Moments #4

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Benvenuto Ichiro

La luna era ormai sorta da ore e con la sua pallida luce illuminava il cielo di un intenso blu cobalto, punteggiato da miriadi di piccole stelle luminose.

Tutto taceva nel palazzo reale del regno di Clarines, i cui abitanti erano immersi in un sonno profondo, tutti tranne uno.

Nelle stanze reali nell'ala est del palazzo, una giovane donna osservava pensierosa la luna che splendeva alta nel cielo, persa in pensieri che avevano turbato il suo già agitato sonno.

Dopo essersi rigirata per ore tra le morbida lenzuola felpate, data la stagione invernale che si stava avvicinando, avendo cura di non svegliare il marito che dormiva beatamente al suo fianco, si era alzata e si era avvicinata lentamente alle grandi vetrate trasparenti che si affacciavano sugli splendidi giardini reali, illuminati dalla fioca luce del grande astro notturno che conferiva loro un'atmosfera quasi spettrale.

Con un sospiro stanco si appoggiò alla finestra, passando distrattamente una mano sulle morbide curve che ormai da qualche mese le avevano addolcito le forme, soffermandosi soprattutto a sfiorare in una dolce carezza il rigonfiamento che spuntava leggero da sotto la camicia da notte che indossava e che quasi le impediva di vedersi le punte dei piedi, tanto era enorme e ingombrante, almeno a parer suo. Inoltre si sentiva sempre più stanca e affaticata, talvolta le sembrava quasi di essere un peso, nonostante Zen la rassicurasse tutte le volte,confortandola e standole vicino il più possibile.

Quella gravidanza era stata un'enorme sorpresa, per entrambi, eppure non sarebbe tornata indietro per nulla al mondo: aveva una vita felice, e l'arrivo di qualcuno in più avrebbe reso il tutto ancora più gioioso.

Sorrise nel ricordare quella volta in cui aveva comunicato al marito che sarebbe diventato padre: Zen era sbiancato, paralizzandosi all'istante e diventando quasi del colore dei suoi capelli, svenendo subito dopo ("È stato per la gioia" avrebbe precisato dopo essersi ripreso poco più tardi, offeso dalle risatine di Kiki e Mitshuide che avevano assistito alla scena, mentre Obi si rotolava per terra dal ridere, con le lacrime agli occhi 'Peccato che mi sia perso la scena' aveva poi ridacchiato, fulminato subito da un'occhiataccia di Zen, che aveva fatto scatenare una risata generale, che aveva sollevato l'atmosfera).

In tutti quei mesi si era preso cura di lei nel più amorevole dei modi,non facendole mancare nulla, senza lasciarla mai sola e diventando leggermente ossessivo, tanto da chiedere aiuto a Mitshuide per allontanarlo e farlo svagare un po' con qualche allenamento prima che impazzisse del tutto, anzi per quello erano già sufficienti le sue paranoie.

All'inizio si era spaventata: come poteva lei, che non aveva nemmeno mai avuto una madre, riuscire ad esserlo a sua volta?

Il terrore e il panico si erano impossessati di lei, ma Zen, che forse la conosceva meglio di quanto lei conoscesse se stessa, l'aveva rassicurata: "Amore mio, qualsiasi cosa succeda, ti prometto che io starò sempre al tuo fianco, e sono sicuro che sarai una splendida madre, la migliore del mondo" le aveva detto carezzandole delicatamente una guancia, facendo dissolvere all'istante tutte le sue paure e preoccupazioni come nebbia al sole.

Zen invece era pazzo di gioia: infatti tutte le sere, prima di andare a dormire, si stendeva sul letto e parlava al figlio per ore,estasiato, riempiendole la pancia di baci e continue carezze e coccole, e sorrideva felice quando avvertiva sotto il tocco della sua mano la forma di un piedino o una manina.

Ormai mancava poco al termine, si sentiva un po' nervosa ma cercava di mascherare il tutto sotto una maschera di apparente calma e tranquillità, concentrandosi solo sul suo bambino e sul pensiero che tra qualche settimana lo avrebbero tenuto tra le braccia. Solo ora si rendeva conto di quanto amasse quella creaturina che portava in grembo, avrebbe affrontato il mondo intero per lui, senza alcun timore o esitazione.

Remember meWhere stories live. Discover now