capitolo 24

685 52 0
                                    

Sbagliamo tutti.

Accade, a volte molto spesso.

Ma non possiamo farne una colpa.

Capita di sbagliare risposta, strada, decisione. Cerchiamo sempre di fare le cose nel modo giusto perché nessuno vuole sbagliare .

Ma a grazie agli errori che impariamo a non farne piu.

O meglio, in teoria.

Cammino senza fretta e osservo la miridiade di fiori ai bordi del sentiero.

Ci sono campanule, ginestre, margherite e altri fiori di cui sono ignara del loro nome.

Decido di cambiare strada e intraprendere un audace esplorazione nella prigionia del castello.

Faccio attenzione a non farmi vedere.

Scruto con attenzione le scale sperando che siano libere.

E così è.

Inizio a scendere furtivamente.

Due uomini sbucano dal fondo del corridoio.

Sento un grido di terrore risalirmi in gola.

Mi nascondo con molta cura sull'argine destro delle scale. Mi vedranno.

Ma se tornassi indietro mi renderei ridicola, andare oltre invece sarebbe una mossa ardua e pericolosa.

Rifletto e respiro affannosamente.

Dopo essere sicura di non essere intravista, riprendo a camminare e pochi secondi dopo mi ritrovo davanti al mio bersaglio.

Una porta di legno, massiccia, all'antica.

La porta è chiusa da un grosso catenaccio e da una piccola serratura.

Dalla mia ultima visita non sono riuscita a farmi dire molto.

Spero che questa sia diversa.

Faccio scattare la serratura e solo dopo aver aperto il catenaccio, mi faccio spazio per entrare.

In fondo l'uso della magia ha il suo frutto.

La stanza è di per sé buia, forse dovuta alle pareti scure.

Solo da una piccola finestra, posta in alto, filtra della luce.

《A cosa è dovuta questo incontro? L'ultima volta sono stata costretta dal tuo caro ragazzo a farvi da tramite, oggi cosa dovrò fare. Riportarlo in vita? So che è dovuto partire.》

Rimango a fissarla in cagnesco.

Il tono cui mi si è rivolta è stato di pura arroganza.

Poi però conto fino a dieci e tengo a bada l'istinto.

《Sono qui perché voglio parlarti.》

《Ti ho già detto il motivo per cui vi ho attaccati. 》

Continua a parlarmi in un modo che proprio non riesco a tollerare.

《Non sono qui per aggredirti. Ho bisogno di sapere la verità. 》

Si mette seduta e mi scruta con attenzione.

Distolgo lo sguardo.

Passa un dito sopra il piccolo taglio, da me procurateselo.

《La verità renderà folli.》

《Correró il rischio.》

Mi lancia uno sguardo di sfida.

《Quanto i tuoi genitori ti hanno detto?》

《Quanto tu mi dirai?》

Controbbatto.

《Dipende cosa avrò in cambio.》

Certo che doveva andare così!

Dovevo immaginarlo.

《Non posso darti la libertà. 》

《Mi credi colpevole di qualcosa?》

《Stavi per uccidere un'innocente per nessun motivo. 》Inizio a riscaldarmi.

《Nessun motivo? Tu non sai cosa significa doverti vedere felice, rispettata; mentre io sono qui a soffrire per colpa tua!》

《Tu soffri perché lo hai deciso tu. La morte dei miei genitori non è dovuta a causa mia.》

《Vuoi sapere la verità? Allora ti conviene sederti e ascoltarmi.》

Sputa.

In un attimo passo dalla serenità, alla rabbia e infine allo stupore.

《Quando eri sono una piccola bambina, i tuoi genitori sono venuti alla mia porta raccontandomi dei tuoi poteri e cosa eri in grado di fare.

Eravamo stupefatti, io di più. Non avevo mai incontrato una persona , specialmente una bimba di 3 anni saper controllare vari elementi. Eri inspiegabilmente potente.》

Continuo ad ascoltarla e lentamente scivolo giù sul pavimento incrociando le gambe.

《Fu allora che capì che eri tu la Prescelta. Ma non bastava quello, avevi anche il dono della visione. 》

Ride amaramente.

《Visione?》

《Predire il futuro.》

Cosa?

Sgrano gli occhi impaurita. Non era dovuto al mio legame con l'albero.

《Più passavamo del tempo insieme più capivo che in te c'era qualcosa di strano. 》

《Cosa vuoi dire?》

《Iniziasti a disegnare cose strane: alberi, corpi morti e infine occhi neri.》

《Io avevo visto tutto questo?》

《E anche qualcosa di spiacevole, almeno per te.》

Mi mordo la lingua.

Ormai inizio ad averne abbastanza di questo irritante tono.

《Continua.》

《Ero molto preoccupata. Non desideravo che arrivasse quel momento, ma adesso non vedo l'ora che arrivi.》

Di quale momento parla?

《Non ti dirò mai di cosa tratta, rovinerebbe la sorpresa.》

Inizia a ridere di gusto spiazzandomi.

Rimango impassibile.

《Parlami di mio padre.》

《Non penso che ci sia altro da raggiungere. Ci amavano. 》

《Allora dimmi il motivo per cui non ricordo niente della mia infanzia.》

《I tuoi genitori volevano a tutti costi impedirti di utilizzare la magia e di conseguenza rivelarti i doni ricevuti alla nascita. Così pensammo di cancellarti la memoria, ma ovviamente tu eri troppo potente e non rendevi facile le cose.》

《E mio fratello? Cosa sai di lui?》

《Oh il piccolo Henry... Era un bambino così docile. Lo sai che assomigliava tanto a tuo padre? Me lo ricordava, in alcuni occasioni.》

《Che fine ha fatto?》domando frettolosamente.

Scrolla le spalle.

《Cosa gli hai fatto?》 Urlo.

Il suo sguardo vacilla.

Lo seguo.

Cosa diamine ci fa lui qui?

《Questo incontro ha decisamente preso un'altra direzione.》mormora

Nashell: La Rinascita (#2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora