VIII - Inganni

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Il sentimento di odio nei confronti del re caratterizzò tutto il periodo della colazione: Crystal cercava disperatamente di non posare lo sguardo su quello di Edoardo, ma la tentazione finiva con l'avere la meglio e lei stessa non riusciva a non sorprendersi per quell'emozione strana, inusuale; almeno, non quando il giorno prima il ragazzo era stato, per alcuni momenti, la sua unica ragione di vita.

Per resistere alla tentazione di voltarsi verso di lui, iniziò ben presto a giocherellare con il calice vuoto davanti a lei, lo stesso della sera precedente.

Emanuele posava di tanto in tanto gli occhi sul suo viso con espressione sospettosa e Crystal capì di dover prestare più attenzione al nervosismo che lasciava involontariamente trapelare.

Era come se la voce di Edoardo sovrastasse tutte le altre ed era l'unica che Crystal riuscisse a sentire, nonostante fosse troppo lontana da capire a pieno le esatte parole da lui pronunciate.

Le undici ragazze attorno a lei sembravano pendere dalle labbra del re e i cavalieri che stavano loro vicino si guardavano intorno, confusi, per capire se la loro dama fosse l'unica a comportarsi in quel modo.

I loro occhi caddero più volte su Crystal, sui suoi movimenti veloci delle mani mentre si rigirava il calice tra le dita, finché una consapevolezza a cui non aveva mai pensato prima si fece largo tra i suoi pensieri.

Il calice.

Lo stesso calice da cui aveva bevuto, senza rendersene effettivamente conto, quella strana bevanda dall'odore di primavera e vino, troppo forte e saporita al tempo stesso.

Crystal lasciò istintivamente cadere il calice sul tavolo, fortunatamente senza fare eccessivo rumore, e si portò una mano alle labbra, inorridita: era stata tanto stupida da non dare conto alla prudenza, non aveva prestato la dovuta attenzione come invece le avevano suggerito due donne ben più sagge di lei.

E, comunque, dov'era finita sua madre?

Decise sul momento di non dare un'altra volta spettacolo e aspettò con pazienza la fine della colazione, chiedendosi tra sé e sé se il castello fosse provvisto di una libreria, finché la curiosità non ebbe la meglio e la spinse a rivolgersi direttamente ad Emanuele.

"È proprio accanto alla sala del trono, sì", rispose lui. "Però non è accessibile a tutti".

"Ma io mi annoio", brontolò Crystal, tentando di fargli gli occhi dolci. "Un buon libro potrebbe alleviare il mio malessere".

Emanuele, però, non era esattamente il tipo da lasciarsi condizionare. "Potrei chiedere ad Edoardo di prestarvene qualcuno, ma non credo che abbia intenzione di lasciar entrare chiunque nella sua libreria personale: vi sono libri che racchiudono la storia dell'intero regno di Lawnland, basterebbe una mano disattenta a rovinare decine di reperti storici".

Crystal incrociò le braccia sul petto e lasciò che Emanuele si convincesse della sua sconfitta, ma promise a se stessa che prima o poi avrebbe trovato il modo di entrare nella libreria, per quanto potesse essere pericoloso.

***

Gli sguardi che Lucrezia lanciò ad Edoardo durante la colazione lo stordirono non poco: più focosi delle altre ragazze, sembrava che i suoi occhi gli parlassero a distanza e non aveva alcuna intenzione di guardare qualcun altro anche solo per un attimo.

A peggiorare il tutto, poi, c'era Selene: camminando tra i tavoli della sala, lo faceva sentire oppresso quasi quanto Lucrezia, ma almeno aveva la discrezione di abbassare la testa ogniqualvolta Edoardo si accorgesse dei suoi sguardi.

Per questo sgattaiolò via appena poté, sotto l'indignazione della madre e i brontolii di lamentela delle dodici ragazze, e andò a rinfrescarsi il viso.

Filix: La Strega del ReWhere stories live. Discover now