23. Imparare a fidarsi

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Il sonno abbandona lentamente la mia testa, sostituito dalla luce del sole. Deve essere abbastanza tardi e la mia lezione di chimica è abbastanza presto, quindi dovrei alzarmi e prepararmi, ma non ne ho la minima voglia. Mi rigiro nel letto, stranamente vuoto. Apro gli occhi di scatto e... Drew non c'è neanche questa volta. Mi tiro a sedere, lievemente confusa dal suo sparire non appena mi sveglio. Mi alzo e, visto che non sento alcun rumore, sto attenta a non fare chiasso, probabilmente Annabelle sta ancora dormendo. Sbuffo, irritata da questo modo di fare, perché anche se siamo solo amici è lui a chiedermi di rimanere nel mio letto. E tu ad accettare, precisa il mio subconscio facendomi sentire ancora peggio. Fra uno sbuffo e l'altro mi infilo un paio di jeans ed un maglione che era di mia madre. È ancora così presente nella mia vita che mi sembra non se ne sia mai andata, ma la realtà è un'altra, solo che non l'ho ancora accettata del tutto. E fa male. Fa male arrendersi alla realtà dei fatti, è bello custodire sempre con me i ricordi del tempo passato insieme, quando leggevamo gialli sedute sul divano, quando facevamo le ipotesi più disparate su chi fosse l'assassino, quando andavamo a fare spesa ed io infilavo nel carrello tutto ciò che mi piaceva, poi papà mi scopriva, prendeva ciò che avevo buttato nel carrello in modo scomposto e lo andava a rimettere a posto. Allora mia madre mi guardava complice e tirava fuori da dietro la schiena quello che era riuscita a prendere fra le schifezze che avevo gettato nel carrello. Mio fratello Sam ed io ridevamo come matti, accompagnati dalla mamma.
Sorrido a questi pezzetti di passato dirigendomi verso la portafinestra alla mia destra. Ancora immersa nei miei dolci ricordi, prima della morte di mia madre e prima che tutto crollasse come un castello di carte, salto dallo spavento quando noto Drew appoggiato con disinvoltura al balcone. Resto pietrificata a fissare le sue spalle larghe e il suo fisico slanciato stretto in una canottiera. Mi chiedo come non abbia freddo, perché non voglio pormi le altre domande che mi vagano nel cervello. Alla fine mi decido ed apro piano la portafinestra. Drew non si scompone, continua ad osservare il piccolo bosco al di là del balcone.
«Cosa fai? Si muore di freddo» dico la cosa più razionale che mi viene in mente, cercando di riscaldarmi con le mani. Drew continua ad evitare il mio sguardo, sembra che non mi abbia nemmeno sentito, come se fosse su un pianeta tutto suo.
«Drew?» alzo piano una mano e la poggio sul suo bicipite. È gelido. Drew torna precipitosamente in sé e gira di scatto la testa verso di me. Indietreggio di poco.
«Formaggino, sei sveglia» sorride pacatamente, ma non mi sfuggono i suoi occhi tristi. Non ho mai visto due iridi così cupe in tutta la mia vita.
«Stai congelando.» Ciò che sta accadendo è davvero surreale.
«Sto bene» risponde con lo stesso tono, poi torna a guardare oltre il balcone. Solo quando se la porta alla bocca ed aspira il fumo mi rendo conto che ha una sigaretta in mano.
«Tu... fumi?» Drew guarda la sigaretta come se non si fosse nemmeno reso conto di averla in mano.
«Ti dà fastidio?» mi chiede sempre con quel dannato tono.
«No, no...» farfuglio confusa da tutta questa situazione. Fa spallucce e riprende a fumare.
«Cos'hai?» gli chiedo piano. Drew sembra pensarci, ma poi scuote la testa.
«Pensavo al passato. Se tu avessi una possibilità di cambiare qualcosa, lo faresti?»
«Sì» rispondo senza esitazioni, cambierei decisamente la malattia di mia madre. «Tu?»
«Assolutamente sì» risponde Drew e getta la sigaretta oltre la ringhiera, in tutto questo non ha ancora incontrato volontariamente il mio sguardo.
«Cosa cambieresti?» Non so perché gli sto chiedendo certe cose, se io non mi apro con lui non vedo perché dovrebbe farlo con me.
«Una cosa che ho fatto ad una persona. Ora tutto sarebbe diverso.» L'ultima frase la dice così piano che credo di essermela immaginata. Vorrei chiedergli cosa le ha fatto, ma non mi sembra il caso di spingermi tanto in là. Drew fa un lungo sospiro e poi il suo solito mezzo sorriso gli innalza l'angolo sinistro delle labbra. Si gira a guardarmi. Io continuo a fissarlo confusa.
«Hai delle belle gambe.» Arrossisco e mi copro il viso con i capelli. Speravo seriamente che non mi avesse visto mentre mi cambiavo.
«Ma il culo lo hai proprio perso per strada» aggiunge, non contento.
«Ehi!» protesto, ferita nel profondo. «Sei proprio stronzo.»
Drew ride, la tristezza sembra aver abbandonato i suoi occhi, che ora sono brillanti come sempre. «A me piaci come sei. E questo mi frega.»
«Drew...» dico a disagio, non mi sta aiutando.
«Lo so, lo so, solo amici.»
Trascorrono lunghi secondi di silenzio in cui entrambi sembriamo immersi nei nostri pensieri, poi finalmente trovo il coraggio per dirgli ciò che avrei dovuto dirgli ieri sera.
«Ho deciso di dare un'altra occasione a Jace.»
«Cosa?!» esclama incredulo Drew, mi guarda con gli occhi sgranati. «Sei impazzita? Ti ha dato della troia!» Stringo i denti a quella parola, e lui farfuglia rapidamente delle scuse.
«Lo so, ma ho dato anche a te una seconda possibilità dopo ciò che ci siamo detti di fronte casa di Annabelle e dopo il...» mi blocco.
«...bacio.» Termina la frase per me.
«Già.» Ci giriamo praticamente all'unisono fino a guardarci negli occhi. Mi sfrego le braccia, improvvisamente mi sento come se fossi in Alaska in costume.
«Quando darai a me l'unica possibilità che desidero?» la sua voce è suadente, bassa, supplicante.
«Non ora» dico con voce spezzata, improvvisamente respirare è diventato difficile. Le sue iridi sono così dilatate e e vicine alle mie che mi ci specchio.
«Avrò mai una possibilità?» chiede, mi scosta una ciocca di capelli dal viso e mi carezza dolcemente i tratti del volto. Non so che rispondergli, così socchiudo gli occhi sotto le sue carezze. Le sue labbra sfiorano le mie, destandomi dallo stato di trance in cui ero caduta. Mi tiro indietro e poggio le palme delle mani sul petto di Drew.
«Io... non lo so» gli rispondo onesta.
«Sono disposto ad aspettare» sussurra ad occhi chiusi e si scosta leggermente, lasciando di nuovo fra noi una distanza di sicurezza. «Ma perché sei così... indecisa?»
Sospiro e mi abbraccio lo stomaco. Lo so che dovrei imparare a fidarmi di lui, ma dopo anni in cui ho cercato di bastare a me stessa è difficile. Continuare con le poche certezze che ho è più facile, forse anche rischiando di gettare all'aria l'unica possibilità di essere felice. La realtà è che sono confusa e non so cosa fare. «Te l'ho detto. Sto cercando di essere indipendente, di costruire qualcosa per me dopo anni che sono stata usata dalla persona che più amavo. Ci ho messo ben cinque anni a costruirmi una corazza indistruttibile, poi arrivi tu con quel dannato sorriso furbo e la incrini fino a perforarla. Non posso permettere che si rompa, perché non sono abbastanza forte, ne ho bisogno, ho bisogno di essere forte e di avere la mia indipendenza, lo capisci?» dico affannata.
«No, Liz.» Lascio scivolare le braccia lungo i fianchi, atterrita. «Perché si può essere indipendenti insieme, si può essere forti insieme, e se tu parlassi con me potrei aiutarti, ma ti ostini a barricarti dietro le tue paure e le tue incertezze, la tua corazza non ti sta rendendo forte, ti sta rendendo debole.» Sono totalmente spiazzata dal suo tono calmo e privo di inflessioni, ma la rabbia piano piano arriva.
«Cosa ne sai tu? Ci conosciamo da dieci dannatissimi giorni, non sai proprio niente di me. Ho passato tutta la mia adolescenza a cercare di sopravvivere con la sensazione che invece stessi andando sempre di più verso la morte, è stata solo ed unicamente la mia forza a permettermi di farcela, ed ora voglio vivere.» Respiro affannosamente, la testa mi gira e le gambe mi tremano. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi e non riesco a fermarle. Scivolo a terra, sconfitta. Di nuovo. Vorrei così tanto vivere, ma mi sembra di morire giorno dopo giorno. Drew mi solleva di peso, perché non riesco a muovermi, e non so dove mi fa sedere, forse sul letto. Aspetto che l'attacco di panico passi, perché non ho nemmeno le forze per riemergerne da sola.
«Liz, devi respirare» dice Drew con voce calma. Incredibilmente lo faccio subito.
«Va bene, okay, sgombra la mente dalle preoccupazioni, dai pensieri.» Lentamente inizio a tornare in me fino a calmarmi, molto più in fretta del solito.
«Come facevi a...» lascio la frase in sospeso, ancora con il fiatone.
«Ho cercato su internet ed ho trovato ciò che si deve fare nel caso in cui qualcuno stia avendo un attacco di panico.» Non so perché ma questa piccola invasione del mio mondo mi fa commuovere. Odio piangere, ma non riesco davvero a non farlo.
«Non avrei dovuto?» chiede preoccupato Drew.
«È una cosa... grazie, Drew» sussurro osservando le mie mani. Riesco ad immaginare il suo sorrisetto sghembo senza neanche guardarlo in faccia.
«Posso farti una domanda personale?» gli chiedo quando mi sono calmata del tutto.
«Certo, solo se poi posso farne una a te» risponde Drew con un piccolo sorriso. Accetto, perché non posso andare avanti così, se devo imparare a fidarmi di lui dobbiamo dialogare, e me lo sono ripromessa. Non sono affatto pronta, ma ci proverò lo stesso.
«Perché hai iniziato a fumare?»
Drew interrompe il contatto visivo e contrae la mascella. «Per una persona.»
«Ti ha obbligato?» chiedo confusa.
«No, ero stressato, stavo male per lei, così ho iniziato cercando non so quale sollievo.»
«Quanto tempo fa?» Ora mi sembra lui quello che ha costruito un muro fra di noi.
«A quindici anni» risponde duro. È davvero presto. Lascio che la tensione abbandoni il suo volto e provo a fargli un'altra domanda.
«Era questa la persona a cui hai fatto ciò che vorresti cambiare, in passato?» Drew fa un sorriso furbo, ma i suoi occhi restano tristi.
«Abbiamo detto una domanda per uno.»
Alzo gli occhi al cielo per non lasciare che veda la mia paura. Il cuore mi martella in petto, pensando alle ipotesi più disparate.
«Okay... Wow, mi sento come se avessi vinto alla lotteria, ci sono così tante cose che vorrei-»
«Sbrigati, Drew» dico dura, ma il sorriso infantile non abbandona le sue labbra. Ha infiniti modi di sorridere, ogni volta mi sembra di scoprirne uno nuovo.
«Quando è il tuo compleanno?» Resto interdetta.
«Il sette ottobre.»
«Tocca a te.» Evito di chiedergli il motivo per cui vuole saperlo e penso alla prossima domanda, dimenticandomi la precedente.
«Perché Annabelle è così fredda?»
«Questo non spetta a me dirlo, perché non parli con lei, Liz?» Ma se proprio lui mi aveva detto di non provare a capirla?
«Tu mi hai detto di non provarci nemmeno» puntualizzo infatti, contrariata.
«Perché ancora non avevo un'idea ben definita di chi fossi, e non voglio che Annabelle soffra.»
«Perché se ti piace e tu le piaci non state insieme?» gli chiedo, questo è il mio dubbio più grande.
«Io non piaccio ad Annabelle» ride Drew. «E lei non piace a me.»
«Non vi capisco» confesso sincera.
«Siamo solo buoni amici.»
«Perché non possiamo esserlo anche noi?» chiedo esasperata.
«Perché tu mi piaci, e non mi arrenderò finché non mi avrai detto sì.»
«Drew» inizio, ma lui mi interrompe.
«Provo a capire le tue ragioni, e in un certo senso le condivido, ma se passi la tua intera vita a cercare di essere forte e indipendente, quando sarai felice?» Questo è stato un colpo basso.
«Sarò felice quando inizierò a vivere.»
«Non vivrai mai allora, perché vivere significa soffrire ed accettare le proprie debolezze.»
«Questa conversazione mi irrita» sbuffo e mi alzo. Da quando Drew è passato all'attacco pensante?
«Te l'ho detto che non mi sarei arreso» sorride pacato, come se avesse tutto sotto controllo.
«Devo andare a lezione» dico gelida.
«Ti accompagno» si alza dal letto e si infila la giacca che non sapevo avesse lasciato sulla testiera.
«Da sola» preciso, chiudendo la chiusura lampo della giacca di jeans.
«Liz, capisco che tu sia scettica riguardo alle mie intenzioni e che non ti fidi di me, ma ti prego di provarci.»
«Ci sto provando, Drew!» urlo, facendolo restare di sasso. «Ma ogni volta persisti con la solita storia: non sono pronta a stare con te, in quale lingua devo dirtelo? Capisco che tu trovi stupido che io voglia la mia indipendenza, ma io voglio cercare di trovare e capire me stessa prima di fare un passo in qualsiasi direzione. Non sto dicendo che non mi piaci, sto solo dicendo che voglio prima imparare a fidarmi e poi passare allo stadio successivo, ti costa così tanto darmi un po' di spazio?» Drew abbassa lo sguardo e sospira.
«Ho capito, va bene, ci proverò.»
«Preferirei che non mi accompagnassi tutte le mattine» mi costa davvero chiedergli questo, ma devo fare chiarezza.
«D'accordo» si avvicina alla porta, non provo a fermarlo. «Solo una cosa... Non cancellare tutto quello che c'è stato, non servirebbe a niente. Non cancellare me.»
«Non ho detto questo, Drew» esclamo esasperata. «Stai cercando di fare leva sui miei sensi di colpa?»
«Forse.» Fa un sorriso, ma non gli arriva agli occhi. «Posso riportarti a casa più tardi?»
«Non lo so, dovrei uscire con Jace per chiarire la situazione.» Non mi sfugge il suo sguardo infastidito, ma Jace si merita una seconda occasione proprio come Drew ha avuto la sua.
«Stai attenta» dice infine, poi scompare dietro la porta.
«Non preoccuparti» gli grido dietro in corridoio. Mentre lo vedo allontanarsi però non mi sento più in pace con me stessa, anzi mi sento solo più confusa. Esco dalla camera dopo qualche minuto e scendo in cucina. Annabelle sta osservando pensierosa i suoi cereali.
«Ehi» la saluto sedendomi di fronte a lei.
«Ciao» ha la voce roca, come se avesse urlato fino a farla scomparire.
«Come va?» Mi osserva come se fossi una totale idiota, ma non mi insulta.
«Potrebbe andare meglio» dice con una nota seccata.
«Brutta nottata?» provo a scherzare, e stranamente Annabelle non reagisce troppo male.
«Pessima» dice, la sua voce attutita dalla tazza di tè che si è portata alle labbra.
«Posso fare qualcosa per te?» le chiedo, speranzosa. Quando parlo con Annabelle mi sembra sempre una sfida a chi riesce a far svelare all'altra più cose, e forse questa volta riesco a prenderla in contro piede.
«Puoi guidare fino all'università?» Non posso crederci, è un'occasione d'oro.
«Certo» rispondo in fretta, forse un po' troppo perché non si insospettisca, ma cavolo, Annabelle Royal mi ha praticamente regalato un biglietto d'ingresso per la sua vita.

Ciao fiori di campo!🙊

Sono una 💩 lo so, ci ho messo un secolo ad aggiornare, ma voi mi amate lo stesso (vero?).
Comunque, Liz chiede a Drew di darle più spazio, perché nonostante abbiano entrambi giurato di provare ad essere amici, finiscono sempre col parlare di fidanzamento. Liz dà un'altra possibilità a Jace (Jaliz shipper, fatevi sentire!) ed Annabelle ha passato una brutta nottata, chissà che sarà successo e se lo racconterà a Liz, eheheh...

Ditemi un po', vi sta incuriosendo la storia? Da scrittrice non riesco a giudicare, quindi lasciate un bel commentino perché ci tengo tanto.♥️

Al prossimo capitolo!🔜

P.S.: vi prometto che aggiornerò in meno di una settimana.💕

-A

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