#2 libro della trilogia Nashell||
"Le cose normali sono belle, ma la troppa normalità e l'abitudine rischiano di avvolgere il mondo nell'indifferenza."
Non avrebbe mai immaginato che la sua vita, per quanto meravigliosa e monotona, sarebbe stata mes...
Un odore di menta mi irradia le narici. Ispiro con forza e mi avvicino alla fonte.
Spalanco gli occhi.
Non sono nella mia stanza! La mia camera non profuma in questo modo. È tutto buio e non riesco a vedere niente. Sono comodamente sdraiata su un soffice e setoso letto. È molto più comodo del mio, ma non mi dispiace. Trascino la mano per l'intero letto e scopro che non sono sola. Lentamente mi alzo e scosto via la coperta. Devo sapere chi è. Faccio il giro e mi accovaccio dall'altra parte della branda. Spalanco gli occhi e contemporaneamente faccio un sospiro di sollievo. Sono turbata dal fatto che mi trovo in camera di Matt e per di più nel suo letto accanto a lui, ma sono contenta che sia lui e non qualcun'altro. Come se sentisse la mia presenza apre gli occhi.
<Prima che tu dica qualcosa. Ti ho trovata fuori la porta accovacciata e non volevo svegliarti.> -parla con voce assonnata.
<Non dovevi farlo.> -non riesco a capire quale emozione mi abbia fatta usare questo tono attento.
<E' notte fonda. Puoi per favore ritornare a dormire?> -chiede come se nulla fosse.
Probabilmente non si è reso conto che sta parlando con colei che lo ha appiattito al muro. Ma ho davvero sonno e con tutto questo buio non riuscirei a trovare una strada giusta. Mi ritroverei a vagare per il castello.
Continuo a fissarlo e per un breve istante scaccio via quella rabbia e delusione trasformandola in qualcosa simile all'ammirazione e al cordoglio. Dormire accanto a qualcuno è piacevole,rassicurante. Ma dormire accanto a lui mi fa sentire così impostata.
Quando mi sveglio il sole è accecante. La luce illumina la stanza, anche se di poco. Vorrei alzarmi e sgattaiolare via ma qualcosa me lo impedisce. Il suo braccio mi circonda e la sua testa è contro la mia schiena. Ho paura di svegliarlo, ma fa da sè. Il respiro si fa pesante ma non accenna a muoversi. Mi stringe più forte a sè e mugulo sotto la sua presa. Matt ritrae la mano piatta sull'addome e si scosta velocemente. Mi giro dall'altro lato e lo guardo. Perché devo affezzionarmi alle persone così facilmente? Mi ci lego senza pensarci. Condivido pensieri, emozioni, rabbia e alla fine devo finire sempre per essere ferita. A volte preferisco allontanarmi e allontanare tutti da me proprio perché ho paura di soffrire, ma puntualmente finisco nel baratro.
<Avrei dovuto dirti grazie per avermi portata qui.> -dico.
Matt continua a fissarmi senza sfida.
<E io mi sarei dovuto opporre.> -ripensa all'accordo fatto per usarmi.
Annuisco mentalmente. Forse non è completamente stronzo, ma è quello che mi mostra.
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Sono sdraiata sul letto fissando il soffitto quando sussulto dallo spavento. Qualcuno bussa alla mia porta. Se non rispondo sicuramente rinunceranno a cercarmi, ma non è questo il caso.