[diciotto]

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Erano passati quello che, ad Heater, sembrava troppo tempo, dal giorno in cui lei e Ian avevano chiuso. Nate faceva di tutto per strappare un sorriso alla sorella, o anche solo per riuscire a farla uscire dalla sua camera.

Il suono del campanello obbligò Heater, dopo una decina di minuti, ad alzarsi per andare ad aprire. Passò davanti allo specchio e l'idea di sistemarsi i capelli o coprire le enormi occhiaie che aveva le balenò nella mente, ma alla fine la pigrizia ebbe la meglio.

-Chi è?- urlò dall'interno. Non ottenne alcuna risposta, così aprì la porta.

-Emh ciao- balbettò al ragazzo che aveva di fronte. Ed in quel momento pensò che avrebbe davvero dovuto pettinarsi e coprire le sue occhiaie.

-Sono Luke- sorrise allungando la mano.

-Heater- rispose stringendogliela.

-Sono il migliore amico di Ian se te lo stai chiedendo- si grattò il collo imbarazzato.

-Si in effetti me lo stavo chiedendo- rispose seria.

-Che cosa vuoi?- domandò più scontrosa di quanto non avrebbe voluto fare.

-Devo ridarti questa- tirò fuori dallo zaino una felpa che Heater riconobbe all'istante.

-Cioè, Ian mi ha chiesto di ridartela- chiarì.

-Grazie.. Scusami, di solito non sono così stronza, posso offrirti qualcosa?- sorrise afferrandola e spostandosi in modo da farlo entrare.

-Si grazie, comunque non penso che tu sia una stronza- sorrise entrando.

-Meglio così- sorrise imbarazzata.

-Cosa posso offrirti?- chiese osservando il frigorifero mezzo vuoto.

-Solo acqua grazie- rispose Luke poggiandosi allo stipite della porta.

-Ecco qui- gli porse il bicchiere sedendosi poi in salotto.

Luke la osservava incuriosito, perchè era sempre stato bravo a capire le persone, e sapeva che Heater aveva qualcosa da chiedergli.

-Avanti, chiedi pure- sorrise sedendosi sulla poltrono di fronte a lei.

-Non capisco- rispose imbarazzata Heater.

-So che c'è qualcosa che vuoi chiedermi da quando hai aperto la porta, perciò fai pure- la incitò.

-Beh in effetti.. Lui come sta?- sussurrò spostando lo sguardo per terra.

-Fa finta di stare bene, ma io lo conosco e so che non è così- scrollò le spalle.

-Lo sarà, con la sua nuova famiglia intendo- rispose continuando a torturarsi le unghie.

-Anche tu lo sarai- la confortò poggiandole una mano sul ginocchio.

-Lo spero- sorrise colpita dalla gentilezza di quel ragazzo.

-Non so nemmeno perchè ne sto parlando con te, scusami- rise nervosamente la bionda.

-Beh, se avessi bisogno di qualcuno con cui parlare questo è il mio numero- scrisse il numero su un bigliettino per poi poggiarlo sul tavolino.

-Grazie- rispose prendendo il bigliettino.

-Ora devo proprio andare.- continuò avvicinandosi alla porta seguito da Heater.

-Ci vediamo- la salutò lasciandola confusa sulla soglia della porta.

Rimase ferma osservando la felpa, forse ancora scossa dalla gentilezza di quel ragazzo, che alla fine nemmeno conosceva.

'Anche tu lo sarai' quella frase l'aveva fatta riflettere, magari più del dovuto visto che non era altro che una semplice e stupida affermazione. Perchè Heater credeva fermamente che tutti, su questa terra, avrebbero trovato la propria persona, ma ciò che la spaventava era il pensiero di averla già trovata e, purtroppo, averla persa.

Erano strane le sensazione che si alternavano nella ragazza. Da quando aveva lasciato Ian ciò che prevaleva era una totale aptia che sembrava non riuscire più a scollarsi di dosso. Ma il pensiero di averlo perso, le provocava un vuoto nello stomaco, che si ritrovò a paragonare a quello delle montagne russe.

Le montagne russe su cui si trovava però, non facevano altro che sprofondare inesorabilmente, facendole provare sempre di più quel senso di vuoto che riusciva ad attanagliarle l'anima.

Il rumore della porta la riportò alla realtà.

-Ciao- le sorrise dolcemente Nate.

-Ei- sussurrò abbracciando il fratello.

-Come stai?- le chiese lasciandole un bacio fra i capelli come al suo solito.

E forse era malata, magari anche pazza, ma si ritrovò di nuovo a riflettere su quella domanda. Perchè Heater non aveva la minima idea di come stava, sinceramente da quando tutto aveva perso il suo significato, si chiedeva se realmente lei c'era, o se era tutta un'illusione.

-Io.. Scusami devo andare- scattò liberandosi dall'abbraccio del fratello e afferrando la sua felpa.

-Heater- si sentì chiamare, ma non si fermò, quella casa stava diventando troppo opprimente.

Corse fino a quando il fiato cominciò a mancarle, che credeva quasi di svenire, corse e pianse. Si rese poi conto, forse a causa del vento gelido, forse a causa del suo buonsenso che riaffiorava ,che non poteva sprecare la sua vita così.

Per quanto possa sembrare semplice una persona non puoi tiratela fuori quando ti entra nell'anima, ma Heater decise proprio in quel momento che ci avrebbe perlomeno provato, voleva snidare il ricordo di Ian, magari sostituire il suo viso con quello di una persona che potesse amarla davvero.

Stasera però andava così, una di quelle sere in cui tutto ciò che sentiva era la sua mancanza. Ma voleva smetterla di farsi del male, magari era questo ciò che la spinse a prendere il cellulare e comporre il numero.

-Sono al parco, puoi venire qui? Per favore-

Spazio autrice:
Quanto tempo che è passato! Vi giuro, non avevo idea di cosa scrivere, adesso ho pensato a questo sviluppo che.. scoprirete nel corso della storia!
Comunque, secondo voi chi ha chiamato Heater?
Scusate se il capitolo è tutto confuso, spero riusciate comunque a capirlo.
Come sempre commentate e votate se vi va❤️
Ps: non odiate il povero Luke :(
Un bacio xx💕

[Un cuore nero pece]Where stories live. Discover now