, uno di quei pianti liberatori, in cui tiri fuori ogni cosa. La pelle di Drew è calda contro la mia fronte e mi fa sentire un po' meno sola in questa merda.
«Io non ti chiedo nulla, perché so che non sei pronta a dirmelo, e va bene Liz, davvero. Riproviamoci» mi carezza i capelli, ma non credo abbia capito cosa voglio io.
«Non sono pronta a stare con te» dico cercando di non balbettare.
«Non devi stare con me, riproviamo ad essere amici, okay?» Alzo gli occhi ed incontro i suoi, profondi e rassicuranti. Annuisco, e mi sento un po' più sollevata. Prima di poter stare con Drew – e la prospettiva mi terrorizza, ma voglio provare ad inseguire la felicità per una volta, proprio come mi diceva mia madre – devo imparare a fidarmi di lui. E sarà una cosa dannatamente difficile. Sorride, e solo ora mi accorgo che ha una deliziosa fossetta sulla guancia sinistra. Mi asciuga le lacrime e guarda l'orologio attaccato alla parete, accanto al televisore. «Dobbiamo andare, o arriveremo tardi.»
«Cos'hai la prima ora?» chiedo e mi alzo e frugo nell'armadio alla ricerca di qualcosa da mettermi.
«Zoologia» risponde stirandosi e mi permette di osservare un altro po' i suoi addominali.
«Ma esiste?» lo prendo in giro ravviandomi i capelli.
«Certo» dice facendo il finto offeso e si infila una maglietta, scatenando le mie proteste interne. «Vado a vestirmi e torno fra un quarto d'ora.» Mi dà un bacio sulla fronte e si sofferma un po' troppo con le labbra sulla mia pelle, un brivido mi corre lungo la schiena.
«Drew» sussurro, poi mi schiarisco la voce e lo ripeto con un tono un po' più alto. Lui fa il solito sorrisetto sghembo e mi saluta con una mano, scomparendo oltre la porta. Sento Annabelle bisticciare con lui in salotto perché deve avvertirla quando resta dentro casa sua, ma lui ride e poi sento la porta che sbatte. Scuoto la testa con una risata.
Drew è l'uragano di vitalità che mancava nella mia esistenza, anche se magari non staremo mai insieme ho bisogno di lui, ed ammetterlo mi spaventa, la mia prima reazione è quella di fuggire, ma questa è la mia seconda occasione, Louisville è la mia seconda occasione, Drew è la mia seconda occasione.

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