capitolo 26

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Ho lo stomaco sottosopra , mentre mi obbligo a mantenere un passo moderato.

Ogni secondo che passa la rabbia aumenta.

Lui non può avere il mio stesso sangue , non può essere.

Sapere che un uomo come lui è mio fratello... oddio!

Mi tiro i capelli con le mani.

Lo faccio troppo spesso.

Devo sfogarmi, non solo per soddisfare questo mio infrenabile bisogno, ma perché è giusto farlo.

Prendo il sentiero dietro il giardino, e dopo averlo percorso tutto mi perdo nel bosco mentre i raggi del sole giocano tra le braccia degli alberi.

Sono consapevole della bellezza che mi circonda ma non riesco a goderne pienamente.

Sferro il primo pugno con tutta la forza che riesco a mettere insieme.

La pelle sulle nocche si incide, ma non è abbastanza.

Ne sferro un'altra ma qualcosa scatena una scintilla.

Tiro un'altro colpo, e un altro, lasciando che il povero albero si rovini ma procurandomi un danno minimo alla mia mano.

La osservo.

Si sono aperte delle lacerazioni e del sangue cola.

Genero una grossa palla di fuoco e la lancio sullo stesso albero immaginandomi che esso sia Geleya.

Mi ha privato di memoria, amore, infanzia e di un fratello.

Ha sconvolto un'intera famiglia per il nome "dell'amore."

Ha portato i miei genitori a intraprendere chissà quale missione è io dovrei essere il male peggiore!

Continuo a colpirlo energicamente.

Cosa mi sta succedendo?

Continuo ad urlare, urlare con tutta la voce in gola nel tentativo di liberarmi.

Ma l'unica cosa in grado di fermarmi sono le lacrime.

Inizio a piangere, perché non so cos'altro fare.

Mi trascino verso il basso e mi copro il volto con le mie stesse mani insanguinate.

Vorrei che sia solo un terribile sogno.

Henry non può essere mio fratello.

È arrogante, malvagio e spietato.

《Non è mio fratello.》Mi ripeto ad alta voce autoconvincendomi del sbagliato.

《Vorrei che fosse vero.》qualcuno mi parla alle spalle.

Mi costringo a voltarmi.

Henry mi sta guardando con gli occhi pieni di tante cose.

《Devi andare via da qui. 》mormora.

Passo lo sguardo da lui alle mi spalle.

Gli alberi che poco fa colpivo sono stati bruciati e altri rischiano di fare la sua stessa fine.

Come ho fatto a non accoggermi dell'incendio che io stessa ho scatenato?

Lo estinguo con un movimento del polso e di un pensiero fisso.

Lo vedo allontanarsi in silenzio.

《Cosa ci fai qui?》gli domando.

《Per il tuo stesso motivo.》Risponde secco.

Rimaniamo a guardarci, anche se non è d'aiuto, ma siamo talmente scossi e sorpresi che non sappiamo cos'altro fare.

Anche lui non ci crede , lo leggo nel tremore delle sue labbra.

Nashell: La Rinascita (#2)Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt