14. Confusione

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Resto ad osservare, curiosa ed incredula, mentre Drew fa lo stesso.
«Mi sono stancata di ripetere sempre la stessa cosa, Jace» esordisce Annabelle, guardandolo gelida come sempre. «Fra me e te non c'è niente, e mai ci sarà, fattene una ragione.»
Jace ha uno sguardo che non ho mai visto prima sul volto di qualcuno, ma di cui ho tanto sentito parlare. La guarda come se fosse disposto a gettarsi nell'inferno per lei per trovare dell'acqua, e mi chiedo come Annabelle possa non accorgersene. «C'è già qualcosa, solo che tu continui ad ignorarla! Ti ho dato tutto ciò che potevo, devi solo dire sì» la supplica, facendomi stringere il cuore. Drew li osserva come se conoscesse già lo svolgimento della situazione e stesse solo rivivendo la stessa scena per l'ennesima volta.
«La mia risposta è no. Lo era ieri, lo è oggi e lo sarà domani» dichiara Annabelle, facendomi salire una voglia straziante di prendere a pugni quel suo viso perfettamente ricoperto di fondotinta. Ma Jace non si arrende, e questo sembra sorprendere sia la regina del ghiaccio che Drew, che esclama un «oh!»
«Mi sono stancato Annabelle, io ti amo, vuoi capirlo?»
«Cazzo» esclama Drew, facendo cadere qualcosa che produce un rumore assordante, rivelando la nostra posizione. Mi sento un'agente segreto della CIA e cerco di riparare al danno sgattaiolando verso un tavolo dove sono seduti alcuni ragazzi, solo che mi sono dimenticata che in quanto ad agilità faccio proprio schifo, così il solo risultato è quello di rischiare di far cadere tutto il tavolo, ma per fortuna un ragazzo mingherlino lo afferra e riesce a tenerlo fermo, senza però impedire ai loro drink di scivolare e cadere a terra. Annabelle si alza, fulminando Jace con lo sguardo ed esce, mentre lui resta a bocca spalancata a fissare me e Drew che ci guardiamo cercando di trovare una scusa, ma lui scuote semplicemente la testa e se la prende fra le mani.
«Ho fallito di nuovo» mormora, mentre vedo chiaramente una lacrima scivolare lungo la sua guancia.
«Oh, Jace» mi avvicino a lui, dispiaciuta, ignorando le esclamazioni colorite della padrona del bar che sta facendo una bella ramanzina a Drew, che cerca di richiamare la mia attenzione, ma in questo momento non posso proprio preoccuparmene. Mi siedo di fronte a lui e gli carezzo i capelli, ma non sembra esserci nulla da fare. Il dispiacere viene sostituito da un'onda di rabbia che mi travolge. Scatto in piedi e seguo Annabelle che si sta allontanando verso l'edificio di psicologia umanistica. La afferro per un braccio prima che possa varcare la soglia dell'ateneo e le riverso addosso tutta la rabbia. «Sei una stronza!»
Lei mi guarda divertita. «Calmati Lizzie.»
«Calmarmi?!» sbraito. «Non puoi giocare in questo modo con i sentimenti delle persone! Al contrario di tutta l'umanità Jace ci tiene davvero a te!»
«Sono fidanzata» risponde tranquilla.
«Quando ti pare!» esclamo. «E tu quello lo consideri migliore di Jace? Ti ha-»
«Ora chiudi quella cazzo di bocca, Liz!» minaccia, passando dal divertimento alla rabbia in un nanosecondo.
«Che succede, Annabelle? Hai paura che qualcuno lo sappia che non sei perfetta? Gale è-»
«Ti ho detto di chiudere la bocca!» urla aggredendomi. Me la scrollo di dosso, spingendola indietro, mentre l'adrenalina mi scorre nelle vene. So bene come difendermi, sempre per merito di Lena che mi aveva costretta ad alternare alle visite dallo psicologo gli allenamenti di jujitsu da suo zio.
«Perché non la smetti di prenderlo in giro e gli dici un sì o un no definitivo?» chiedo, questa volta con più calma.
«Gliel'ho già detto, più volte!» È fuori di sé dalla rabbia, ed è strano vedere Annabelle in questo stato, ma in un certo senso la rende più normale.
«E allora perché non vuoi stare con lui?!» contrattacco allo stesso modo.
«Perché non sono abbastanza!» Resto sbalordita. Questa è stata una giornata di sorprese infinite. Annabelle che trova una pecca nella sua perfezione? Non so cosa rispondere. Sta ansimando, sfinita, e mi guarda con il fuoco che le arde negli occhi.
Apro la bocca, ma la richiudo quasi subito, non ho idea di cosa dire.
«Sei contenta?» chiede con voce stanca, mandandosi indietro i capelli. La sua vulnerabilità dura ben poco, perché si riprende e mi guarda dritta negli occhi, facendomi venire i brividi. «Ed ora, Elizabeth, sia chiaro, non una parola con Jace o ti posso assicurare che non avrai più una vita.» Stavolta decido di cogliere l'avvertimento ed annuisco, guardandola mentre attraversa la porta dell'edificio, di nuovo impeccabile e salda dietro la sua maschera. Annabelle non si sente abbastanza per Jace? Scuoto la testa, incredula, e torno sui miei passi, ma quando arrivo al bar il mio amico non c'è più. Drew sta pulendo i resti dell'oggetto che aveva buttato a terra – che scopro essere un vaso – e quando mi avvicino mi mette in mano una scopa. «Dobbiamo pulire e ripagare i danni» dice, impassibile. Ce l'ha con me? Annuisco, già iniziando a pensare a come rimediarli i soldi. Drew sicuramente non avrà problemi vista la sua macchina e le sue finanze. «Ah, dobbiamo anche fare un salto nell'ufficio del rettore.» Sbuffo. Questa giornata stava andando bene, dannazione!

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