13. Una mattinata con Drew Anderson

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Rimango pietrificata sul viottolo di casa di Annabelle, indecisa su cosa fare di preciso.
«Ehi Lizzie, vuoi farmi aspettare ancora?» Drew si affaccia dal finestrino e mi lancia un sorriso smagliante.
Respira, Liz.
Vedo che alcuni ragazzi della sua confraternita escono e ci lanciano occhiate interrogative, poi borbottano qualcosa fra loro. D'istinto stringo i pugni. Le cose vanno dette in faccia, non alle spalle, specialmente se si tratta di cose non vere.
Ormai fare retromarcia sarebbe inaudito, così costringo le mie gambe ad andare verso la sua macchina. Nervosa salgo dalla parte del passeggero e poggio la borsa con i libri dietro le gambe. Drew mi lancia un'occhiata, poi si gira direttamente a guardarmi, poggiandosi sul volante.
Lo guardo di rimando ed alzo un sopracciglio, con aria di sfida.
«Buongiorno anche a te» dice infine, mordendosi il labbro inferiore, su cui purtroppo ricade la mia attenzione.
«Ciao» mormoro tornando a guardare la strada. Respira, Liz, respira.
Sbuffa. «Mi aspettavo un po' più di entusiasmo! Sono venuto a prenderti, sorridi!»
«Che stavano dicendo i tuoi compagni della confraternita?» chiedo guardandolo male.
Lui aggrotta le sopracciglia, poi sospira e scuote la testa. «Lasciali perdere.»
«Non sono la tua ultima conquista, Drew, mettitelo bene in testa.»
«Stai dicendo che io mi sia vantato di averti adescata con loro?» chiede sorpreso, come se fosse impossibile.
«Se tu non lo avessi intuito, non mi fido di te» rispondo incrociando le braccia e riservandogli una delle mie peggiori occhiate.
Sbuffa nuovamente e si appoggia al sedile, accendendo il motore. «Ti ho detto che non farò il coglione, almeno di questo fidati.»
Non rispondo e lui parte in direzione del campus. Vedo che mi lancia occhiate di sbieco, e mi impegno per non ricambiare.
«Odio il silenzio: parlami di te» dice infine, dopo a malapena tre minuti di silenzio. Una domanda facile, ma che mi mette decisamente in crisi.
«Mi piacciono i gialli» rispondo, estraendo dal casino nella mia testa una risposta facile e senza possibilità di domande indiscrete. «Tu leggi?» cerco di portare avanti la conversazione, dato che Drew non si esprime. Dopo trenta secondi di silenzio mi giro a guardarlo e noto che ha un sorrisetto imbarazzato stampato in volto. Mi prende il batticuore, per un misto di curiosità ed altro che non so cosa sia.
«Siamo arrivati» si affretta a parcheggiare Drew, al che mi viene da ridere.
«Cosa leggi, Drew?» lo provoco, non riuscendo a trattenere le risate. Ha le orecchie talmente rosse che credo possano esplodere.
«Ci vediamo dopo» borbotta imbarazzato aprendo la portiera. Scendo continuando a ridere e prendo la borsa, salutandolo con la mano.
«Aspetta, formaggino!» Mi giro di nuovo verso la macchina, dove Drew si affaccia dal finestrino con il suo sorrisetto scaltro di nuovo stampato in volto. «Volevo solo comunicarti che abbiamo lo stesso identico orario, solo con materie diverse, quindi aspettati di ritrovarmi ad ogni tua ora libera, ciao!» Rimango allibita a fissare la Lamborghini che scompare nel parcheggio della scuola. Stesso identico orario? Oh no, no, no, no... Mannaggia a Drew Anderson!
Mi giro sbuffando e vado a sbattere contro un petto massiccio. «Jace!» esclamo alzando la testa sorpresa. Mi aspetto di dovergli dare spiegazioni, ma sembra completamente da un'altra parte. «Hai visto Annabelle?» chiede oscurando il sole con una mano, guardando direttamente alle mie spalle. Alzo un sopracciglio, confusa. «Sì, circa mezz'ora fa, perché?»
«No, niente» minimizza tornando a guardarmi, poi sorride. Ricambio, ancora confusa, ma decido di non approfondire.
«Che lezione hai?»
«Chimica» guardo l'orario. «E sono decisamente in ritardo, ci vediamo dopo!» esclamo allungando il passo verso l'edificio. Sento Jace che mi saluta, e ricambio alzando una mano in sua direzione.
Alla fine arrivo puntuale e la lezione trascorre velocemente, fra atomi e proprietà all'apparenza impossibili, ma che se mi applico riesco a comprendere. Esco dall'aula con ancora la testa fra le nozioni di chimica, ma mi risveglio quando vedo qualcuno correre verso di me. Quando mi rendo conto che è Drew resto interdetta, poi mi ricordo che abbiamo in comune l'ora di letteratura inglese. Sembra che abbia corso per ottanta chilometri. Mi tiro di più la borsa con i libri sulle spalle e lo guardo interrogativa. «Perché sei sfinito?» Lui alza un dito, come a dirmi di aspettare, poi tossisce un paio di volte e torna a guardarmi negli occhi.
«Ero a lezione di astronomia, dall'altra parte del campus, ho corso per arrivare in tempo ed accompagnarti.» Resto a bocca aperta per la sua spontanea confessione, tanto che lui mi sfila la borsa dalla spalla e mi tira per un braccio per smuovermi. «Ho guadagnato qualche punto?» chiede con un sorriso incamminandosi verso l'edificio di letteratura inglese, con me al seguito. Fingo di pensarci su, ma alla fine rido ed annuisco. «Direi di sì.»
«Meno male» sospira sollevato. «Ho rischiato di morire d'infarto. Non sono una persona particolarmente sportiva.»
«Il tuo fisico direbbe tutt'altro» alludo agli addominali scolpiti che intravedo attraverso la maglietta bianca aderente. Quando mi rendo conto di ciò che ho detto arrossisco fino alla punta dei capelli, ma ormai è troppo tardi.
«Beh, si dà il caso che mangi sano e che di tanto in tanto vada a correre» risponde con un sorrisetto, per fortuna ignorando il mio imbarazzo, che — ci tengo a precisare — cresce di minuto in minuto. Il resto del "viaggio" prosegue in un silenzio che a me sembra estremamente imbarazzato, ma in cui invece Drew sembra perfettamente a suo agio. Non mi piace sentirmi così vulnerabile. Credo che se Drew mi chiedesse di sposarlo accetterei all'istante, e questo non va affatto bene. Riesco a gestire perfettamente i miei "sentimenti" quando sono lontana da lui, ma a questa vicinanza e con quei dannati addominali che gli guizzano sotto la maglia ad ogni passo, sono completamente in suo potere. E questo mi spaventa, mi spaventa a morte. Arriviamo all'aula di letteratura inglese appena prima del professore, che entra con passo disinvolto e raggiunge l'enorme lavagna, posando la borsa sulla cattedra. I capelli neri sono pettinati perfettamente indietro, gli occhi scuri sono nascosti da un paio di occhiali da vista dalla montatura quadrata e le labbra piene sono distese in un sorriso. Drew guarda prima me, sognante, poi Mr. Callahan ed alza gli occhi al cielo, incredulo.
«Ogni anno la stessa storia. Non dirmi che ti piace, ti prego!» esclama.
«Beh, è proprio bello» ammetto mordendo il tappo della penna. Drew assottiglia lo sguardo e dichiara, convinto: «Non più di me.»
«Se lo dici tu» alzo le spalle, fingendo indifferenza, ma non so davvero con chi paragonare Drew senza che ne esca vincitore.
La lezione inizia, e mi affretto a prendere appunti, stranamente senza che Drew mi infastidisca, ma a circa metà il professore ci ordina di chiudere i quaderni e levare i libri. Noi eseguiamo, guardandoci confusi.
«Che palle» borbotta Drew, e sembra... imbarazzato?
«Bene ragazzi, ora voglio farvi una domanda all'apparenza semplice, ma che in realtà è molto complicata. La risposta è prettamente soggettiva, vediamo però chi darà la più esaustiva. Cosa è veramente la letteratura? Cos'è un testo classico? E un romanzo classico? Quale scopo hanno Cime Tempestose, Anna Karenina, Orgoglio e Pregiudizio, Moby Dick, Il Grande Gatsby?» Male male, non ho mai letto un classico in vita mia, non è proprio il mio genere. Mi sono iscritta a questa ora solo per i crediti, dannazione! Non credevo servissero grandi conoscenze del mondo classico. Un movimento alla mia destra attira la mia attenzione. Mi giro, sorpresa, e noto Drew con un sorriso imbarazzato e la mano alzata.
«Signor Anderson» esclama sopreso Mr. Callahan, contento come un bambino.
Drew tossisce, poi inizia a parlare, titubante. «I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: "Sto rileggendo..." e mai "Sto leggendo..." I classici sono libri che esercitano un'influenza particolare sia quando s'impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.
D'un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima. D'un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura. Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume). Un classico è un'opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.
Il tuo classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui. Un classico è un libro che viene prima di altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia. È classico ciò che tende a relegare l'attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno. È classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l'attualità più incompatibile fa da padrona.»
Sono letteralmente sgomenta. Fisso Drew come d'altronde il resto delle persone nell'aula, incredula. Lui si gratta imbarazzato la nuca.
«Italo Calvino» dice il professore, sorpreso a sua volta. «Davvero eccezionale, Drew.» Lui annuisce ed abbassa la testa, concentrandosi sul suo banco.
«Beh, questo è ciò che dice Calvino nel suo libro – per l'appunto – Perché Leggere I Classici, e che credo Drew condivida, qualcun altro vuole dire qualcosa?» Smetto di ascoltare e cerco di attirare l'attenzione di Drew, dandogli pacche sulla gamba, lui alza lo sguardo con un sorriso imbarazzato.
«Wow» esclamo in un sussurro. «Ora ho capito che leggi! Perché ti vergognavi a dirmelo?»
Lui apre la bocca, ma non dice nulla, anzi si passa una mano fra i capelli. «Erano il genere preferito della mia migliore amica, ho iniziato a leggerli qualche anno fa» risponde. Il suo umore è cambiato radicalmente, sembra triste, affranto, così decido di non insistere e torno nuovamente ad ascoltare le opinioni del resto degli studenti. Il resto della lezione trascorre in estrema lentezza, almeno per me che di classici non capisco nulla. Un sacco di domande si insinuano nella mia testa, ormai ci sono abituata, così non provo neanche ad impedirglielo.
Non sono mai stata così contenta come alla fine di quest'ora e mi affretto ad andarmene, mentre Drew sbuffa e va verso il professore, che lo ha bloccato. Drew Anderson un amante dei grandi classici? Chi l'avrebbe mai detto. E la parte peggiore di tutto ciò è che me lo fa piacere ancora di più, al contrario di quanto speravo all'inizio. Con un lungo sospiro affranto entro nel bar del campus, accanto alla facoltà di medicina, e mi metto in fila. Quando arriva il mio turno una bella ragazza con lunghi capelli neri e ricci ed occhi verde chiarissimo mi sorride, scoprendo due fossette schifosamente perfette sul suo viso abbronzato. «Ciao, dimmi pure.»
«Vorrei una ciambella al cioccolato ed un caffè al ginseng, grazie» ordino, indicandole con il dito quella delizia ricoperta di glassa marrone dietro la vetrina. La ragazza tutta sorridente la prende e me la mette su un piatto, poi aggiunge il caffè e mi ringrazia. Pago e mi rifugio in un angolo del bar, dove si crea quel legame fantastico ed intimo fra me e il cibo.
«Sei stata molto carina ad avermi mollato.» Alzo lo sguardo dal piatto, con la bocca piena, ed osservo Drew con il solito ghigno stampato in volto che non perde tempo ed allunga un piede, tirando la sedia di fronte a me verso di sé e mettendosi seduto. Mastico tranquilla, sfidandolo a protestare, poi decido di intraprendere una strada possibilmente pericolosa. «Che ti ha detto Mr. Callahan?» Drew reagisce in modo completamente diverso da prima, sembrando quasi scocciato. Allunga una mano e mi ruba un pezzo di ciambella, nonostante il mio sguardo assassino. Alza le spalle e se lo infila in bocca, mentre io mi perdo a seguire il movimento del suo dito, dimenticandomi addirittura la domanda.
«Mi ha detto che aveva già dato un'occhiata ai miei saggi, sia quest'anno che quelli precedenti, e vorrebbe che provassi a partecipare ad una gara di scrittura che si tiene a New York.»
«Ma è fantastico, Drew!» esclamo, contenta per lui. È un'occasione stupenda. Lui però alza nuovamente le spalle, scuotendo la testa. «Non fa per me.»
«Ma se lo dice il professore vuol dire che ne vale la pena!» insisto, cercando di convincerlo.
«Fare lo scrittore non è il mio futuro» ripete paziente Drew.
«Non ti piace scrivere?»
«Non è quello» borbotta giocando con il contenitore dei fazzoletti. «Non è il mio sogno, era quello di qualcun altro» sussurra, con la fronte aggrottata, ma prima che possa chiedergli a cosa si riferisce lunghi capelli castani attirano la mia attenzione. Seguo la figura che entra nel bar e si siede poco più là, non notando me e Drew. Qualche minuto dopo entra una seconda figura e si siede di fronte a lei. Quasi mi strozzo con la ciambella quando riconosco la seconda figura bionda.
«Drew!» esclamo in un sussurro urlato, afferrandolo per un braccio e tirandolo verso di me, come scudo, mentre mi alzo e mi nascondo dietro ad un séparé poco distante dal tavolo dove siedono le due figure.
«Ma che ti prende?» borbotta lui, imitandomi mentre mi abbasso per sbirciare di lato. Gli indico con un dito Annabelle e Jace seduti al tavolo poco distante dal nostro, e lui sembra sorpreso quanto me.
«Wow» mormora, sporgendosi sempre di più.
«Bene, come promesso, sono qui» dice scocciata Annabelle, guardando Jace con quell'aria di sufficienza che sembra cucita sulla sua faccia. Ed in questo momento capisco con chi stava parlando Annabelle questa mattina, non era Gale, ma Jace!
«Ora chiuderemo questa storia, una volta per tutte.»

Ciao fiori di campo!🙊

Perdonatemi per il ritardo stratosferico, ma non ho mai trovato il momento adatto per continuare, diciamo che questa sera ho forzato un po' la mano, nonostante non mi sentissi proprio al cento percento.
Spero comunque che apprezziate lo sforzo.♥️

Al prossimo capitolo!🔜

-A

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