11. Uscita a quattro

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Resto a fissare la sua mano nella mia per un tempo che mi sembra infinito. Alla fine Drew si schiarisce la gola ed io lascio andare la sua mano, girandomi verso i fornelli per non fargli vedere che sono arrossita. Come faccio a sopravvivere altri ventotto minuti sola con lui?
«Liz, gradirei che mi guardassi in faccia» alzo timorosamente lo sguardo da terra e lo punto nelle sue iridi color smeraldo, ma sono talmente a pezzi dopo il nostro affronto di questo pomeriggio che non ho l'energia per mostrarmi forte. Noto che dove gli ho dato un pugno c'è una chiazza rossa che sta diventando più scura.
Lui mi riprende la mano, sempre fissandomi negli occhi, e passa le dita sopra le nocche. Sento un bruciore, così abbasso lo sguardo e noto che la pelle si è alzata e c'è del sangue secco. Noto anche un tatuaggio sul suo avambraccio che rappresenta una F. Il cuore mi sprofonda nel petto al pensiero che possa avere una ragazza.
«Cavolo» mormoro ricordandomi del sangue secco e mi alzo, andando a sciacquarmi la mano. Medito su cosa dirgli asciugandomi la mano, poi mi giro e mormoro un «mi dispiace per il tuo naso». Drew sorride e scuote la testa. «Dispiace a me per averti detto quelle cose, Liz.»
Tentenno. «Beh non avevi poi tutti i torti, sono partita un po' prevenuta.»
Drew sospira e sembra davvero dispiaciuto, il che mi fa riconsiderare tutta la mia teoria sul complotto che dovrebbe avere con Annabelle contro di me. Forse dovrei smettere di leggere gialli.
«Va tutto bene, Drew, davvero» dico cercando di consolarlo, perché sembra davvero affranto. Scuote la testa e fa un ampio sorriso. Mi tengo al bancone della cucina per non scivolare. Dio, che sorriso. Mi sento ridicola, ma in un certo senso non è una sensazione completamente negativa, mi fa sentire... viva.
«Cosa studi all'Università?» la voce profonda di Drew mi riporta alla realtà e mi distrae dalle sue splendide labbra carnose.
«Medicina» dico in un sussurro, poi mi schiarisco la gola e lo ripeto a voce più alta. «Tu?» devo assolutamente placare il mio cuore, o esploderà.
«Scienze naturali» non posso fare a meno di guardare le sue splendide labbra che formulano quella risposta, seguite dai suoi denti che mordono quello inferiore. Mi sento una maniaca, ma mi passano per la testa solo pensieri decisamente poco casti.
«Vuoi un bicchiere d'acqua?» chiedo scattando in cucina e prendendone uno per me, ho la gola aridissima.
«Sì grazie» non posso fare a meno di sentire la nota divertita nella sua voce, che mi fa venire voglia di prendere a testate il muro. Perché, perché devo essere attratta proprio da Drew Anderson? E soprattutto: perché lui deve accorgersene?
Gli passo il bicchiere d'acqua e mi siedo sulla poltrona di fronte al divano. Drew ride e mi guarda con una scintilla di malizia negli occhi. «Non mordo, puoi anche sederti vicino a me.»
Deglutisco, irritata ed imbarazzata e lo guardo male. «E se io non volessi sedermi vicino a te?»
Lui alza un sopracciglio, come se fosse impossibile. «Tutte le ragazze vogliono sedersi vicino a me.»
«Io no» mento spudoratamente guardandomi le unghie e fingendo indifferenza.
Sento uno spostamento e poi mi ritrovo un braccio muscoloso accanto al viso. Deglutisco di nuovo sentendo il cuore prendere a galoppare nel petto e mi rifiuto di guardarlo negli occhi, perché potrei perdere il controllo. Sento il suo profumo invadermi le narici e rischio di svenire. Il suo petto sfiora la mia nuca quando è scosso dalla risata più bella che abbia mai sentito. Mi schiaccio contro lo schienale della poltrona, con il solo risultato di scontrarmi con i suoi occhi, di un verde più scuro del solito e che promettono molto divertimento.
Inizio a respirare con la bocca, perché mi manca il fiato, sento le mani prendere a tremare e quando Drew si avvicina di più, il panico si impossessa di me ed il mio piede va a colpire il suo stomaco. Lui si ritirare con un mugolio di dolore e si siede per terra. Il cuore mi batte così forte che ho paura che possa schizzarmi fuori dal petto.
Inspira, espira.
Inspira, espira.
Sento già le lacrime affiorarmi agli occhi, mentre sensazioni familiari mi afferrano e mi strangolano.
«Sei solo una puttana, Elizabeth, sono io che comando, ricordatelo.»
Mi esce un singhiozzo.
Inspira, espira.
Un altro singhiozzo.
La sua mano mi afferra per i capelli e mi costringe a guardarlo negli occhi gelidi che si ritrova, mentre infierisce ancora e ancora sul mio corpo. Ho solo quindici anni. Solo quindici. È già un anno che tutto questo va avanti. Non ce la faccio... Non posso...
Il mio cuore continua a martellare nel petto, mentre l'incubo lotta con la realtà.
Inspira, espira.
Vedo la bocca di qualcuno muoversi ma non sento alcun suono. È come se avessi dei tappi alle orecchie. Non sento nemmeno la scia umida che mi lascia sulla guancia una lacrima, quando scivola fuori dal mio occhio.
Due braccia forti mi scuotono, e lentamente torno alla realtà.
«Cazzo, Liz, mi dispiace!» è Drew, il volto sfigurato dalla paura. «Mi hai fatto prendere un infarto» sospira e mi stringe le spalle, stringendomi poi contro il suo petto. Sento il suo cuore battere nel mio orecchio, chiedendomi per quanto ancora ciò che mi ha fatto mio fratello continuerà ad influire sui rapporti che ho con le persone. Non so davvero come sentirmi. Sono scossa dalle sensazioni negative, preoccupata perché Drew ha visto qualcosa che non doveva vedere, sgomenta per la mia reazione e confusa per come spiegare tutto questo.
«Liz» mi scosta dal suo petto e mi fissa negli occhi, terrorizzato. «Che ti è successo?» è una domanda così semplice, così opportuna in questo momento, ma tremendamente sbagliata. Sembra che Drew stia sperando con tutto se stesso in una particolare risposta da parte mia. Davvero non capisco. Apro la bocca e la richiudo, non sapendo cosa dire. Sono tentata di dirgli la verità perché i suoi occhi mi ispirano fiducia, ma non posso, non ci riesco, è il mio dolore, devo sopportarlo io, io e nessun altro.
Scuoto la testa e mi tiro indietro. Lui sospira e chiude gli occhi, mentre sento le sue spalle tendersi sotto le mie dita.
«Spero che non ti sia successo quello che è successo a lei» è a malapena un sussurro, ma io lo sento alla perfezione ed è come se un pugno mi colpisse al cuore. Cosa è successo a chi?
All'improvviso il tatuaggio di una F che ha sul braccio sembra prendere un senso. Forse è l'iniziale del nome di qualcuno, e quel qualcuno era importante per Drew e gli è stato fatto qualcosa... Una vocina fastidiosa mi ripete che devo smettere di leggere gialli.
L'arrivo di Annabelle spezza la bolla di tensione che si era creata fra me e Drew. È magnifica come sempre, ma è strana senza un vestito addosso. Indossa un paio di jeans ed una maglietta con sopra una giacca di pelle. Drew la guarda in modo strano, come se stesse decidendo se dirle qualcosa o meno, alla fine si concentra sullo schermo del suo telefono.
«Jace?» chiede Annabelle specchiandosi nello schermo del suo cellulare ed aggiustandosi i capelli.
«È andato a fare benzina» rispondo alzandomi dalla poltrona e prendendo la mia giacca sul divano. Annabelle scompare in corridoio e Drew mi ferma per un braccio. «Mi dispiace di averti spaventata.»
«Non ero spaventata» mento evitando i suoi occhi. Drew scuote la testa e mi rivolge un sorriso estremamente triste. «Ti capisco» quelle due parole bastano a scuotermi da cima a fondo. Vorrei fargli un milione di domande, ma esigerebbero delle risposte e dei chiarimenti anche da parte mia, così mi costringo a tenere la bocca chiusa.
Annabelle ricompare in salotto ed io mi allontano da Drew, sentendo i suoi occhi sulla mia schiena mentre mi infilo la giacca. È veramente strano quello che è successo. Mi aspettavo un'altra reazione da parte sua, invece era solo terribilmente spaventato, come se fosse preoccupato per... me.
Cosa vuol dire che mi capisce? E cosa significa il suo tatuaggio? Milioni di risposte mi affiorano in testa, ma nessuna mi sembra la più adatta. In ogni caso chiederglielo è fuori discussione: innanzitutto perché sono affari suoi, poi perché dovrei dargli delle spiegazioni che non posso dargli, e poi perché non mi fido di lui. Ho imparato a non fidarmi delle persone, all'apparenza sembrano gentili, sincere, affidabili, ma poi la maggior parte sono sempre pronte a conficcarti un coltello fra le scapole. Ho imparato a fidarmi di me stessa, colei che non mi tradirà mai e mi starà sempre affianco, nel bene e nel male.
Jace ricompare sulla soglia della porta con le chiavi dell'auto in mano e ci dice che possiamo andare. Quando usciamo evita accuratamente il mio sguardo, nonostante io cerchi di creare un contatto con lui.
«Ma che ti prende?» bisbiglio quando arriviamo alla macchina, parcheggiata accanto all'enorme cancello.
«Che mi prende? Ma mi senti quando parlo? Io Drew non posso vederlo, né tantomeno con Annabelle» sibila.
«Beh, nemmeno io, ma mi sembrava brutto non invitarli, sono solo un paio d'ore, Jace, sii maturo!» esclamo a bassa voce. Lui non replica e si infila dalla parte del guidatore.
«Scusa Liz, ma soffro il mal d'auto» Annabelle mi scansa con un sorrisetto e si siede dalla parte del passeggero. Quindi io devo sedermi vicino a... Drew. Fantastico, davvero fantastico. E la parte peggiore è che da un lato sono sollevata, almeno non devo vederli sbaciucchiarsi, anche se è un po' improbabile che lo facciano così spudoratamente, visto che Annabelle è fidanzata. Gale. Non voglio pensare nemmeno a lui, o inizierò a farmi altre tremila paranoie di cui non dovrebbe interessarmi nulla.
Non vedo l'ora che questa giornata finisca. Mannaggia a Jace che mi ha costretta ad uscire e mannaggia a me che non so tenere la bocca chiusa.
Jace guida a lungo verso l'esterno della città, ed io mi chiedo dove stia andando, ma non mi va di domandarglielo. Nella macchina il silenzio è angosciante, e sono talmente nervosa che mi è venuto un tic alla gamba. Drew preme il suo ginocchio contro la mia coscia e mi fermo di botto.
«Ti prego, basta, o rischio di vomitare» dice con finto disgusto e mi fa venire da ridere.
«Oh! È una risata, quella?» mi prende in giro, e gli tiro un pugno sulla spalla. «Ammettilo che sono fantastico, ti ho fatta ridere» sembra così fiero di sé che non me la sento di ribattere. Mi piace questo Drew: scherzoso ed amichevole. Guardo per un po' il suo sorriso pacato, sollevata che abbia archiviato ciò che è accaduto poco prima.
«Siamo arrivati» Jace spezza il silenzio ed Annabelle esclama: «Meno male!» Mi ero quasi dimentica che fosse seduta di fronte a me. Esco dalla macchina e mi stiro, guardandomi intorno, sorpresa di incontrare una... Ruota panoramica?
«Wow» mormoro sorpresa. Ho sempre voluto andare sulla ruota panoramica, mi affascina il pensiero di essere sospesa in aria, sola con il vento a smuovermi i capelli e distante da terra e dalle preoccupazioni.
«La Contea installa questo Luna Park ogni anno per tutto l'anno in una città diversa, questa volta è toccato a Louisville» spiega Jace, leggendomi nel pensiero.
«Sì, molto interessante, ma io ho fame, dunque andiamo a mangiare» minimizza Annabelle con un gesto della mano, dirigendosi verso una specie di chiosco. Sono troppo affascinata da tutto questo, mi sembra di essere in un film: le luci che si riflettono sull'acqua, le risate delle persone, il clima allegro e la musica delle giostre. I miei non mi avevano mai portata al Luna Park, nonostante lo avessi chiesto più e più volte, lo ritenevano uno spreco di denaro. Probabilmente avevano ragione, ma ora non mi va di pensare a cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, so solo che mia madre sarebbe felice di vedermi così allegra.
«Voglio che tu sia sempre forte, Liz, confida sempre in te stessa e sii felice, non arrenderti finché non avrai trovato la felicità, e mi raccomando: non accontentarti mai.» Sorrido ripensando a quella promessa, e sono più che certa che mia madre sia orgogliosa di me.
Con la coda dell'occhio noto Drew sorridere in modo dolce, e mi chiedo per quale motivo, ma non ho tempo per trovare una risposta che Annabelle mi chiede cosa voglio mangiare. Sbircio oltre la sua spalla il menù e scelgo un hot dog con ketchup e senape ed una coca cola.. Amo il sapore amaro della senape.
Io e Annabelle veniamo incaricate di trovare un tavolo libero, così ci facciamo largo fra la marasma di persone – soprattutto ragazzi – che affollano questo posto, fino a trovare un tavolo in fondo alla spiaggia, più isolato e che dà sul lago. Sono sorpresa che non ci si sia messo nessuno, è splendido. Ci sediamo e ci perdiamo entrambe a seguire i movimenti dell'acqua, smossa dai sassi che ci tira un bambino un po' più in là.
«Perché ci hai invitati?» la voce di Annabelle sembra un urlo in quel silenzio tranquillo, e mi fa quasi sobbalzare.
«Onestamente? Non lo so. Ma sono felice di averlo fatto, tutto sommato vorrei conoscerti un po' meglio, insomma: dobbiamo convivere per due mesi...» divago, gesticolando nervosamente.
«Stai infrangendo la regola numero due» mormora Annabelle gelida come al solito senza nemmeno distogliere lo sguardo dal lago. Sospiro, sconfitta, dovevo immaginarmelo che non avrebbe funzionato, siamo troppo diverse per andare d'accordo, ed in ogni caso sembra che Annabelle preferisca odiarmi piuttosto che cercare di dialogare con me.
«Dai, Liz, non dico poi così sul serio. Ti concedo qualche domanda, tanto per ripagare lo sforzo che hai fatto; lo so che preferiresti tuffarti nel lago piuttosto che stare altri cinque minuti seduta a questo tavolo con me» l'ombra di un sorriso le aleggia sulle labbra, e mi sembra quasi possibile trovare un punto d'incontro con lei. Penso a quali domande farle, poco invadenti e che non necessitino di una risposta particolarmente intima.
«Perché sei venuta a studiare in Kentucky?» chiedo infine.
Annabelle alza le spalle. «Come credo tu sappia io, Jace e Drew eravamo ottimi amici, volevamo solo cambiare aria, tutto qui.» Me la faccio andare bene come risposta. Ho sempre avuto questo difetto, che si è amplificato dopo la scomparsa di mamma: la curiosità. Mi piace conoscere le persone, fare domande, ma spesso implica dare anche delle risposte da parte mia, quindi cerco di tenere a freno questo lato impulsivo. Ma con Annabelle non ci riesco, mi incuriosisce troppo, forse dipende dal fatto che mi piacciono i gialli.
«Qual è il tuo piatto preferito?» I suoi occhi abbandonano il lago e si fissano nei miei, sorpresi; un sopracciglio alzato.
«Seriamente?» chiede incredula.
«Seriamente» annuisco.
«Pizza, amo la pizza» Annabelle fa un mezzo sorriso.
«Ehi» un tizio si avvicina al tavolo e vi si appoggia con i gomiti, alternando lo sguardo da me ad Annabelle. Dal modo in cui strascica la i e sorride, deduco che sia ubriaco. Non mi piace quando i ragazzi mi stanno troppo addosso da sobri, figuriamoci da ubriachi. Mi faccio più in là schiarendomi la gola e cercando aiuto nello sguardo imperscrutabile di Annabelle, che fissa il nuovo arrivato negli occhi scuri.
«Che ti serve?» L'ha chiesto veramente?
«Vedi, ho fatto una scommessa con i miei amici, e dovrei conquistare una di voi due.» Un brivido mi corre lungo la spina dorsale, mentre il disgusto si fa strada dentro di me.
«Bene, hai appena perso la scommessa» Annabelle non si scompone e continua a guardarlo negli occhi. Lui sembra spiazzato, riesco quasi a vedere il criceto nel suo cervello girare furiosamente sulla ruota alla ricerca di una soluzione.
«Hai tempo tre secondi per levarti dalle palle se non vuoi che ti spacchi tutti i denti» mi giro sorpresa e vedo Drew fissare la nuca del tizio, che si volta e rimane pietrificato. Drew lo supera di una spanna, le braccia muscolose minacciano rissa ed il suo sguardo imperscrutabile è terrorizzante.
«Io-io... Me ne stavo andando» biascica il tizio e se ne barcolla dai suoi amici.
«Tutto bene?» chiede Jace sedendosi accanto a me e guardandomi preoccupato. Annuisco. Annabelle non si è scomposta, anzi ha preso il suo hamburger e si è messa a mangiare in silenzio. Se c'è una cosa che le invidio, quella è l'eleganza: dovrei prendere lezioni da lei, ma probabilmente non me le darebbe mai. Drew le si siede accanto e mi porge l'hot dog e la coca cola dal vassoio. Inizio a mangiare lentamente, pensando che tutto sommato la serata non sta andando così male – ubriachi a parte. Ho dichiarato una guerra ad Annabelle, ma non so se voglio portarla avanti. Beh, ho cambiato idea in un solo giorno, ma andare d'accordo con lei è più facile piuttosto che odiarla. E in fondo è la cosa più intelligente da fare per vincere la scommessa, vivo in casa sua: i nemici è meglio guardarli in faccia che averli alle spalle.
«Vi va di fare un giro sulla ruota?» propongo, quando abbiamo finito di mangiare. Jace e Drew annuiscono, Annabelle si astiene dal rispondere, ma si alza e ci dirigiamo verso la ruota, mettendoci in fila.
Mi sento una bambina, dall'impazienza inizio a saltellare sul posto, accompagnata dalla risata di Drew. Con la coda dell'occhio vedo Jace ed Annabelle più indietro che borbottano qualcosa, lui sembra arrabbiato e lei dispiaciuta. Non faccio in tempo a farmi domande che un ragazzo sui venticinque anni mi spiega brevemente quello che devo fare e mi fa salire. Affascinata punto subito lo sguardo verso il Luna Park, impaziente di salire per vederlo dall'alto.
Sento qualcuno sedersi accanto a me e, confusa, mi giro. Drew mi sorride e si appoggia allo schienale, passandomi un braccio attorno alle spalle. Ignoro il brivido che mi attraversa le scapole e lo guardo. Lui legge la mia domanda inespressa. «Beh, volevo salire, e con una bella ragazza è meglio che da solo» ammicca, ed io arrossisco. Non so se per il bella ragazza, oppure per il fatto di stare sospesa in aria con Drew. Senza poter scappare. Non so se sia una buona idea, ma ormai non si può più tornare indietro. La ruota parte con un ronzio, e all'istante tutte le mie preoccupazioni svaniscono. Punto lo sguardo fuori dalla carrozza, osservando la terra allontanarsi sempre di più, e con essa immagino il mio passato rimanere bloccato lì, lontano da me. Vorrei davvero che questa nuova vita fosse la mia ruota panoramica. Mi sporgo ancora di più, mentre inizio a scorgere le persone dall'alto che vanno da una parte all'altra, le luci che danzano a terra e il lago che si staglia di fronte a me.
«Wow» mormoro, trattenendo a stento le lacrime per la meraviglia, quando la ruota si ferma nel punto più alto.
«Lizzie, vieni più indietro, rischi di cadere» la voce di Drew è tesa, e mi tira di più verso di sé. Sbuffo e mi volto a guardarlo, ma il suo viso mi fa troppo ridere. È terrorizzato. Sarebbe anche carino che si preoccupasse per me, se non fosse che è terrorizzato dalla ruota stessa.
«Il grande Drew Anderson soffre di vertigini?» scoppio a ridere, appoggiandomi allo schienale perché non riesco a smettere.
«Ferma, non muoverti!» geme, trattenendomi con le braccia.
«Nemmeno...» alzo i piedi e poi li lascio ricadere, facendo ondeggiare la carrozza. «...così?» continuo a ridere, non riesco più a fermarmi. Drew cerca di trattenermi in tutti i modi, ma io continuo a divincolarmi, finché non mi blocca le gambe con un ginocchio e le braccia con le mani. Ha i capelli color rame scompigliati ed un ghigno di vittoria in volto. «Ho vinto io» sorride, orgoglioso.
«Sì, ma siamo ancora ad un bel po' di metri da terra» faccio un sorrisetto, vedendolo sbiancare all'istante.
Cerco di liberare le mani, ridendo, alla fine mi segue anche lui, ma finisco per ritrovarmi schiacciata contro il suo petto massiccio. Il suo splendido profumo pizzica nuovamente le mie narici; non so con quale coraggio ma alzo lo sguardo e lo punto nelle sue iridi verdi. Il sorriso gli si spegne in volto, e nei suoi occhi passano emozioni che non riesco a decifrare. Il mio cuore si sveglia d'un tratto ed inizia a sbattere ripetutamente contro la gabbia toracica. Aspetto che il panico mi stritoli lo stomaco, ma non succede. Drew si avvicina, finché le sue labbra carnose non sfiorano la mie. Chiudo gli occhi, desiderando quel bacio più di ogni altra cosa al mondo, ma la ruota panoramica riparte, scoppiando la bolla che si era creata fra noi. Quando arriviamo a terra, mi chiedo come ho fatto ad espormi così tanto di fronte a lui. Non posso baciare Drew Anderson, non può piacermi Drew Anderson, non può piacermi nessuno. Le parole di Lena mi risuonano in testa: l'amore non sarà eterno, ma è un sentimento che tutti proviamo prima o poi, non puoi sfuggirgli, per quanto cerchi di farlo. Come sono arrivata a pensare all'amore e ad associarlo a Drew? Dio, sono confusa, ma devo ricordarmi ciò che mi sono ripromessa, il motivo per cui me ne sono andata: voglio essere indipendente, non ho bisogno di un ragazzo, voglio rendere conto solo a me stessa. Me lo ripeto all'infinito, mentre con la coda dell'occhio scorgo Drew fissare il pavimento con la fronte aggrottata. Eppure, mi attrae, in modo inconcepibile. Non è difficile, devo solo levarmelo dalla testa, l'attrazione non è nulla di che, fino a quando non si trasforma in amore.

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