XX - L'altra faccia della medaglia

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"Il legittimo erede Giorgio Warsons è morto, lo sappiamo benissimo".

"Se fosse morto non credete anche voi che Sua Maestà Edoardo avrebbe esposto il suo corpo al popolo per poterlo convincere di essere l'unico e solo re?".

"E allora che fine ha fatto? Anzi, che fine gli hanno fatto fare?".

Emanuele si avvicinò all'uomo barbuto e piazzato che aveva davanti e si chinò a sussurrargli nell'orecchio: "Sapete che potrei impiccarvi per alto tradimento, Vostra Grazia? A Sua Maestà non farebbe molto piacere sentire delle insinuazioni del genere".

Il rappresentante del ducato di Winlow sbiancò di fronte a quella minaccia e si mise a borbottare: "Vogliamo solo sapere cos'è successo al bambino".

Emanuele si tirò indietro e lo guardò con aria divertita. "Vorremmo saperlo anche noi".

Un altro rappresentante si fece avanti, restando al fianco del primo, e borbottò: "Quindi è sparito davvero? Non erano solo voci?".

"Le voci nascono sempre da un qualcosa di fondato", si limitò a rispondere Emanuele con una scrollata di spalle. "Fatto sta che è scomparso davvero, altrimenti nessuno avrebbe potuto impedire a Sua Maestà di diventare suo tutore e regnare al posto suo fino al raggiungimento della maggiore età".

I due uomini si scambiarono un'occhiata veloce e poco dopo il primo domandò: "Allora perché non è stato Sua Maestà a riceverci?".

Dovrò partire per convincere tutti gli altri ducati e contee di Lawnland a restare al mio fianco. Mi fido di te, Emanuele: occupatene tu al posto mio.

Il cavaliere drizzò le spalle, acquisendo molta più dignità e rispetto, e disse: "Ha dovuto sistemare alcuni affari in altri territori, affari di cui io non mi sarei potuto occupare. Ah, e potete mandare un messaggio ai vostri soldati per dire loro di non disturbarsi a continuare il viaggio e raggiungervi per attaccare il castello: non hanno alcun motivo valido per farlo e del resto il re non è qui".

"Ma le dame che ha ospitato a corte sono ancora qui", gli fece notare il primo uomo indicandole con un cenno della testa, allineate dietro di lui e gli altri cavalieri.

Emanuele abbassò lo sguardo e sorrise. "Non tutte. E manifestare la propria voglia di ribellione contro delle donne sarebbe un gesto disonorevole".

Crystal alzò la testa di scatto a quella precisazione tutt'altro che lusinghiera e a malapena riuscì a reprimere l'impulso di ribattere: se era questa l'opinione che aveva delle donne, allora non era stata abbastanza in grado di fargli notare quanto fossero sbagliati i suoi pregiudizi; non era da tutti riuscire a rinchiudere nella propria stanza uno dei cavalieri più fidati e influenti del re di Lawnland.

Il secondo rappresentante drizzò a sua volta le spalle e guardò Emanuele dritto negli occhi, minaccioso. "Torneremo quando potremo avere l'onore di parlare con Sua Maestà".

La regina Margherita si fece avanti e rispose: "Naturalmente. Però la prossima volta preoccupatevi di dirci il vostro parere sul lungo viaggio che avete appena fatto e che dovrete fare di nuovo in un secondo momento, per giunta d'inverno".

I conti e i duca, che fino a quel momento erano rimasti in silenzio, si guardarono di sbieco a quella richiesta e cominciarono a mormorare a voce bassa e preoccupata.

Il primo rappresentante si inchinò al suo cospetto e rispose gelido: "Certo".

Emanuele sorrise, sarcastico. "Vi auguro un buon viaggio di ritorno: che Dio sia con voi".

Quello mosse a malapena le labbra e si girò verso gli altri uomini, invitandoli ad uscire dalla sala delle udienze per tornare finalmente a casa.

Il ragazzo diede loro le spalle solo quando quelli sparirono dietro la porta e il primo sguardo che incrociò fu quello di Crystal.

Filix: La Strega del ReWhere stories live. Discover now