XII - Vendetta e fuga

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Il susseguirsi dei giorni aveva reso Margherita una donna più forte di quanto si aspettasse, eppure sempre meno incline a condurre la spensierata vita a corte che da sempre sognava, fin da quando era piccola: si era raccolta i capelli in una lunga treccia e aveva smesso, forse per sempre, di sorridere.

Una donna che non aveva potuto chiedere aiuto a nessuno, che aveva dovuto contare soltanto su se stessa, incompresa e forse malvista da tutto il regno per la sua apparente incapacità di andare avanti e festeggiare la nascita del suo secondo maschietto.

Fingeva di non accorgersi delle occhiate sospettose delle sue dame di compagnia, mentre i figli crescevano senza l'affetto di una madre che aveva la sensazione di aver perso tutto e di dover rinunciare al suo desiderio di accudire una bambina con i suoi stessi poteri.

Ciò aveva reso Alessandro ed Edoardo molto simili tra di loro: nati entrambi in un regno glorioso e pieno di speranze per il loro futuro e al tempo stesso da una madre che lasciava trapelare da ogni suo sguardo una sincera e profonda delusione.

Alessandro, però, era stato concepito con amore: Edoardo era solo il risultato di una notte di passione che non aveva coinvolto né re Guglielmo, deciso a diventare nuovamente padre soltanto per avere un altro erede, né Margherita, ancora intenta a piangere la sua recente perdita.

Un figlio venuto al mondo da due genitori disperati, seppur per motivi diversi.

Margherita, dal canto suo, non aveva smesso un secondo di amare suo marito come aveva fatto fin dal primo giorno; ma, se prima la sua paura di perderlo le aveva permesso di ignorare le dicerie che andavano diffondendosi con sempre più insistenza sulla condotta infedele del suo amato, dopo la morte di Sophia aveva deciso di cambiare il suo atteggiamento, desiderosa come non mai di vendicarsi su colei che aveva allontanato Guglielmo dal suo letto e dal suo cuore.

Per indurre il marito a pensare che tutto fosse tornato come prima e che lei non necessitasse più del suo apparente conforto, aveva intuito fosse meglio iniziare nuovamente a sorridere alla vita, o perlomeno a fingere: aveva ricominciato ad andare a caccia, a partecipare ai balli, a ridere degli spettacoli, ad ammirare la bravura degli attori e, soprattutto, si era sciolta di nuovo i lunghi capelli rossi.

Come previsto, Guglielmo aveva notato il ritorno del suo atteggiamento gioioso e si era allontanato gradualmente, quasi come se temesse di compiere un passo falso e di essere scoperto dalla moglie, nonostante le voci già insistenti sul suo conto.

Margherita lo aveva seguito di soppiatto nelle sue stanze, al termine di una cena, e aveva ordinato alle guardie reali di scostarsi dalla porta.

L'aveva visto là, sul letto che una volta era solito ospitare solo lei, sopra una giovane donna bruna dal sorriso civettuolo e le gote rosse.

Aveva sentito il cuore svuotarsi, come se non avesse più nessun motivo di battere: aveva perso una figlia, le era stato rubato il marito; le rimanevano solo due bambini che sarebbero cresciuti con tutori affinché potessero essere degni di diventare re.

Nessuno aveva più bisogno di lei e questo non poteva assolutamente accettarlo.

Aveva nascosto le mani dietro la schiena, borbottando parole in latino così silenziosamente da impedire ai due amanti di accorgersi della sua presenza, troppo occupati l'uno con l'altra per poter anche solo sospettare di non essere più soli.

Aveva visto il viso della giovane perdere colore, diventare pallido con il passare dei secondi, mentre la maledizione lanciatale iniziava a sortire il suo effetto e la donna cominciava a perdere le forze.

Si era voltata istintivamente in direzione della porta, incrociando lo sguardo della regina sulla soglia, e non aveva avuto il fiato necessario ad avvisare Guglielmo mentre Margherita usciva dalla stanza senza osare staccarle gli occhi di dosso.

Filix: La Strega del ReWhere stories live. Discover now