42. Stessa Sydney, diversa Liz

3.6K 231 12
                                    

Mi sono mangiata le unghie fino ad arrivare alla carne. L'ultima volta che ho provato un'ansia del genere mi trovavo dall'altra parte del mondo, in Australia, il giorno della mia partenza per Louisville. Guardo il soffitto per evitare di piangere ancora. Sono almeno quattro ore che mi trovo in aeroporto in attesa della partenza del mio aereo. Sono quasi le otto, manca poco. Per fortuna ho trovato un volo che fa soltanto uno scalo, all'aeroporto di Dallas-Fort Worth, in Texas. Lì dovrò aspettare un'ora e mezza la coincidenza e poi farmi quasi diciassette ore di volo fino all'aeroporto di Sydney. Ed è anche una delle tratte più brevi, ci sono compagnie aeree che impiegano un giorno e mezzo a fare la traversata.
Louisville è stato un esperimento fallimentare, e il passo più difficile è stato ammetterlo. Ancora una volta mi sono fatta ingannare dai sentimenti, ho confuso l'amore con il divertimento più puro, il semplice scempio dei sentimenti umani. Ma, ancor più grave, mi sono innamorata del mio carnefice, della persona che pensavo mi avrebbe protetta. Non puoi conoscere qualcuno in un mese, mi sussurra il mio subconscio. È quello che mi ripeto da almeno tre ore. Da una parte continuo ad aggrapparmi alla colpevolezza di Annabelle e Drew, ma dall'altra so che in buona parte è colpa mia, perché avrei potuto ascoltare la loro spiegazione. Eppure c'è quella parte di me, oscura, legata inevitabilmente al passato, che continua a diffidare delle persone. Ed è quella che mi ha spinto a spezzare loro e me stessa.
Guardo ancora una volta lo schermo del cellulare, e sospiro. Lena non mi risponde, ho già provato a chiamarla due volte. Da lei dovrebbe essere mezzanotte, ma non credo che stia dormendo.
Quando annunciano il mio volo mi alzo in piedi e mi avvicino al gate. È come se avessi un'ancora legata alla caviglia. Non mi sento affatto sollevata o libera come quando sono partita da Sydney, l'unico sentimento dentro di me è la stanchezza, verso qualsiasi cosa. Voglio solo allontanarmi il più possibile da Louisville, da Jace, da Annabelle, da... Drew e ricominciare, ancora una volta, da capo. Sydney non è la mia destinazione, è solo una tappa. Starò per un po' in città, forse andrò a trovare mio padre, con l'aiuto di Lena dovrei riuscire a evitare Sam. Se c'è una cosa che mi dà i brividi e mi fa sprofondare nel terrore più puro è la sola idea di trovarmi nella stessa stanza con lui.
Mi siedo al mio posto sull'aereo e chiudo gli occhi. La traversata è lunga, e mi sembra di non dormire da una vita. Lotto per un po' contro il sonno, ma alla fine mi arrendo, mentre tutto intorno a me diventa offuscato e lontano.

Sono nel mio letto che leggo un libro, persa fra le pagine che narrano della folle indagine di un detective sulle tracce di un killer psicopatico. La porta della mia stanza viene aperta, e me ne rendo conto solo quando una mano mi afferra la spalla. Sobbalzo e caccio un urlo, spaventata a morte.
«Sono dieci minuti che ti chiamo, mi hai fatto prendere un colpo» nella mia visuale entrano gli occhioni di mia madre, preoccupati.
«Sei proprio come me, quando leggi non c'è niente che possa distoglierti» scuote la testa e mi carezza una guancia. «La cena è pronta.»
Si gira e si incammina verso la porta.
«Mamma» la richiamo, ma lei non si ferma.
«Mamma!» ripeto, a voce un po' più alta. Mi ignora e apre la porta della mia camera per uscire. Mi alzo in piedi e le corro dietro. «Mamma! Mamma!» Quando sto per afferrarle il braccio, la porta si chiude con un tonfo. Provo ad aprirla girando il pomello, ma non c'è niente da fare. Urlo e tiro pugni contro il legno, ma la porta non ne vuole sapere di aprirsi. Sento un'altra mano stringermi la spalla, mi volto e...

«Signorina, scusi se la disturbo.» Mi sveglio di soprassalto e sgrano gli occhi, di fronte a me non c'è mia madre, bensì una hostess. Troppe coincidenze con il mio viaggio verso Louisville. Sono anche ricominciati gli incubi. «Dovrebbe allacciare la cintura di sicurezza, stiamo atterrando all'aeroporto di Dallas-Fort Worth.»
La ringrazio e faccio quello che mi dice.
Sono già passate due ore e un quarto. Fort Worth è un'ora indietro rispetto a Louisville, e posso ammirare il sole che si alza nel cielo oltre le vetrate dell'aeroporto. Tiro fuori dalla borsa il croissant che ho comprato all'aeroporto di Louisville e che avevo intenzione di mangiare sull'aereo, poi con un braccio mi circondo le ginocchia e vi poggio il mento sopra.
Il sole mi scalda il viso mentre illumina imperterrito la città di Fort Worth. Trascorro altri dieci minuti guardando fuori dalle vetrate, poi decido di riprovare a chiamare Lena. Non ci capisco più niente con il fuso orario ma, se i miei calcoli sono giusti, a Sydney dovrebbero essere le due e mezza. Come mi aspettavo, lei non risponde. Di sicuro starà dormendo. Decido di lasciarle un messaggio, poi ripongo il cellulare nella borsa e mi appoggio allo schienale della panchina. Pigramente osservo l'orologio a un paio di metri di altezza sul muro di fronte a me. Ancora un'ora. Sbuffo e chiudo gli occhi, ma è soltanto peggio, perché mi tornano alla mente immagini del passato che si mischiano ai recenti avvenimenti, dunque decido di rimanere sveglia. Fisso le lancette dell'orologio, ma non mi passa un minuto, allora mi ricordo del libro che ho infilato rapidamente nella borsa. È un giallo che ho trovato di sfuggita all'aeroporto di Louisville. Decido di trascorrere i restanti quaranta minuti in questo modo.
La storia mi ha ormai preso, quando la voce meccanica degli altoparlanti annuncia il volo per Sydney. Mi stiracchio e mi alzo in piedi, poi mi incammino verso il secondo aereo della giornata.
Diciassette ore. Non so se sia meglio dormire o restare sveglia. Se dormo ho gli incubi, se resto sveglia non faccio altro che pensare a tutti gli errori che ho compiuto nella mia vita. Forse così queste diciassette ore volerebbero. Tutto ciò che mi è rimasto è il sarcasmo.
Questa volta ho il posto accanto al finestrino, così quando l'aereo decolla posso concentrarmi sul cielo che cambia colore. Rimango senza fiato di fronte alla meraviglia del tappeto di nuvole rosa sotto di noi. Faccio un sospiro e cerco di lasciare i problemi a terra, a Fort Worth, lontani dalla libertà che sprigiona il cielo.

FriendsWhere stories live. Discover now