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«Eccoci qui» disse Piper come se spiegasse a un turista dove fosse la destinazione da lui richiesta. Si girò verso di lui, la preoccupazione in lei si notava evidentemente.

«Tranquilla» cercò di rassicurarla ma quella parola non fece effetto, decise allora di fare qualcosa per lei. Un abbraccio spontaneo, inaspettato e il cuore di Piper sussultò in quell'istante. Arrossì, prese un grosso respiro e uscì dalla macchina. Si rivolse verso un grande edificio grigio, salutò Francesco e andò verso la porta.

«Ehi!» le urlò, lei si girò e le fece cenno con i fogli del curriculum. Che testa! pensò, tornando all'auto. Le diede il documento e lei si avviò, stravolta però si controllò per bene se non le mancasse nulla. Francesco restò in auto, l'attesa fu molto più lunga di quanto si aspettasse. Prese il cellulare, rispose ai messaggi e cercò Diego. Mentre aspettava, controllò l'ultimo accesso di Paige. Aveva aggiornato il suo stato, l'ultimo risultava a quindici minuti prima. Voleva cercarla ma era combattuto, forse un semplice "ciao" o un saluto insieme a un semplice "come stai?". Perse più di cinque minuti. Mise il blocco e accese la radio, sbloccò lo schermo del cellulare e andò di nuovo nella chat di Paige. Era online pochi minuti prima.

Passarono ben trenta minuti prima che Piper tornasse, stava sorridendo. Entrò in auto e lo guardò, stette in silenzio finché scoppiò di allegria e disse che era assunta, Francesco ne rimase entusiasta. Lei gli diede un bacio sulla guancia e lo abbracciò, arrossirono insieme.

«Dobbiamo assolutamente festeggiare» propose, lei lo guardò di rimando e accettò la proposta. «Però prenderemo d'asporto e mangeremo in un bel posto. La giornata è meravigliosa!» disse sorridendo e accese il motore.

Francesco avvertì Diego che sarebbe rincasato a tarda sera. Notò che gli aveva risposto chiedendo dove diavolo fosse. Durante il tragitto e con il sottofondo del nuovo album delle Little Mix, Piper raccontò il colloquio e di come Mr. Rollin era stato gentile con lei fin da subito. Finita l'università, sarebbe andata a lavorare in ufficio e magari avrebbe trovato finalmente qualche scoop da portare al suo capo. Per il picnic decisero di comprare un'insalata di patate, presero un tè alla pesca e una coca-cola come bibite, mancava solo... «Che ne dici di prendere anche qualche dessert?» aggiunse Piper controllando il reparto dolci del supermarket. Presero due pezzi di torta Oreo. A spesa fatta, Piper gli chiese se fosse pronto a scoprire e conoscere il posto che aveva sempre amato fin da piccola. In quel momento a Francesco venne in mente il posto segreto di Paige e si sentì a disagio. Arrivarono fin dove l'auto potesse portarli, dovettero scendere e proseguire a piedi. Erano in una foresta, non molto lontana dal parco naturale. Tutto quel verde mise allegria ai due, il sole era alto in cielo e si stava alquanto bene. Gli alberi erano rivestiti da rami ben forti e da foglie verdi. Francesco vide dei denti di leone appena sbocciati vicino alla staccionata lungo la quale stavano camminando. Piper si fece seguire senza farsi perdere di vista. La gonna che indossava faceva risaltare il suo sedere, non sembravano darle fastidio quelle zeppe che aveva addosso. Si fermarono in una zona d'erba circondata da alberi. «Ci sta, più avanti, un bellissimo lago ma se vorrai ci potremo andare dopo aver cenato.» Acconsentì e appoggiò l'unico telo a disposizione che ci fosse per far sedere lei come farebbe un qualsiasi gentiluomo. Presero l'insalata di patate e si accorsero che mancavano le posate. La presero a ridere e dovettero arrangiarsi. Piper ne prese un po' con le dita e le fece avvicinare alle labbra di lui, delicatamente assaggiò l'insalata dalle sue dita. Piper lo prese in giro e si mise a ridere, lui ne risentì e la travolse facendole il solletico, in un batter d'occhio lei si trovò sopra di lui. La scena si trasformò in un completo disastro. Francesco le aggiustò il ciuffo che le era fuoriuscito dai suoi capelli raccolti. Lei prese con due dita il contenuto della vaschetta e lo imboccò sorridendo. Fece lo stesso lui, si sentirono come dei bambini di cinque anni. Lei ancora sopra di lui, vicini e così intimi. Per un momento, il pensiero per Paige era lontano ma ritornò come un boomerang di emozioni. «C'è ancora la torta... forse è meglio.» Lei si sentiva davvero in imbarazzo e si alzò da lui prendendo il dolce. Sbirciando nello zaino, notò che in effetti le forchette c'erano. Non voleva però rivelargli questa scoperta, voleva ancora poter essere imboccata da lui. Si sentiva una stronza, una bambina che volesse essere viziata sempre e comunque. Porse la vaschetta con la torta a lui e l'aprì riscontrando lo stesso problema per l'insalata di patate. La guardò come per dire "e adesso?" Lei si avvicinò a lui a gattoni ma Francesco la precedette per primo e le sporcò il naso di panna. Non si aspettava una cosa del genere ma ne era divertita, doveva comunque risolvere il problema che aveva commesso il suo migliore amico. Infatti, lui stava pensando se pulirla con un tovagliolo o leccarle il naso, sarebbe stato davvero strano. Era la sua migliore amica, non pensava che i migliori amici facessero ciò, o forse sì? Non sapeva che fare ma andò in Carpe diem finché poteva e lo fece. Una volta fatto, i due si guardarono dritto negli occhi, Piper aveva gli occhi lucidi ed era completamente persa negli occhi del ragazzo. Doveva far qualcosa, l'uragano Paige era tornato a tormentarlo. «Facciamo un gioco?» chiese tutto a un tratto. Lei lo guardò perplessa. «Adesso mi chiederai se vivrei o morirei per te?» si morse il labbro e annuì comunque. «Dipende. Chi arriva prima al lago avrà un premio che consiste in una scommessa che faremo in questo momento» la guardò divertito. «Se arrivi prima tu, ti farò i compiti per una settimana.» Lei lo guardò anch'ella divertita.

«E se vinci tu...?» gli chiese alzandosi. Le rispose che per scoprirlo doveva prima perdere, ma non lei non voleva affatto perdere, alla fine come da previsione vinse lei. Francesco era nella merda più totale, però aveva promesso. E cosa si fa per amici se non questo? Lei saltava dalla gioia, il sole stava per calare e non sarebbe stato male vedere il tramonto con lei. Camminarono al ritorno, presero il telo la tovaglia e il resto della cena e ripercorsero il tragitto iniziale. Non si accorsero che senza volerlo si tenevano per mano. Forse solo gli spiriti degli alberi poterono vederli così bene insieme, forse anche gli animali che vivevano in quel bosco avevano capito quanto lei fosse cotta del suo migliore amico. Arrivarono quasi dove avevano lasciato l'auto. Francesco cominciò a balbettare qualcosa a bassa voce. Incuriosita, chiese cosa stesse borbottando e lui senza controbattere recitò ridendo ciò che stava dicendo. «Puoi anche lasciarmi senza fiato ma io non morirò» non riuscì ancora a capire cosa volessero dire quelle parole, le rivelò che aveva paura di perderla. Lei arrossì di colpo, nel buio che stava calando nella foresta il suo rossore sembrava illuminare il passaggio. Lei lo fissò e stavolta sembrò lei la matta e recitò qualcosa a lui che però potesse sentire chiaramente ed entrarci dentro. «Ascoltami, tu puoi farmi pure naufragare, ma non dimenticare che sarei disposta a perdermi e sparire a patto che tu ci sia sempre.»

Arrivarono all'auto, non smisero di guardarsi. Come ipnotizzati dalla stessa arma, un'arma che forse nemmeno loro sapevano di possedere. Francesco le sorrise. «Sarà meglio andare» e lei ricambiò il sorriso e annuì entrando in macchina. Piper sorrideva tutto il tempo, non ci fu conversazione ma solo un lungo silenzio rotto dal passaggio e dal rumore delle auto.

Quando arrivarono al campus e uscirono dalla vettura, si abbracciarono. Un abbraccio lungo, sentirono i loro cuori che si univano in un battito coordinato. Si guardarono un'ultima volta e con sorriso andarono ai rispettivi appartamenti. Piper non smise di girarsi a guardarlo, le piaceva guardare il fondoschiena dei ragazzi ma era la prima volta che lo stava guardando a lui. Francesco andò in stanza, la trovò buia, le luci erano ancora spente e pensò che Diego non fosse ancora arrivato ma lo vide seduto nel divano a fissarlo. Il divano era rivolto verso la porta e Francesco ne era certo, quando uscì di pomeriggio il divano non era impostato in quel modo. Riuscì comunque a vedere quel poco e il suo sarcasmo arrivò alle stelle.

«Hai per caso fatto le corna all'elettricista?» sperava che il suo coinquilino contraccambiasse ma non avvenne. Si sedette accanto a lui e gli chiese cosa fosse successo. Rispose dopo un minuto, come se voleva capire per bene la domanda fatta dal coinquilino. «Non è semplice dirti una cosa del genere» gli sussurrò. Quella suspense lo fece morire, l'ansia aveva occupato tutta la stanza. «Diego, ti prego, non siamo in una cazzo di serie TV» cominciava a spazientirsi e finalmente sputò il rospo. Gli disse che un suo amico tassista gli aveva riferito di un terribile incidente. Francesco pensò a cosa gliene potesse fregare, ogni giorno avvengono incidenti in continuazione. L'essere umano è sempre stato l'unico a poter degradare e uccidersi da solo. «Questo tizio che hanno investito è...» Diego però non continuò del tutto la frase, come se non potesse fregare nulla a Francesco. Ma guardò dritto negli occhi il ragazzo e sapeva che forse ne valeva la pena fidarsi di lui. «Hanno investito un mio carissimo amico» disse in un colpo solo. Francesco si sentì una merda, gli mise il braccio intorno al collo e cercò di consolarlo. L'amico di Diego non si salvò, morì sul colpo ma fu promesso dai poliziotti di Beverly Hills che avrebbero trovato il malvivente prima che potesse mangiare il tacchino. Per quanto riguarda l'amico di Diego, fu trovato morto, tramortito da velocità massima non consentita in una strada di periferia. Da quanto i poliziotti e i vigili riferirono, furono trovati pezzetti del corpo del suo amico sparsi un bel po' distante dall'incidente. A riconoscere il corpo fu il ragazzo di Fernando, così si chiamava, e sapeva che lo avrebbe ricordato come un ragazzo vivace, divertente e con un grande senso dell'umorismo. Diego pianse sulle spalle di Francesco, lo fece sfogare per bene finché poi gli portò una birra agghiacciata per farlo riprendere.

«Domani c'è la festa di Brooklyn» gli disse, ma Diego lo fissò con gli occhi ancora rossi dal pianto. Sarebbero andati comunque, doveva comunque andare avanti e anche Fernando pensava volesse questo. Ne era certo. Si coricarono, Francesco accese il suo mp3 e cercò di pensare ad altro, prima di rilassarsi del tutto si alzò per controllare Diego che alla fine vide dormire sonni tranquilli.

Tornò nella sua stanza e si coricò, assopì sulle note dei Red Hot Chili Peppers.

Passion Cursed Où les histoires vivent. Découvrez maintenant