Moments #6

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Dodici anni dopo, a Clarines

Era una calda giornata di sole e la quiete del palazzo reale era rotta solo dal ritmico fragore di spade che si scontravano: "Tieni la guardia alta Takumi!" "Abbassa il gomito e bilancia meglio il peso, Ichiro!". I due giovani che si fronteggiavano nel piazzale assolato si sfidarono con lo sguardo, sudati e ansimanti, stressati dall'intero pomeriggio passato ad allenarsi, ma entrambi decisi a non deludere i propri padri, che in disparte li osservavano correggendo ogni tanto la postura o l'impugnatura.

I due spadaccini si eguagliavano in forza e agilità,nonostante ciò bastò un solo istante di distrazione da parte del più piccolo perché l'altro, con un abile movimento del polso, lo disarmasse con estrema maestria. La spada volò lontano ed atterrò nella polvere con un rumore fragoroso.

Il volto del principe si aprì in un sorriso orgoglioso verso il figlio, che si voltò nella sua direzione in cerca di approvazione, sorridendo nel vedere l'espressione compiaciuta di Zen.

Nel frattempo il giovane rivale si dirigeva verso la propria spada, il capo chino per nascondere il rossore che gli imporporava le gote, mentre le lacrime facevano capolino ai lati dei suoi occhi castani.

Inspirò rumorosamente col naso, non osando alzare il viso. Aveva timore di scorgere la delusione sul volto del padre: lui era il suo eroe, non avrebbe mai voluto dargli un dispiacere. Si decise a sollevare lo sguardo solamente quando sentì la presenza di una mano forte e rassicurante sulla sua spalla: "Sono fiero di te" gli sussurrò Mitshuide all'orecchio prima di scompigliarli con affetto i capelli biondi:"Su, vai a congratularti con Ichiro" "Si papà" rispose questo tornando sui suoi passi. Mentre i ragazzi si scambiavano una stretta di mano e qualche consiglio su come migliorarsi, Zen si avvicinò a Mitshuide: "Ichiro è diventato bravo con la spada"si complimentò la guardia. Zen gonfiò il petto orgoglioso "Grazie, ha preso tutto dal padre". La guardia alzò gli occhi al cielo e gli mollò uno scappellotto dietro la testa: "Smettila di fare il pallone gonfiato, tanto sappiamo entrambi che è stato tutto merito di mia moglie" sentenziò tutto orgoglioso.

"Etciù" esclamò la bionda "Salute cara" rispose Shirayuki sorridendo, tornando poi a dedicarsi alle sue amate piante: "Sento come se qualcuno stesse parlando di me" disse continuando a cullare il piccolo fagottino che teneva tra le braccia; questi emise un piccolo vagito, aprendo lentamente due occhioni color lavanda ed esibendo un sorriso sdentato.

"Qualcuno qui ha bisogno di attenzioni" disse Shirayuki "Reclama sempre le mie cure, come suo padre. A volte non so chi dei due sia più bambino, tra lui e Mitshuide" "Non me ne parlare, a volte non so se sgridare Zen o Ichiro per le bravate che combinano insieme" "Per fortuna che Takumi è un bravo fratello maggiore" disse con un lieve sorriso riportando lo sguardo sul bimbo che teneva tra le braccia che, quasi come se fosse stato chiamato, agitò una manina e si aggrappò al colletto della madre.

Shirayuki li guardò intenerita, lo sguardo pieno di nostalgia "Mi ricordo quando Sakura era piccola, che gioia tenerla tra le braccia! Dopo Ichiro non pensavo che avrei avuto l'occasione di diventare madre così presto""Devo confessarti che quando ho scoperto di aspettare Takumi ero molto spaventata, non credevo di essere all'altezza, crescere un figlio è un'impresa più grande di qualsiasi duello che io abbia affrontato nella mia vita"

"Ma io sapevo che saresti diventata un'ottima madre" si intromise una terza voce. Mitshuide cinse con un braccio la vita della moglie, sporgendosi per dare un leggero bacio sulla fronte del figlio.

"Com'è andato l'allenamento?" chiese Shirayuki mentre anche Zen la raggiungeva "Non me ne parlare, hanno deciso di allenarsi ancora un po', ma noi siamo vecchi per queste cose ormai" "Parla per te Zen" disse Mitshuide indispettito "Ma se sono più piccolo di te!" rispose atono Zen, mettendo il broncio. Shirayuki guardò Kiki, esasperata:"Che ti dicevo? Peggio di un bambino" disse alzando gli occhi al cielo mentre tutti scoppiarono in una allegra risata.

Remember meWhere stories live. Discover now