I ragazzini non dovrebbero fare le prediche agli adulti

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Un forte ed improvviso scossone strappò dal suo sonno il ragazzo dai soffici capelli bianchi. La carrozza procedeva spedita sulla accidentata strada di terra battuta. Dalle sottili tende di seta viola filtravano gli ultimi raggi del sole, che tramontando sembrava incendiare il cielo e i profili delle montagne che stavano attraversando.

"Ben svegliato, Zen Tenka."

Il ragazzo si mise a sedere e si strofinò gli occhi azzurri con il dorso della mano, di fronte a lui la sua guardia del corpo gli sorrideva gentilmente.

"Mitsuhide"biascicò Zen con ancora la voce impastata dal sonno. "Quanto ho dormito?"

"Parecchio"rispose l'altro indicando il cielo che ormai aveva iniziato ad imbrunirsi. "Parlavi nel sonno. Dicevi qualcosa riguardo a due anelli ed a un suocero con un'ascia. Eri davvero carino."

Il secondo principe di Clarines arrossì fino alla punta dei capelli "Fatti gli affari tuoi!" urlò rivolto alla guarda che prontamente scoppiò a ridere.

"Sei rosso come i capelli di una certa signorina" commentò Mitsuhide incrociando le braccia al petto, senza smettere di sfoggiare un'espressione divertita.

Zen distolse lo sguardo, era vero: aveva fatto un sogno, una specie di visione premonitrice di quello che temeva sarebbe accaduto nelle prossime ore e per sua sfortuna esso finiva nel peggiore dei modi.

Infilò la mano nella tasca dell'abito e ne estrasse un fazzoletto di pizzo bianco. Era caduto a Shirayuki dopo quella sera al giardino botanico,quando entrambi si erano ripetuti quanto si amassero. Lo aveva raccolto e il primo istinto era stato quello di restituirlo, come ogni gentiluomo dovrebbe fare. Ma poi aveva pensato che gli sarebbe piaciuto avere qualcosa di lei sempre con sè, così aveva chiesto di poterlo tenere. Lo aiutava a sentirla più vicina.

Lo avvicinò al viso e inspirò a fondo, sapeva di lavanda e mele, sapeva di Shirayuki. Passava così tanto tempo tra le sue adorate piante da averne ormai assimilato l'odore; eppure non gli dispiaceva. Era un profumo dolce e delicato, proprio come lei. I suoi occhi verdi brillavano di una luce ancora più luminosa quando gli parlava del suo lavoro, facendogli il resoconto della giornata e lui sarebbe rimasto ad ascoltarla per ore, nonostante non capisse molto di piante ed erboristeria. Ma vederla felice era la cosa più importante e aveva promesso a se stesso che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere perché quello splendido sorriso non abbandonasse mai il suo viso. Era pronto a tutto per lei e sperava che ciò che aveva in mente di fare fosse abbastanza per dimostrarle che ormai tutto di lui le apparteneva e che era pronto a fare l'ultimo passo, quello decisivo.

Poteva già immaginarla tutta rossa in viso, gli occhi spalancati e increduli mentre lui le offriva il suo cuore e un'intera vita da passare insieme. La sua risposta però era un'incognita: non riusciva ad immaginare quale sarebbe stata la sua reazione. Se non avesse accettato? Se non fosse ancora pronta e lui stesse commettendo un errore affrettando i tempi?

Il panico cominciò a farsi largo dentro di lui mentre tutti gli scenari possibili si presentavano davanti ai suoi occhi, facendolo impallidire così tanto che il colore della sua pelle si avvicinò pericolosamente a quello dei suoi capelli. La mano che ancora stringeva il fazzoletto lasciò la presa mentre l'altra passava rapida tra le ciocche candide, arruffandosi ancora di più mentre il respiro si faceva sempre più affannoso.

"Zen?"

Mitsuhide,che si era chinato a raccogliere il fazzoletto aveva notato il cambiamento del suo principe e allarmatosi ordinò subito al cocchiere di fermare la carrozza.

Appena questa si fermò Zen si catapultò fuori dall'abitacolo, prendendo un grande respiro per tentare di calmarsi.

"Zen Tenka, tutto ok?" chiese Mitsuhide sempre più preoccupato mentre osservava Zen fare avanti indietro di fronte a lui ininterrottamente borbottando qualcosa a bassa voce che però non riuscì a cogliere.

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