XXVII - Ragione e istinto

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L'annuncio delle nozze imminenti fu accolto dalla corte esattamente come Crystal si aspettava: le quattro ragazze rimaste non si posero alcun tipo di problema a rivolgerle delle occhiatacce tali da farle temere per un istante che potessero incendiarla da capo a piedi, mentre Emanuele compiva dei notevoli sforzi per apparire il più naturale possibile; nonostante ciò, però, Crystal riusciva a scorgere l'ombra che gli calava sullo sguardo quando – involontariamente o meno – notava l'improvvisa confidenza con la quale Edoardo la trattava.

La regina Margherita partecipò alla colazione esclusivamente per il ritorno del figlio, ma colse al volo la prima occasione per ritirarsi nelle sue stanze e sparire di nuovo.

Il suo strano comportamento cominciò a incuriosire Crystal, nonostante fino a quel momento vi avesse prestato soltanto la minima e indispensabile attenzione: da quando aveva trovato il piccolo Giorgio sano e salvo, era restia a credere che sotto il suo atteggiamento non ci fosse qualcos'altro.

Del resto, Margherita non era altro che un piccolo puntino nella lista delle sue attuali preoccupazioni.

Edoardo non la perse di vista per quasi tutto il giorno, mandando all'aria ogni suo piano: Crystal, infatti, aveva deciso di gettare la prudenza al vento e aveva pensato fosse meglio avvertire Emanuele su quanto aveva scoperto; sperava che potesse occuparsene lui, mentre lei veniva rigirata fra le mani di Sua Maestà senza avere la possibilità di opporsi.

Il legittimo erede al trono era vivo ed era lecito che ottenesse la corona che gli spettava; Edoardo era soltanto un usurpatore ed era ora che anche il popolo lo venisse a sapere, in modo da ristabilire la giustizia e garantire una pace più stabile e duratura.

Ogni istante che avesse passato da sola era da considerarsi pressoché sacro, motivo per cui approfittò immediatamente del momento in cui la regina chiese ad Edoardo di parlare con lei in privato, aspettandosi – com'era anche giusto che fosse – delle spiegazioni e degli aggiornamenti riguardo la sua vita negli ultimi cinque mesi.

Edoardo, prima di lasciare Crystal, le prese il viso fra le mani e la baciò con il suo solito fare possessivo e arrogante, per poi dirle: "Siete solo mia, ricordatevelo".

Un groppo di lacrime le si formò alla gola quando udì quelle parole, ma non poteva perdere altro tempo: si precipitò verso la torre, sperando che Emanuele si trovasse nelle sue stanze; del resto, lei si sarebbe chiusa in camera se lui fosse stato promesso a qualcun'altra, così da avere la possibilità di sfogarsi nel migliore dei modi senza insospettire nessuno.

Pregava solo che anche il cavaliere avesse avuto lo stesso bisogno.

Abbassò la maniglia della porta credendo di trovarla aperta, ma il fatto che fosse chiusa a chiave – nonostante potesse sembrare a prima vista un vero e proprio inconveniente – ebbe il potere di tranquillizzarla all'istante.

Emanuele, perlomeno, era dentro la camera.

Crystal iniziò a chiamarlo sottovoce, sperando che riuscisse a sentirla.

Quando la porta si aprì, si sentì immediatamente più leggera: era come se ogni suo problema fosse sparito per magia alla sola vista del suo amato.

Emanuele rimase un po' interdetto nel trovarsela davanti, eppure impiegò pochissimo tempo per capire cosa stesse succedendo: la prese per un braccio e la tirò dentro la stanza, per poi richiudere la porta il più velocemente possibile.

"Cosa ci fai qui?", le chiese, guardandola con occhi sbarrati.

Ma non le diede neanche il tempo di rispondergli.

La strinse in un abbraccio fortissimo, come se non la vedesse da anni anziché da una manciata di ore, e la baciò con più passione del solito.

Vederla fra le braccia di un altro doveva essere stato semplicemente insopportabile, e del resto Crystal ricordava bene la sensazione che l'aveva colta alla sprovvista nell'istante in cui l'aveva sorpreso mentre guardava Cristina, durante la caccia.

Gli prese il viso fra le mani e ricambiò il bacio senza pensarci due volte, dimenticando quasi del tutto la vera ragione per cui aveva deciso di rischiare la vita ritornando dal suo cavaliere.

Le dita di Emanuele indugiavano sui suoi vestiti, combattuto fra l'istinto di spogliarla all'istante e l'impulso razionale di capire cosa fosse accaduto di tanto importante, e la sua indecisione bastò a riportare Crystal con i piedi per terra.

Si staccò da lui quel tanto che bastava per riuscire a respirare e riordinare le idee, mantenendo però gli occhi chiusi: se li avesse riaperti, con ogni probabilità non avrebbe resistito al suo sguardo tentatore e si sarebbe lasciata guidare di nuovo dal desiderio di ridurre al minimo le distanze fra i loro corpi.

"Devo dirti una cosa", ansimò, e le sembrò quasi che con quella frase stesse cercando di convincere se stessa a rimanere ancorata alla ragione.

Ma il respiro di Emanuele era troppo fresco e profumato per permetterle di riuscire nell'intento, perciò non si sorprese quando congiunse ancora una volta le labbra alle sue, in modo del tutto autonomo.

Per fortuna, però, il cavaliere era più abile di lei. Le posò le mani sulle spalle e la costrinse a guardarlo, e quel punto Crystal scoppiò a piangere.

Emanuele la abbracciò immediatamente, tentando di tranquillizzarla con dei lievi baci sui capelli. "Non ti preoccupare", le sussurrò. "Sono consapevole di averti detto che, una volta che lui ti avesse scelta, io non avrei potuto opporre resistenza. Ma non ho nessuna intenzione di restarmene con le mani in mano: troverò il modo di liberarti da lui, poi ce ne andremo insieme e tutta questa storia sarà solo acqua passata".

"Il piccolo Giorgio è ancora vivo", mormorò lei d'un fiato, consapevole che – se le lacrime avessero ricominciato a scendere – non sarebbe più stata capace di fermarsi.

Doveva approfittare di quell'istante di lucidità per dirgli tutto quello che aveva scoperto.

"Che cosa?", chiese Emanuele, sconvolto.

"È da mesi che lo sento piangere nel sonno e stanotte mi sono messa a cercarlo, per poi trovarlo nella nursery", spiegò brevemente.

Non appena Emanuele aprì la bocca per chiederle – quasi sicuramente – come avesse fatto a sentirlo, gli posò due dita sulle labbra e continuò: "Dorme in una botola nel pavimento ed è questo il motivo per cui nessun addetto alla servitù si è mai accorto della sua presenza. Fatto sta che, uscendo dalla nursery, sono capitata nel giardino posteriore al castello e ho intravisto una serva minuta e bruna che, pensando di essere sola, gettava nel lago dei sacchi contenenti i cadaveri delle sei ragazze che avevano lasciato il castello insieme ad Edoardo; tra queste, infatti, ho riconosciuto Maria".

Dirlo ad alta voce le permetteva di rendersi conto che tali avvenimenti erano successi davvero e che non erano stati solo frutto della sua immaginazione.

Emanuele, del resto, era rimasto senza parole.

"Le fanciulle sono del tutto dipendenti da Edoardo a causa di un infuso magico preparato appositamente dalla regina Margherita", riprese quindi Crystal, approfittando dell'assenza di domande. Si morse un labbro, preparandosi alla parte più difficile da confessare. "Io ne sono stata immune fin da subito".

"Perché?", domandò allora il cavaliere, aggrottando le sopracciglia.

Crystal accennò un sorriso triste, avente il solo scopo di tranquillizzarlo. "Perché anche io sono una strega".

Filix: La Strega del ReDonde viven las historias. Descúbrelo ahora